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Fondazione Mediterraneo - La stampa IL DENARO
10 dicembre 2003


Racconti di storie del Mediterraneo

Johanne è esile, due occhi enormi di fronte ai quali è impossibile parlare. Per fortuna parla lei. Racconta la storia di Manuel, protagonista della sua sceneggiatura, un uomo alla ricerca di se stesso sui sentieri che conducono a Santiago di Compostela. Brenda è libanese, mi confida che la sua lingua materna è l’armeno, ma viaggia con un passaporto greco. Hafid è algerino, ma la sua storia si perde nei pezzi del mosaico che compongono le culture mediterranee. In tutto sono dodici, sono sceneggiatori e ognuno ha una storia da raccontare. Sono stati selezionati dalla Fondazione Laboratorio Mediterraneo per partecipare ad un nuovo corso di alta formazione alla scrittura di sceneggiature, nell´ambito del programma Euromed Audivisuel cofinanziato dalla Commissione Europea: resteranno a Napoli presso la sede della Maison de la Méditerranée — che li accoglie — fino al 14 dicembre. Dopo i primi tre seminari svoltisi nel 2002 e 2003, il programma di alta formazione “Aristotele” prevede altri tre seminari di 6 giorni ognuno in tre città del bacino mediterraneo: Napoli (7-14 dicembre 2003) Beirut (marzo 2004) e Casablanca (luglio 2004). Tra i seminari i due tutori, Isabelle Fauvel e Gilles Cahoreau, seguiranno il lavoro di scrittura degli sceneggiatori. L´obiettivo è quello di sviluppare le sceneggiature per arrivare ad uno stadio sufficientemente avanzato da poter entrare in produzione. Il titolo del programma di formazione, Aristotele, non è casuale. “Nulla è essenziale all’uomo, fuorché le storie” diceva il filosofo greco. Sono storie di identità e l’identità è ciò che ci permette di riconoscere i nostri simili, coloro che parlano, e che agiscono come noi. L’identità è anche ciò che permette di distinguerci da chi non ci assomiglia, ci consente di sapere sempre chi siamo attraverso il confronto o il contrasto. Possiamo odiare solo coloro che non si conoscono; e attraverso queste storie narrate da 12 sceneggiatori, attraverso il cinema che ne proietterà le immagini sullo schermo, i popoli del Mediterraneo impareranno a conoscersi. Ascoltare queste storie ci permette di non morire. Sono minacciati di morte non solo i deboli, gli affamati, le vittime del prodigioso squilibrio mondiale; sono minacciati di morte coloro che hanno perduto l’indispensabile virtù dello scambio, della comprensione dell’altro. Dimenticati e persi nell’oblio di sé stessi. Ogni identità, ogni umano sapere deve essere custodito come una rarità. Non solo per la sua bellezza ma per il suo bagliore che proietta sugli altri.

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