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Poesia per Sarajevo E’ adesso che sarebbe necessaria la rivoluzione, ma freddi sono coloro che allora ardevano. Mentre un paese violato e assassinato implora il soccorso dell’Europa in cui credeva, loro sbadigliano. Mentre i loro uomini di stato scelgono l’infamia, nessuno che alzi la voce per chiamarla col suo nome. Menzogna, la rivolta d’una gioventù avida di rifare a nuovo la terra, e quella generazione pronuncia adesso la sua propria condanna. Accogliendo nell’indifferenza il grido dei morenti, perché sono barbari e incolti, si sgozzano tra loro. E la vita dei sazi è più preziosa della vita degli affamati. Adesso è rivelato: la loro Europa dall’inizio non fu che impostura. Il nulla è la sua fede, il nulla il suo fondamento. Il nulla, ripetevano i profeti, non può generare che il nulla, e ancora una volta saranno condotti come bestie al macello. Che tremino e comprendano, nell’ultimo istante: la parola Sarajevo significherà da ora l’annientamento dei loro figli, la sozzura delle loro figlie. Questo preparano, e si rassicurano – “Noi, almeno, siamo al riparo” – mentre cresce dentro di essi, ciò che li abbatterà. Czeslaw Milosz (Premio Nobel per la letteratura) Torna indietro |
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