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L´introduzione di Michele Capasso

La XIV edizione del Triestefilmfestival coincide con un momento storico importante per l’Europa e per il Mediterraneo.

L’allargamento dell’Unione Europea verso Est - includendo Paesi dell’Europa Centro-Orientale presenti nelle passate edizioni del festival - avvicina l’Europa stessa all’Asia centrale ponendo, come scelta naturale, l’esigenza di allargare il raggio di interesse e d’azione alla produzione cinematografica di quei Paesi. Appare quindi coerente e significativa la scelta di Alpe Adria Cinema di dedicare uno sguardo sul cinema dell’Asia centrale.

«Quale Europa sarà la Nuova Europa?». Questa domanda l’abbiamo sentita tante volte e in diversi contesti, dall’Europa del carbone e dell’acciaio fino a quella di Maastricht e dell’euro.

«L’Europa sarà seria o non sarà... Sarà più scientifica che letteraria, più intellettuale che artistica. Per molti di noi questa lezione sarà crudele». Così ci ammoniva Julien Benda nel suo Discorso alla nazione europea, scritto alla vigilia di una guerra che sarebbe stata europea prima di diventare mondiale. Potremmo modificare alcuni accenti di tali messe in guardia o apportarvi, nello stesso spirito, qualche aggiunta.

E’ auspicabile che la Nuova Europa che prende corpo sia meno eurocentrica di quella del passato, più aperta al cosiddetto Terzo mondo dell’Europa colonialista, meno egoista dell’«Europa delle nazioni», più Europa dei cittadini e meno Europa degli Stati che si sono fatti tante guerre fra loro. Una Europa più consapevole di se stessa e meno soggetta all’americanizzazione. Sarebbe utopistico aspettarsi che diventasse, in un futuro prevedibile, più culturale che commerciale, più cosmopolita che comunitaria, più comprensiva che arrogante, più accogliente che orgogliosa e, in fin dei conti, perché no, più socialista dal volto umano (nel senso che i dissidenti dell´Est davano a questo termine) e meno capitalista senza volto.

Nella maggior parte dei cosiddetti Paesi dell’Est il postcomunismo non è ancora riuscito a superare i regimi che si dicevano comunisti . Le transizioni di questi Paesi durano molo più a lungo del previsto. Riescono soltanto eccezionalmente a diventare vere trasformazioni. Il cattivo odore dei limiti dell’ancien régime ristagna ancora in molte zone. Si tratta di una realtà che sembra già compiuta pur senza concludersi o raggiungere una forma accettabile.

Il cinema, invece, con la libertà del suo linguaggio precede gli eventi storici con un’importante funzione di indirizzo: da qui l’aderenza del Triestefilmfestival al momento storico-politico riferito ad un’area che sempre di più si espande verso l’Asia per riancorarsi al Mediterraneo.

La Fondazione Laboratorio Mediterraneo, con l’Accademia del Mediterraneo e Maison de la Méditerranée, anche quest’anno – come accade dal 1996 – collabora con Alpe Adria Cinema assegnando il premio internazionale al miglior cortometraggio del Triestefilmfestival.



Michele Capasso
Presidente della Fondazione Laboratorio Mediterraneo e
Direttore generale dell’Accademia del Mediterraneo
Maison de la Méditerranée


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