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PREMIO MEDITERRANEO – DELFINO D’ARGENTO 2003
alla memoria di
FEDERICO BUGNO

FEDERICO BUGNO è stato un giornalista dalla testa ai piedi: un inviato estero come si deve. Ha scritto per “Il Sole 24 ore”, “Il Mondo”, il “Corriere della Sera”, “Tempo illustrato” e, infine, è stato invitato speciale de “L’Espresso”: il “suo giornale”.
Ha prodotto pagine del miglior giornalismo di reportage, di fattura asciutta e vera, comprendendo che, per non essere affogati dalla globalizzazione, occorreva “democratizzarla” prima che essa stessa snaturasse i principi della libertà e della democrazia.
E’ stato uno degli “ultimi grandi” capace di volare alto: da Piazza Tien-An Men al Muro di Berlino, a Sarajevo. La “sua” Sarajevo.
Abitante di questa città martoriata si concentrò sugli artisti, sui poeti che incontrava tutti i giorni quando usciva evitando i cecchini. Hanno scritto di lui che “scelse le pene di un pittore che non aveva tubetti, di uno scrittore che non trovava più parole, di un musicista le cui note uscivano sorde”. Nessuno, come lui, ha descritto l’assedio di Sarajevo.
Con lacrime asciutte. Com’era il suo stile.
Il giornalismo di Bugno era all’antica: fatto di letture, di bar, di amici, di liti, di verità; insomma di “vita”. Ma lui era capace soprattutto di urlare, ridere, cantare, piangere.
Davanti ad un quadro di Safet Zec, - scrisse di lui il grande poeta Izet Sarajlic’ – Federico fu vicino alle lacrime. Lui sa e riesce ancora a piangere e costituisce l’unica parte umana rimasta all’umanità. Il cuore, e non la sua professione di giornalista, lo ha portato a Sarajevo”.
Per questo, ricordandolo con grande e intenso affetto tra i suoi membri fondatori, la Fondazione Laboratorio Mediterraneo, con l’Accademia del Mediterraneo, conferisce alla memoria di Federico Bugno il “Premio Mediterraneo – Delfino d’Argento” 2003.

Napoli, 4 giugno 2003

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