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DICHIARAZIONE CONGIUNTA PER LA SALVAGUARDIA DELLA DIVERSITA’ BIOLOGICA E CULTURALE DEI POPOLI DEL MEDITERRANEO


Noi sottoscritti, Presidenti ed Assessori delle Amministrazioni Provinciali di …………………………………………………………..e Sindaci ed Assessori delle Amministrazioni Comunali di………………………………………………………………………………………………………………, insieme con studiosi e rappresentanti di organizzazioni sociali e culturali, sia governative sia non-governative, riuniti a Napoli - nella sede dell’Accademia del Mediterraneo - martedì 7 ottobre 2003, in occasione della sessione inaugurale della III edizione della “Festa VAS della Biodiversità”, per discutere sul “ruolo delle Istituzioni Locali per la tutela della Biodiversità e della Pace nel Mediterraneo”,

CONSAPEVOLI CHE:

- Tra le varie forme di ricchezza che costituiscono il patrimonio di un Paese (materiale, culturale, biologica), quest’ultima (la biodiversità) è stata finora sottovalutata, o comunque affrontata unicamente a livelli scientifici e decisionali settoriali, coinvolgendo molto parzialmente le comunità locali.
- La biodiversità, invece, ha un suo valore intrinseco e fondamentale, non solo in quanto fonte di risorse rinnovabili (per cui non si ha evoluzione biologica in assenza di quella variabilità genotipica e fenotipica, di cui sono particolarmente ricchi proprio i Paesi del Mediterraneo), ma anche come garanzia di tutela delle infinite espressioni e forme di vita presenti in Natura e dei valori che sono espressione della storia dell’uomo sul nostro pianeta.

- La conservazione della biodiversità deve diventare sempre più un imperativo etico per tutte le Comunità, nella misura in cui essa non costituisce solo un patrimonio da difendere e da trasmettere alle generazioni future per il miglioramento della qualità della vita, ma anche un valore in sé, che va assolutamente preservato.


DICHIARIAMO CHE :

1. Nella pianificazione di uno sviluppo durevole e di un’economia sostenibile sul piano ambientale, non basta che sia considerato e calcolato il valore, e quindi il costo, delle risorse naturali, quali acqua, aria, suolo ed energia, ma è necessario tutelare soprattutto il valore della biodiversità, dalla quale dipende la ricchezza – naturalistica, socio-economica e storico-culturale - delle comunità locali.

2. E’ responsabilità dei governi locali, non meno di quelli regionali e nazionali, contribuire in modo diretto a preservare tale patrimonio, al tempo stesso nazionale e comune ai popoli del Mediterraneo, in osservanza dell´articolo 7 della Convenzione sulla Diversità Biologica (Rio de Janeiro 1992 – più avanti indicata con CBD), che richiede che ai Paesi contraenti di “identificare le componenti della biodiversità importanti per la sua conservazione e il suo uso sostenibile e ne effettuino il monitoraggio…"


3. Le Amministrazioni degli Enti Locali dei Paesi del Mediterraneo, in base all’art. 7 della C.B.D., devono identificare : "…le componenti della biodiversità importanti per la sua conservazione e il suo uso sostenibile”, impegnandosi a promuovere, a livello locale, la condivisione, l´accesso e lo scambio delle informazioni relative al monitoraggio della conservazione della diversità biologica.

4. La scarsa attenzione alle problematiche ambientali, l´utilizzo di pratiche e tecniche di produzione con caratteri fortemente incompatibili con uno sviluppo sostenibile, la distruzione delle tradizioni e degli usi e costumi locali hanno determinato gravi danni ecologici. E’ compito dei governi nazionali, ma anche delle amministrazioni locali, fronteggiare ed arrestare tale erosione della biodiversità, a livello sia dei singoli Stati, sia dell’intero bacino del Mediterraneo.

5. Occorre condividere il patrimonio di conoscenza accumulato nei vari Stati con tutta la comunità scientifica, con i decisori nazionali ed internazionali, ma anche e soprattutto con le collettività dei singoli territori, per restituire alle comunità il loro ruolo insostituibile nella promozione di uno sviluppo dal basso, consapevole delle esigenze territoriali ma anche delle interconnessioni fra i vari territori, secondo il principio dell’agire localmente, pensando però globalmente ed in termini di equilibri ecologici complessivi.

6. I diffusi comportamenti anti-ecologici, determinati da una formazione culturale tanto radicata quanto distorta, richiedono adeguate campagne informative e educative. Gli Enti Locali sono chiamati promuovere la conoscenza scientifica e la consapevolezza culturale ed etica del senso e del valore della biodiversità.

7. E’ indispensabile, dunque, che tutti i programmi di formazione e d’intervento raggiungano i diversi strati della popolazione, per promuovere una nuova gerarchia di valori e per orientare in senso ecologico scelte e consumi. E’ fondamentale rivolgere tali iniziative di sensibilizzazione al grande pubblico, coinvolgendo le organizzazioni non-governative, ed in primo luogo l’associazionismo ambientalista.

8. Per sollecitare la partecipazione delle comunità locali alle azioni di difesa e di ripristino della diversità biologica, colturale e culturale, le politiche ambientali devono, infatti, essere opportunamente coadiuvate anche da campagne informative ed azioni formative, per creare e diffondere la coscienza della necessità di un uso saggio, equo e solidale delle risorse, così da provocare il minor impatto possibile sugli equilibri ecologici e da compensare i gravi squilibri socio-economici tra le comunità.

9. Nel rispetto della Dichiarazione dell’UNESCO sulla Diversità Culturale del 2000 (D.U.D.C.), è necessario ribadire che il rispetto per la diversità fra le culture, la tolleranza, il dialogo e la cooperazione costituiscono le migliori garanzie per la pace e la sicurezza internazionale, poiché la diversità culturale è un patrimonio comune di tutta l’umanità, alla quale è necessaria così come la diversità biologica lo è per la natura.)

10. La diversità culturale costituisce infatti un fondamentale fattore di sviluppo (DUDC, art. 3), per cui i Governi Nazionali e Locali devono far rispettare i diritti umani come garanzia delle diversità culturale e come forma di rispetto per la dignità umana (art.4), con particolare riferimento ai diritti delle minoranze etniche e delle popolazioni indigene.

11. La tutela della biodiversità e della diversità culturale, inoltre, sono quindi fondamentali per assicurare al popoli del Mediterraneo un comune futuro di pace e di sviluppo, nel rispetto delle differenze, che vanno valorizzate come ricchezza comune e non come occasione di discordia e di conflitti, nello spirito di una cooperazione e di un fecondo scambio dei valori di civiltà e di cultura propri a ciascun Popolo del Mediterraneo.

12. Nello stesso spirito, le comunità locali ed i loro rappresentanti istituzionali hanno il compito di sviluppare relazioni pacifiche ed amichevoli, nella consapevolezza che gli attuali conflitti e focolai di scontro vanno superati, per garantire alle prossime generazioni un comune futuro di pace, uno sviluppo equo, solidale e rispettoso degli equilibri ecologici, la cui chiave è proprio nella salvaguardia della diversità biologica.


A TAL FINE CI IMPEGNAMO AD OPERARE,
CIASCUNO AL PROPRIO LIVELLO, AFFINCHE’:


1. La pianificazione territoriale, a partire da quella comunale e provinciale, contribuisca ad un uso eco- sostenibile del territorio, con una più equilibrata distribuzione delle attività produttive, allo scopo di attenuare l´eccessiva pressione attualmente esercitata su alcune particolari zone, tenuto conto delle loro peculiarità e fragilità ecologiche e dell’impatto negativo su di esse dell’attuale modello di sviluppo.

2. Per assicurare la conservazione in situ della variabilità biologica ed il recupero di quella genetica, gli Enti Locali partecipino attivamente a tutti i programmi che sostengono il ruolo delle comunità, in particolare quelle rurali, nella creazione e nel mantenimento degli habitat seminaturali.

3. Per quanto riguarda specificatamente la regione del bacino del Mediterraneo, i Governi nazionali e regionali Regioni e le Amministrazioni locali attuino quanto è già previsto in varie convenzioni (tra cui la Convenzione di Barcellona del 10 giugno 1995), e quindi adottino quanto prima le misure necessarie alla protezione, conservazione e gestione delle specie di flora e fauna mediterranee minacciate o in pericolo.

4. Realizzino, inoltre, un adeguato sistema di aree naturali protette, a vari livelli, ed anche di aree- tampone e di corridoi di collegamento tra di esse, per assicurare la conservazione del patrimonio genetico, delle specie e degli ecosistemi al di fuori delle zone protette, contribuendo così anche a preservare i paesaggi naturali ed agrari.

5. Le Pubbliche Amministrazioni attuino – come previsto - un effettivo collegamento del sistema nazionale delle aree protette con le reti ecologiche europee, integrando queste ultime, a loro volta, con quelle analoghe degli altri Paesi del Mediterraneo, con l’obiettivo di tutelare l´ambiente ed il territorio, di contenere l´inquinamento ambientale e di valorizzare le risorse ambientali dell’intero bacino del Mediterraneo.

6. Esse, poi, si adoperino ad avviare e/o ampliare i previsti piani di recupero per le specie in pericolo, con programmi di reintroduzione e di ripopolamento e con la conservazione in situ delle specie d’interesse agrario e zootecnico. Ciò può avvenire dando spazio ad una agricoltura e ad una zootecnia su base organica, a bassi costi e bassi impatti negativi, in modo da recuperare la variabilità genetica e da garantire la fruizione delle risorse naturali alle future generazioni.

7. Le comunità locali esercitino, quindi, il loro diritto ad effettuare un controllo del rischio di immissione negli ecosistemi di specie estranee e di organismi geneticamente modificati, per contenere tali fattori d’impatto negativo sulla biodiversità, per difendere la salute e la sicurezza collettive e per tutelare le culture locali, che utilizzano in modo sostenibile ed ecologico il patrimonio naturale.

8. Per combattere l’erosione della biodiversità naturale, inoltre, le Amministrazioni Locali diano piena attuazione alla Valutazione dell´Impatto Ambientale (V.I.A.), adeguando l´attuale procedura applicata ai progetti con l’introduzione della Valutazione Strategica dell´Impatto Ambientale applicata ai piani, promovendo la partecipazione della società civile e delle organizzazioni di protezione ambientale al processo di pianificazione urbanistico-territoriale.

9. L´attuale quadro giuridico-ambientale tenga maggiormente conto dei principali habitat marini e della significativa quantità di specie animali e vegetali tipiche di tali ambienti, il cui valore non è certo inferiore a quello degli ambienti terrestri, d´acqua dolce e costieri che invece sono compresi nelle Direttive nazionali ed internazionali.

10. A tal fine, per fronteggiare l´aumento della pressione antropica sugli ambienti costieri, le Pubbliche Amministrazioni tengano conto delle problematiche relative alla tutela della biodiversità in ambiente marino nelle politiche di gestione della fascia costiera (pesca, turismo, trasporti ecc.) includendo i siti marini e costieri nella futura rete di zone protette.

11. Nel rispetto della Convenzione di Barcellona, le Amministrazioni centrali e periferiche si impegnino ad eliminare progressivamente le varie fonti d’inquinamento che minacciano gli equilibri biologici del Mediterraneo, che vanno dagli scarichi da parte di navi ed altri natanti, convenzionali e non, all’inquinamento causato dalle navi stesse ed ai danni ambientali derivanti dall´esplorazione e dallo sfruttamento della piattaforma continentale, del fondo marino e degli strati sottostanti.

12. In modo particolare, in relazione al grave rischio di emissioni radioattive e di gravissimo inquinamento nucleare, ascrivibile alla diffusa presenza di navi e sommergibili militari a propulsione nucleare nel bacino del Mediterraneo, si adoperino a tutti i livelli per tutelare la pace, la salute e la sicurezza delle comunità rivierasche, applicando normative severamente limitative dell’attracco e dello stazionamento di tali natanti in prossimità dei porti delle principali città del Mediterraneo.

13. Le comunità e le amministrazioni locali, oltre al loro eccezionale patrimonio naturale, difendano anche il loro patrimonio culturale in tutte le sue forme, valorizzandolo e trasmettendolo alle generazioni future come testimonianza dell’esperienza e delle aspirazioni umane, per incoraggiare la creatività e per promuovere un dialogo autentico tra culture (DUDC, art. 7), fondato sul rispetto reciproco e sul riconoscimento dell’importanza della diversità culturale.

14. I popoli del Mediterraneo salvaguardino anche il loro prezioso patrimonio linguistico ed offrano sostegno all’espressione, sia quotidiana sia artistica, nel numero maggiore possibile di lingue, mettendone in luce e valorizzandone le comuni radici culturali ed intrecciando rapporti sempre più stretti, in modo da contrastare stereotipi e divisioni, che compromettono il dialogo interculturale e la stessa convivenza pacifica.

15. Cogliendo occasioni come quella offerta dalla Festa VAS della Biodiversità, e valorizzando prestigiose organizzazioni come la Fondazione Laboratorio Mediterraneo, si dia uno stimolo alla costruzione di una fitta rete di relazioni tra popoli vicini, non solo per salvaguardare la diversità biologica e culturale del Mediterraneo, ma anche per farne del un mare di pace.

16. Le Comunità Nazionali che formano l’Unione Europea intreccino, quindi, un dialogo autentico e proficuo con i Paesi del Nord-Africa e del Vicino Oriente, con spirito di solidarietà e di cooperazione pacifica, proprio a partire dalla ricerca di soluzioni comuni e congiunte ai crescenti pericoli di erosione della diversità biologica e culturale che le minacciano.


DECIDONO:

- D’inviare il presente documento congiunto – che in gran parte ripropone impegni già assunti dai vari Stati che hanno sottoscritto i citati Protocolli e Dichiarazioni – a tutte le principali Amministrazioni Provinciali e Comunali degli Stati del Mediterraneo, per una loro condivisione dei principi e soprattutto degli impegni concreti in esso affermati.

- Di consegnare il presente documento, opportunamente ed ampiamente sottoscritto anche da rappresentanti di organizzazioni non-governative e da altri esponenti del mondo culturale ed accademico, agli Organismi Internazionali che si occupano della tutela della diversità biologica e culturale (UNEP, UNESCO, Unione Europea, etc.).

- Di organizzare una nuova assemblea congiunta sulle tematiche oggetto del documento, per giungere ad una maggiore puntualizzazione degli impegni che si assume con esso ciascuno dei sottoscrittori, giungendo ad un vero e proprio Protocollo Congiunto delle Comunità del Mediterraneo su: pace, sviluppo solidale e salvaguardia della diversità.



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