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Michele Capasso
Presidente della Fondazione Laboratorio Mediterraneo e Direttore generale dell’Accademia del Mediterrraneo


I Media sono uno strumento essenziale per promuovere il dialogo tra le società e le culture che è, oggi più che mai, indispensabile non solo nel Mediterraneo, ma come progetto di scala planetaria: un progetto di società in cui le culture si completano senza escludersi, si rinforzano senza scomparire, si accorpano senza perdere ciascuna la propria identità.
Dobbiamo tutti concorrere alla costruzione di un mondo multipolare, rispettoso delle lingue, delle culture, delle tradizioni e di una gestione veramente democratica delle relazioni internazionali.
Ma tutto questo presuppone che la diversità culturale mondiale divenga una condizione preliminare per costruire un dialogo reale tra i popoli, che il riconoscimento della cultura come forza dominante non costituisca un´eccezione bensì il fondamento del nuovo processo di civilizzazione, che la cultura non si limiti solo alle arti e alla letteratura, ma che essa inglobi tutti gli aspetti della vita nella sua dimensione spirituale, istituzionale, materiale, intellettuale, economica ed emotiva nei diversi tessuti sociali: in poche parole che la cultura - in un mondo aspro fatto di forze in contrasto tra loro dove spesso a dominare sono la politica e l’economia (in alcuni casi senza il minimo rispetto dell’etica sociale e del “Bene Comune”) - possa assumere il ruolo di "forza buona" capace di incidere sui processi della storia. Riconoscere che cultura e sviluppo sono indissociabili, senza limitarsi ad un semplice approccio commerciale ed economico della cultura, è essenziale per costruire il futuro, qui nel Mediterraneo come altrove.
Questo processo ha bisogno di azioni concrete e comuni ai trentacinque Paesi che tra pochi mesi saranno i protagonisti del Partenariato euro-mediterraneo, specialmente nel campo dello sviluppo sostenibile e duraturo, della salvaguardia dell’ambiente – e su questi temi il ruolo dei Media è essenziale - dei diritti umani, della promozione della democrazia, della promozione di pratiche di “Buon Governo”.
Il Forum Civile Euromed e la Conferenza euromediterranea, che si svolgeranno a Napoli rispettivamente il 28, 29 e 30 novembre ed il 2 e 3 dicembre prossimi, possono essere una buona occasione di lavoro concreto.
Il dialogo tra le società e le culture è elemento imprescindibile per assicurare progresso e sviluppo condiviso nell’area euromediterranea e su questo la Fondazione Laboratorio Mediterraneo - in quanto "rete" ma, specialmente, quale "strumento per fare reti" - ha fondato la propria azione.
Un´azione forte e decisa, perché rivolta al futuro e fondata sulla speranza che i popoli del Mediterraneo possano:
· acquisire una pace duratura;
· lavorare per la ricostruzione economica, sociale e politica dei loro Paesi, nei limiti delle frontiere oggi riconosciute;
· vivere le loro differenze in perfetta armonia e con uno spirito di tolleranza, dialogo e libertà.


Questa è una sfida politica, economica, sociale e culturale che coinvolge tutti noi.

L´interdipendenza tra uomini, società e spazi è ormai la norma e le mutazioni scientifiche e tecnologiche, la globalizzazione economica e finanziaria, la circolazione immediata dell´informazione conducono l´umanità intera verso un futuro di omologazione.
Ciò non significa affatto verso un destino comune, anzi: le ineguaglianze e le povertà che si aggravano nel mondo ne sono la prova. Come costituiscono prova il rischio di egemonia di qualche potenza su decisioni che coinvolgono l´avvenire del nostro pianeta oppure il blocco dell´informazione operato verso le fasce più deboli e meno abbienti.
Un altro rischio è la sottomissione delle economie locali a strategie industriali che hanno poche relazioni con i bisogni reali di quel paese o i monopoli di attori specifici - privati o pubblici - sulla costruzione e diffusione di modelli standardizzati di comportamento, di consumo, di pensiero, di creatività e, quindi, di esistenza.

Quando gli scambi internazionali si diffondono e si ingigantiscono – soprattutto oggi attraverso le vie del mare - gli Stati, ma specialmente i cittadini, hanno la sensazione di vedersi sottrarre la gestione del proprio mondo e si sentono imporre una "monocultura". Di fronte a questa perdita d´identità, specialmente nel Mediterraneo, grande è la tentazione di rifugiarsi in se stessi, di cristallizzarsi su valori arcaici radicati nel passato, in un clima di intolleranza che spesso conduce al fanatismo, all´odio, al rigetto dell´Altro.
Se vogliamo evitare che la guerra fredda di ieri si trasformi oggi in un suicidio cultuale, agevolato da massicci movimenti migratori internazionali, occorre - nel senso più ampio del termine -democratizzare la mondializzazione prima che la mondializzazione snaturi la democrazia.
Ciò significa promuovere, in maniera veloce ed efficace, il dialogo e la cooperazione tra spazi potenzialmente generatori di conflitti, qual è lo spazio euromediterraneo: lo sviluppo dei Media a livello euromediterraneo ed il coordinamento della loro azione in un quadro etico-politico coerente con il “Bene Comune” costituiscono un’occasione da non perdere.
Sono convinto che le grandi aree culturali e linguistiche - di cui il Mediterraneo è antico custode - costituiscono oggi spazi privilegiati di solidarietà che - se rafforzati dagli scambi, dal dialogo, dalle comunicazioni e dalla cooperazione - sono la migliore garanzia per la democrazia, la pace e lo sviluppo condiviso.
Il messaggio che desidero proporvi è semplice: utilizzare i Media per promuovere il dialogo necessario per la coesistenza delle diversità e per una pace durevole.
I popoli del Mediterraneo, all´alba di questo nuovo millennio, devono chiudere definitivamente con un passato tragico ed esaltare tutta la loro ricchezza ed il loro grande patrimonio, che hanno costituito e costituiscono un universale valore per tutta l´umanità.
La speranza forte è che tacciano, per sempre, le armi. La violenza deve cessare. Non è utopia.
Si tratta d´una sfida politica, economica, sociale e culturale per tutti.
La nostra Fondazione, con le sue sedi nei vari Paesi e la sua rete, ha posto una nuova visione di fondo e aperto uno spazio dove, con dialogo reiterato quasi in un parlamento informale euromediterraneo, comporre avverse passioni, superare contrapposte ragioni, riprendere avviamenti troncati o trovare strade nuove alla comprensione, al rispetto reciproco, alla pace e allo sviluppo condiviso. Insomma essa ha creato il mazzo di carte per la partita euromediterranea.

Questo mazzo di carte lo offre a politici, armatori, diplomatici, letterati, giornalisti, banchieri, industriali, commercianti affinché, per richiamare un´immagine di Platone, ma cambiata di senso, non restino sul Mediterraneo come rane intorno ad uno stagno ma, superando gli intrighi del contingente, si elevino a una visione più alta e lo impieghino in un giuoco per tutti vincente.
Le differenze di cultura, valori e religioni sono risorse; pur tuttavia è necessario fare sì che non agiscano come “valichi identitari” che impediscono la comunicazione e lo scambio tra diversi gruppi etnici.
Per costruire una politica di sviluppo e pace all’interno di società multiculturali, consentendo quindi lo sviluppo dell’economia e degli scambi, specialmente attraverso i Media per tutelare l’ambiente, è necessario conoscere le diverse identità e i confini psicologici all’interno delle più ampie teorie sul mondo che le persone condividono e elaborano; necessita individuare insieme quei valori che hanno carattere condiviso insieme alle risorse e alle prospettive condivisibili per costruire un destino comune.
Per capire come promuovere strategie di pacificazione anche quando sembra prevalere un conflitto di interessi tra gruppi e Paesi bisogna riuscire a comprendere quali sono i punti di scontro e di incontro sia nelle loro caratteristiche oggettive sia nelle percezioni reciproche.
Quale risposta al conflitto tra antiche identità locali e nuove sfide globali occorre aprire il campo ad una nuova prospettiva: introdurre il concetto di globalizzazione quale fusione di opportunità globali e interessi locali nelle strategie di sviluppo locale dell’area euromediterranea.
È opportuno infatti integrare prospettive globali con le condizioni locali e, allo stesso tempo, dare maggiore forza agli attori locali nell’indirizzare le nuove risorse di comunicazione e scambio globale.

Si tratta di costruire un nuovo intreccio tra risorse locali e prospettive globali, tra memorie e competenze del passato e risorse del futuro delle comunità. La consapevolezza che la terra è un bene di tutti dovrebbe far promuovere politiche condivise di tutela delle risorse naturali.
La ricerca sociale più recente ribadisce che non si può promuovere l’interazione e il dialogo interculturale se non si riconoscono e rispettano le differenze e non si agisce per superare le ineguaglianze; si tratta, così, di andare oltre la tolleranza; di costruire relazioni oltre il superamento degli stereotipi. La sfida è creare legami di prosperità e giustizia con “l’altro distante”.
Infatti per ridurre conflitti tra società e culture è necessario riconoscere e far interagire le differenze riuscendo a costruire scopi comuni sovraordinati. Queste considerazioni portano così ad alcune parole chiave:

• Rispetto delle differenze e interazioni multiculturali a più dimensioni.
• Solidarietà e non individualismo: superando la solitudine delle anonime metropoli,
attribuendo valore alla comunità.
• Interazioni a livello locale e globale tra i gruppi e al loro interno.
• Prendersi cura del nostro mondo comune: ambiente e genere umano.
• Identificazione e promozione di obiettivi comuni attraverso aggregazioni sovraordinate.
• Diritti e giustizia quali valori comuni di nuova cittadinanza.

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