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Intervento dell’On. Iossa al Convegno “Napoli e il Mediterraneo: La Città dei flussi”


Gentile Presidente,
La ringrazio per aver accolto l’invito di aprire i lavori di questo Convegno, promosso dalla Commissione speciale per lo sviluppo del Mediterraneo, e soprattutto per averlo fatto in modo non rituale.
A pochi mesi dal suo insediamento la Commissione Mediterraneo si presenta con un nutrito programma di proposte e di idee che vorremmo confrontare con gli altri nella convinzione che la riapertura del dibattito politico intorno alle cose da fare sia la strada maestra per coinvolgere la gente nelle scelte della politica dando corpo e spessore ai concetti di democrazia e partecipazione.

La Commissione Mediterraneo si è dotata di un programma di lavoro che è nello stesso tempo ambizioso e concreto.
Ambizioso, perché ha scommesso sulla possibilità di fare di Napoli e della Campania un punto di riferimento per gli interessi del Paese e dell’Unione europea nel bacino del Mediterraneo proprio quando l’apertura a nuovi paesi tende a spostare l’interesse dell’Europa verso i Paesi dell’Est.

Concreto, perché ha cercato di proporre iniziative che fossero compatibili con i limiti ed i vincoli di una realtà regionale come la Campania ancora afflitta da gravi squilibri sociali e produttivi che ne condizionano pesantemente lo sviluppo.
E’ questo l’intreccio di questioni dal quale prende le mosse il nostro lavoro e che oggi prospettiamo all’attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica regionale.

Nel suo programma di lavoro, la Commissione Mediterraneo ha puntato molto sul recupero di un rapporto culturale dell’Italia con tutti i Paesi del bacino mediterraneo ed ancor più su di un obiettivo chiave come l’internazionalizzazione della Piccola e Media impresa.
Quello del rapporto culturale è un tema di grande interesse ma anche di grande complessità. Noi siamo convinti che la cultura sia il veicolo preferenziale per stabilire rapporti di collaborazione con gli altri Paesi. Oggi, la maggior parte dei Paesi del bacino Mediterraneo, sono nell’orbita culturale di altri Paesi, dalla Francia, alla Spagna, all’Inghilterra, ma non dell’Italia. Bisogna risalire al tempo delle repubbliche marinare per trovare una posizione importante dell’Italia nel Mediterraneo, quando le basi commerciali di Amalfi, Pisa, Genova, e Venezia, irradiavano nel Mediterraneo la lingua italiana di allora che era la lingua franca parlata e scritta da chi viveva dei commerci marittimi. Oggi, la nostra presenza nel Mediterraneo è tutta da costruire.
Per tornare di nuovo in campo, dobbiamo prepararci ad esportare una materia prima di cui i paesi del Mediterraneo, e quelli del vicino Oriente, hanno particolarmente bisogno: la “PACE”. Non è importante dirlo in Italiano o in altra lingua, sarà importante però che al concetto di PACE venga associato il nome dell’Italia.
La “Pace”, però, non può essere solo evocata o invocata; La Pace la si costruisce con le azioni, con le iniziative, con l’impegno costante e sistematico dei Governi che la vogliono e delle genti che la cercano. La Pace non è solo assenza di guerra, ma è soddisfacimento dei bisogni primari, dalla lotta alla fame, alla tutela delle libertà fondamentali della persona.
Non vi può essere pace, dove c’è miseria ed oppressione.
E’ questo, il concetto di Pace, da cui parte la Commissione Mediterraneo ed è per questa idea di Pace che, pensiamo, debba lavorare il Governo della Regione Campania. E’ in questo contesto, s’inserisce il nostro discorso sui temi da affrontare.
Come vedremo, più avanti, gli stessi punti programmatici della Commissione sono pensati per dare corpo e spessore all’idea di cooperazione fra Paesi diversi che pensano di poter lavorare, in pace, come una comunità in cerca di una sua propria identità.

In altri termini, pensiamo che si possa lavorare per la Pace solo se cominciamo ad occuparci seriamente dei problemi storici, dei Paesi della sponda sud, come il tenore di vita delle popolazioni, il livello di alfabetizzazione, le condizioni igienico-sanitarie delle comunità, le regole di base della convivenza civile, i diritti inviolabili della persona umana, etc.
Problemi che si accentuano a misura che cresce il divario fra le condizioni di vita delle due sponde del Mediterraneo.
Un divario che, proprio noi meridionali, possiamo comprendere, più di altri, per averlo vissuto come elemento di discriminante sulla nostra pelle, all’interno del nostro Paese.
Un divario che è all’origine del continuo esodo dei clandestini che abbandonano il loro paese per venire su quest’altra sponda, pagando il più delle volte con la propria vita, il sogno di un’altra vita.
Si può arrestare questo folle esodo solo lavorando per ridurre il divario.

Per quanto ci riguarda, e per quello che ci consentiranno le nostre risorse, avvieremo iniziative concrete nei settori strategici per la crescita economica e civile di questi paesi, le cui ricadute potranno giovare alle stesse economie delle regioni meridionali.

Iniziative nel settore della Sanità, di cui daremo notizia il prossimo 12 Dicembre, con una apposita Conferenza stampa, dove pensiamo di costruire una rete di sostegno alle strutture sanitarie di questi Paesi, avvalendoci della collaborazione e del know how dei nostri centri di eccellenza operanti nel settore della sanità campana.
Nel settore dell’istruzione, avvalendoci della rete dei Centri di cultura italiana e soprattutto della rete di Università già costituita con UNIMED, per aiutare la formazione della nuova classe dirigente di questi Paesi.
Sostenere la formazione della classe dirigente significa anche espandere nella forma più corretta l’influenza culturale del nostro Paese. Per questo, pensiamo sia particolarmente utile rilanciare l’Istituto di sviluppo economico ( ISVE), oggi ridotto a poca cosa, ma, che ebbe in passato, insieme con il FORMEZ, un ruolo importante nella politica della formazione dei gruppi dirigenti dei Paesi in via di sviluppo.

Ed infine nel campo dell’economia per lo sviluppo di tutta l’area.
Lo sviluppo dell’economia significa per noi l’apertura delle nostre imprese agli scambi commerciali e produttivi con i mercati di questi Paesi.
Tutto le iniziative della Commissione dovranno trovare la loro sintesi in un “Rapporto sullo stato dei Paesi del Mediterraneo” integrato da un Atlante geopolitico periodicamente aggiornabile, che pensiamo di poter pubblicare annualmente per tutti gli anni della legislatura sul modello del Rapporto che la SVIMEZ pubblica da alcuni decenni sullo stato dell’economia meridionale.



Proprio sul terreno dello sviluppo economico, la Commissione avvia oggi, con questo Convegno, la sua riflessione sulle iniziative da realizzare.

La Commissione ha puntato sull’internazionalizzazione anche se questo è un tema ricorrente, ripreso un po’ da tutti. Nel riproporlo oggi, la Commissione dice però delle cose nuove e diverse; dicendo ad esempio, cosa debba intendendersi per internazionalizzazione e soprattutto quale politica dovrà sostenerla; lo farà, con l’aiuto di qualificati esperti, che voglio fin d’ora ringraziare per il lavoro che hanno svolto.

Si tratta di un lavoro complesso di cui oggi diamo conto illustrando la prima parte della proposta che è alla base del nostro ragionamento: la parte che ci ha portato ad intitolare i lavori di quest’oggi: Napoli e il Mediterraneo “La città dei flussi”.

La seconda parte della nostra proposta, verrà illustrata, in un secondo convegno, e porrà l’accento non più su Napoli, ma sull’intera regione per affrontare i problemi che pone il riequilibrio della struttura produttiva della Campania nel quadro del Mezzogiorno e della più vasta area del Mediterraneo.

La cosa che ci conforta, circa le scelte finora compiute, è che i concetti base del ragionamento che cominceremo ad illustrare, da qui a poco, sono in piena sintonia, con il Rapporto preparatorio del documento strategico elaborato per il nuovo Programma di coesione dell’U.E.
Il "Sud, visto come, una grande piattaforma logistica integrata nel Mediterraneo".
E’ questa l´idea strategica che dovrà farà da filo conduttore alla Programmazione 2007/2013, che dovrà avere coerenti ricadute delle politiche d’intervento a livello nazionale ed a livello regionale.

Il disegno che si vuole realizzare, con i programmi europei è quello di una Campania che punti alla riconquista del Mediterraneo, suo naturale bacino di influenza, con un ponte verso i Balcani, la Turchia ed il Medioriente, e l´altro che punta al cuore stesso dell’Europa. Intersecando, le due linee di sviluppo una orizzontale est-ovest e l’altra verticale Nord –Sud, la Regione punta a creare un´area di sviluppo nel triangolo Napoli-Bari-Salerno, all´interno del quale risulti centrale l’obiettivo del riequilibrio del territorio regionale.
Questo disegno, punta a riequilibrare l’asse strategico dell’Unione Europea che, lasciato alle spinte incontrollate degli interessi nazionali, si sposterà lentamente verso l’area nord-orientale, naturale baricentro dell’Europa a 25.

Dico subito e con grande chiarezza che c’è piena sintonia con il disegno della Giunta regionale sugli obiettivi, ma non possiamo dire altrettanto per quanto concerne le politiche da mettere in campo.
Per la Giunta, infatti, il punto di riferimento per le politiche di sviluppo è il Piano Territoriale Regionale (PTR), che trova nel territorio la principale risorsa, sulla quale costruire il futuro, per noi il punto di riferimento è il riequilibrio della struttura produttiva della regione che deve trovare in un Piano di sviluppo organico, la sua naturale esplicitazione.
Senza sottovalutare l’importanza che assume la pianificazione territoriale in questo disegno pensiamo che la risorsa territorio abbia senso solo se accompagnata da un progetto di sviluppo economico di tutta l’area meridionale che deve ancora essere messo a punto dalla Giunta.
E’ questo il punto centrale della nostra riflessione di quest’oggi.
Senza avere la pretesa di elaborare noi quello che spetta ad altri, ci sentiamo di avanzare, però, delle proposte imperniate intorno al concetto chiave del riequilibrio della struttura produttiva della Campania come scelta prioritaria del riassetto del territorio.
Il riequilibrio che c’interessa è quello che punta a modificare la struttura produttiva della regione che si è notevolmente impoverita dopo l’uscita di scena dell’IRI e della Cassa per il Mezzogiorno.

Oggi, delle circa 320 mila imprese che operano in Campania l’industria in senso stretto conta poco più del 10% con circa 37 mila imprese, il resto si concentra ancora nei settori del Commercio e dell’edilizia che da soli rappresentano più il 50% dell’intera capacità produttiva del sistema. (Dati ISTAT).
Non sfugge a nessuno quali siano i limiti di questa realtà se confrontata con quella delle altre regioni.
Per le caratteristiche proprie di questi due comparti, i livelli medi di produttività ed innovazione risultano decisamente inferiori agli standard nazionali.
Il riequilibrio a cui pensiamo è quello del settore industriale, con il ridimensionamento dell’ edilizia a favore dell’ attività manifatturiera; e quello del terziario, con il ridimensionamento del commercio e della della P.A a favore dei servizi alle imprese e del turismo;
Ma siamo convinti che la politica industriale, da sola non basta !
La scelta industrialista non potrà assicurare l’apporto decisivo alla crescita attesa dell’economia regionale. Occorre un concerto di misure che tenga conto della complessità della situazione economica generale.
La scelta, circa la strada da imboccare, non è affatto scontata. Quella più appetibile delle produzioni ad alta innovazione è anche la strada che penalizza l’occupazione e viceversa. Le risposte fornite in passato, non sono più adeguate per il presente e per l’immediato futuro. Di qui la necessità di guardare a soluzioni nuove che tengano conto dei problemi attuali del Paese. La nostra proposta di riequilibrio della struttura produttiva, parte proprio da queste difficoltà.
In questa ottica, il settore più interessante, è la logistica dove le opportunità di crescita non sono vincolate alle regole del mercato del lavoro tradizionale ma alla qualità della rete di scambio dove determinanti risultano le infrastrutture, la collocazione geografica, e la capacità tecnica ed organizzativa del fattore umano.
La logistica, molto più dell’industria manifatturiera, aiuta ad uscire dal dilemma che contrappone produttività ed innovazione dal bisogno di accrescere i livelli di occupazione. Fonti europee ritengono che nel prossimo decennio 2010-2020 in Europa 1 posto di lavoro su 3 sarà direttamente o indirettamente legato alla logistica.

Proprio sulla logistica, la Campania può introdurre elementi di forza e novità per rilanciare la proprio economia. La politica regionale però dovrà andare oltre l’attuale proliferazione di centri e poli sorti anche in maniera spontanea. Quello di cui ora si avverte il bisogno e di razionalizzare al meglio la dotazione di strutture esistenti ricercando le compatibilità e le complementarietà. Una tale scelta andrebbe incontro al disegno europeo tracciato nella Conferenza di Barcelona nel 1995 di realizzare un’area di libero scambio nel Bacino mediterraneo entro il 2010. Siamo convinti che la valorizzazzione dei porti del Mediterraneo da quelli spagnoli (Barcelona,Valencia, Algeciras) a quelli italiani (Napoli, Gioia Tauro,Bari,Taranto), potrà offrire una nuova prospettiva di sviluppo all’intera economia regionale e meridionale.
Lo sviluppo della rete portuale potrebbe trainare tutta una serie di attività indotte interessate a localizzarsi nella zona d’influenza della “cinta doganale”.
Attività legate allo svuotamento e riempimento dei container, alla lavorazione delle merci ed alla loro distribuzione via terra o via mare, sul modello dei “distripark” come quello di Rotterdam.
Un riequilibrio, dunque, in cui sia prioritaria una prospettiva di sviluppo economico del territorio, aperto a forme di integrazione fra sviluppo industriale e piattaforme logistiche per la trasformazione e commercializzazione dei prodotti.

Un progetto, in cui le problematiche della piattaforma logistica vi saranno illustrate, fra poco, dal Prof. Ennio Forte dell’Università di Napoli.
All riuscita del progetto è legata la possibilità di restituire a Napoli, una propria identità”, recuperando almeno in parte l’antica vocazione della Napoli angioina, quando si pensò di farne la testa di ponte per la conquista di un impero che doveva estendere la sua influenza su tutto il Mediterraneo. Oggi, molto più modestamente si può pensare ad una città che si rifaccia a modelli come Marsiglia e Barcellona dove investimenti finalizzati allo sviluppo della logistica e dei settore ad essa integrati, dall’industria tecnologica avanzata al turismo, hanno dato risultati formidabili in termini di sviluppo e riqualificazione del territorio.
Una città che abbracci il mare non solo fisicamente come oggi appare guardando dall’alto il suo straordinario arco di terra che disegna il golfo, ma anche economicamente con le sue attività produttive protese verso i mercati dei Paesi oltremare.
Una “città dei flussi”, che operi non solo come “emporio commerciale” o,“vetrina espositiva dei prodotti” come il “Seatrade”, che pure apprezziamo per essere un importante elemento di novità, ma come una “valvola” regolatrice dei flussi” attivati dalle lavorazioni in loco e dallo scambio delle merci in entrate ed in uscita movimentate dal Distripark che include l’ area franca.
In definitiva così come ci insegnano le esperienze internazionali dall’Asia all’Europa ed al nord America ad esempio (Busan in Corea, Rotterdam in Europa e New York negli Stati Uniti), le funzioni strategiche del Distripark che in genere risulta ubicato in un’area portuale o a ridosso di essa, sono:
a) ruolo “valvolare” di regolatore dei flussi di unità di carico volto all’efficienza ed all’efficacia del distretto logistico regionale, alla decongestione ed al riordino territoriale;
b)ruolo di free-zone e di libero scambio, cioè zona di transito di merci defiscalizzate volta soprattutto a risultare “calamita” di investimenti nazionali ed esteri anche di imprese multinazionali per incrementare le esportazioni e l’occupazione locale;
c) funzioni di incremento del valore delle merci lavorate attraverso processi logistici attivabili anche per le produzioni locali di eccellenza.
Siamo consapevoli che per l’attivazione di una zona franca, peraltro già presente nel Mediterraneo nei porti di Marsiglia-Fos, di Barcellona e di Trieste, dovranno promuoversi iniziative per ottenere un apposita legge ed il consenso a livello europeo. I flussi del Distripark campano saranno prevalentemente orientati all’ambito geografico portuale dei paesi del sud-mediterraneo proponendo Napoli nella sua posizione baricentrica quale “città dei flussi” per il riequilibrio economico e sociale del paesi mediterranei.

Un progetto che recuperi, come illustrerà l’Arch. Massimo Pica Ciamarra nella seconda relazione, pezzi di territorio di un’area densamente popolata come quella della fascia costiera napoletana per farne basi logistiche per vecchie e nuove attività, disegnando “una grande area ASI virtuale” a “bocca di porto”, come si diceva un tempo, per realizzare sinergie fra gli attuali Centri commerciali (CIS, Tarì,etc) Poli industriali (calzaturiero, alimentare, etc.) Interporti (Nola, Marcianise,Battipaglia), e le nuove attività che sorgeranno dall’interscambio dei prodotti con i Paesi del resto del mondo.
L’obiettivo è quello di fare dei porti ed interporti della Campania, uno dei principali poli logistici del Sud Europa sfruttando le risorse disponibili ed attualmente poco sfruttate e sottoutilizzate tutte raccolte nel breve arco di circa 50 Km:
vaste aree dismesse dalle vecchie industrie manifatturiere; la presenza di scali marittimi (Napoli e Salerno) di primaria importanza, una rete autostradale sufficientemente interconnessa lungo le principali direttrici di traffico terrestre, infrastrutture ferroviarie per il traffico merci in corso di ammodernamento (Interporti di Nola, Maddaloni-Marcianise e di Battipaglia), l´aeroporto internazionale di Capodichino ed i previsti aeroporti di Pontecagnano e Grazzanise.

Le linee di fondo di questo progetto non saranno una novità per studiosi ed operatori oggi presenti in aula, come l’Assessore ai trasporti Prof. Ennio Cascetta, che ringrazio per la presenza e, il Dr. Zeno D’Agostino, Amministratore Delegato di Logica Spa, ed il sen. Nerli, Presidente dell’Autorità portuale, ma presentano indubbi elementi di novità se inquadrate nel progetto di riequilibrio della struttura produttiva regionale, a cui si dovrà mettere contemporaneamente mano. Non si tratta più di continuare a costruire sempre nuove infrastrutture ma di razionalizzare quelle esistenti affrontando il problema del loro utilizzo e della loro valorizzazione.

L’obiettivo ora diviene quello di nuove “strutture” non di nuove “infrastrutture”.
E’ questo, il nodo strategico dello sviluppo regionale che bisognerà sciogliere nella presente legislatura: un disegno di sviluppo che faccia dell’apparato industriale e della connessa piattaforma logistica, il motore dello sviluppo complessivo della regione.

Le difficoltà di una tale operazione sono notevoli e tali comunque da non poter essere realizzate con le sole risorse regionali. Di qui la necessità che il Progetto che presentiamo faccia parte di un Piano strategico globale che coinvolga segmenti importanti della comunità nazionale ed internazionale.
Un Piano imperniato sui fondi propri della Regione, sui Fondi strutturali, su quelle finanziarie dell’Amministrazione centrale.
In particolare, sulle scelte del Governo centrale, si appunta la nostra attenzione ed il nostro interesse, visto che siamo alla vigilia delle elezioni e potranno cambiare diverse cose nella politica nazionale. Noi pensiamo che il futuro governo dovrà operare una svolta nella politica finora seguita, trasferendo la sua attenzione dal Mezzogiorno al Mediterraneo. E per tale obiettivo diventa essenziale l’istituzione di un apposito Ministero per il Mediterraneo che faccia fare concreti passi avanti alle iniziative politiche del nostro Paese che dovranno essere promosse sia a livello nazionale che comunitario.

Noi guardiamo con interesse ai mutamenti in atto e guardiamo con attenzione al lavoro che hanno fatto le strutture operative dei Ministeri dell’industria e del Commercio con l’estero in particolare a strutture come la SIMEST (Società Investimenti Imprese miste all’estero) che abbiamo incontrato in questi giorni nella persona del Consigliere di Amministrazione con delega al Mediterraneo, Avv. Lanna, che ringrazio per la sua partecipazione. Guardiamo alla SIMEST con interesse perché l’esperienza che ha maturato nel corso di questi anni, contribuendo alla costituzione di numerose imprese all’estero, potrà aiutarci a superare i numerosi ostacoli che incontreremo nel nostro cammino.
Sentiremo nella relazione dell’Avv. Lanna i punti salienti di questa esperienza e ci conforta sapere che ha condiviso il nostro approccio al problema dell’industrializzazione della media e piccola impresa basato sui programmi di consolidamento ed espansione dell’indotto che potranno mettere in campo gli ultimi grandi gruppi industriali del nostro Paese come ENI, Enel, Finmeccanica, etc. che abbiamo già incontrato per sondarne la disponibilità.

Siamo convinti, infatti, che l’industria campana può aprirsi ai mercati internazionali solo se troverà nell’area di influenza della grande industria, i propri spazi con forme nuove di partecipazione ai grandi progetti guidati dai gruppi industriali. Ci sembra questo l’unico modo per consentire alla piccola industria l´accesso a tecnologie nuove, a garanzie patrimoniali più vaste per il credito di esercizio ed infine alle proiezioni sui mercati internazionali che sono tipiche solo della grande impresa.
Per fare ciò occorre un penetrante lavoro di coinvolgimento dei grandi gruppi industriali italiani che vanno sensibilizzati allo scopo ed inseriti in progetti di ampio respiro capaci di produrre importanti ricadute sull’apparato produttivo della Campania.
In questa ottica, come Presidente della Commissione ho già avviato i primi contatti con alcuni grandi gruppi industriali, a cominciare dall’ENEL e dall’ITALGAS, riservandomi poi di proseguire con ENI, Alenia, Finmeccanica e così via. Contatti che potrebbero portare a concrete iniziative di affiancamento e sostegno delle iniziative che la PMI campana e meridionale potranno avviare in direzione dei mercati internazionali se opportunamente sostenuti da un concerto di attività orientate agli stessi mercati di approvvigionamento e sbocco. L’ENEL ha interessi ad acquistare gas metano in Algeria per la diversificazione del combustibile per le proprie centrali, così come ENI ed ITALGAS , hanno per il bilancio energetico nazionale impegnato a ridurre la dipendenza del nostro Paese dal petrolio.
Concludendo, su queste basi pensiamo si possa avviare un proficuo lavoro con la Giunta ed in particolare con l’Assessore Cascetta e con il vicePresidente on. Antonio Valiante che ha assunto la delega del Mediterraneo. A Valiante chiediamo di dirci, oggi, a conclusione dei lavori, se, e in che misura ritiene praticabile un percorso come quello che andiamo disegnando.
Ci aspettiamo anche alla luce delle insufficienti disponibilità del Bilancio in approvazione in Consiglio, che si riesca a far leva sulle scelte strategiche del prossimo Quadro comunitario di sostegno per realizzare i contenuti di un disegno che potrà proficuamente orientare i lavori di tutta la legislatura regionale.
Nessuno si nasconde le difficoltà ma è di tutta evidenza la necessità che ha questa regione di uscire dallo stato di precarietà dello sviluppo utilizzando in maniera intelligente le risorse comunitarie invogliando così anche l’Europa a guardare al Mediterraneo come all’ asset strategico fondamentale per la competitività futura della stessa Unione.




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