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IL MATTINO
10/11/2006


«Il riscatto di Napoli comincia dal mare»

BIANCA D’ANTONIO «Napoli con l’area di Bagnoli e Venezia con quella di Marghera, hanno straordinarie analogie. Entrambe vivono la storia comune alle città di costa dell’era post-industriale con grandi aree dismesse dove il porto è l’elemento fondamentale della trasformazione delle città». Cesare De Piccoli, veneziano, viceministro ai Trasporti con delega ai porti è oggi a Napoli per l’annuale convention organizzata dal gruppo armatoriale Grimaldi sul cabotaggio. Oggi si parlerà di autostrade del mare e sviluppo ecosostenibile. A che punto siamo? «L’Italia ha un interesse vitale allo sviluppo delle autostrade del mare per due motivi, uno legato alle caratteristiche dell’Italia e l’altro basato sull’urgenza di avviare un equilibrio modale nel trasporto delle merci. Finora è mancato il respiro strategico. Con la congestione che grava ancora sui trasporti stradali, bisogna puntare ad una navigazione di costa a corto raggio e sulle ferrovie. Ora, se consideriamo il niente di anni fa, qualcosa è stato fatto basti vedere le enormi potenzialità del settore. Se invece, lo rapportiamo a quello che si può fare, la strada da percorrere è ancora lunga». In che senso? «Basti pensare al percorso compiuto dai Grimaldi che hanno creato una rete di collegamenti in tutta Europa e nell’area del Tirreno. E basti pensare al ruolo di Napoli e alla sua centralità nei collegamenti con la Sicilia e anche con il Nord-Italia e al record che ha nelle autostrade del mare con circa il 50% del traffico insieme a Salerno. Napoli è la cerniera tra Sud e Nord». Ma gli incentivi previsti per gli autotrasportatori? «L’ecobonus prevede 240 milioni da distribuire a coloro che utilizzeranno il trasporto marittimo (con un bonus del 30% sulla tariffa) e partirà agli inizi del 2007. In questi giorni stiamo definendo con Confitarma e le associazioni degli autotrasportatori, le rotte che usufruiranno degli incentivi. È indubbio però che il vero problema è come organizzare l’autotrasporto». È sufficiente tutto questo per una svolta? «No. Dobbiamo preoccuparci anche di creare terminal dedicati alle autostrade del mare all’interno dei porti e, in accordo con le Autorità portuali, coordineremo interventi e iniziative finalizzate agli accordi dedicati». Riusciranno i porti italiani a recuperare in termini di infrastrutturazione il tempo perduto? «Con l’autonomia finanziaria concessa alle Autorità portuali prevista nella Finanziaria, lo sblocco del 2% al tetto di spesa delle stesse Autorità portuali e l’accordo raggiunto sui dragaggi grazie al lavoro dei presidenti delle commissioni parlamentari e di Assoporti, con il miliardo e 300 milioni previsti per i porti, sono convinto che imprimeremo alla portualità una svolta eccezionale. Ci vorrebbe un ulteriore miliardo e 500 milioni ma abbiamo iniziato l’inversione di marcia e questo è importante». A proposito di dragaggi, a Bruxelles, il segretario generale ha detto che i porti italiani sono quelli dove è più difficile effettuarli. Dragaggi essenziali a ricevere le navi di nuova generazione, Napoli compresa. È così? «Dobbiamo far convivere due esigenze, quelle dei porti e quelle dell’ambiente. Sono convinto che Pecoraro Scanio si impegni all’attuazione dell’accordo perché oltretutto è anche napoletano». Ritorniamo a Napoli e al porto, come lo colloca? «Lo vedo come una straodinaria piattaforma logistica a livello europeo e, in questo momento difficile, dico che quando il mare è in tempesta bisogna guardare alla schiarita. A Napoli l’economia del mare non solo è il porto ma è l’interporto di Nola, è anche il nuovo asse ferroviario Napoli-Bari. Dunque una piattaforma logistica di respiro europeo».


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