7 giugno 2005
AL NAPOLI FILM FESTIVAL
Tornatore amarcord: «Pupella Maggio il mio portafortuna»
Di Eugenio Spagnolo
Una serata nel
segno di Giuseppe Tornatore quella di ieri al Warner Village per il Napoli Film
Festival. Il regista premio Oscar (nella foto qui sotto ieri all’arrivo al
cinema) ha ripercorso con il pubblico le tappe del suo rapporto con Napoli, un
legame che va di pari passo con la sua carriera. È stata proprio Napoli,
infatti, lo sfondo del suo primo titolo, «Il camorrista», tratto da Giuseppe
Marrazzo e ispirato alla figura di Cutolo, «un lavoro difficile e coraggioso,
girato in un clima segnato dalla presenza della camorra. Lo stesso Goffredo
Lombardo, che lo produceva, era dubbioso sul suo esito commerciale. Ma poi io
convocai una conferenza stampa, i giornali cominciarono a parlarne e anche lui
si convinse. Girare a Napoli fu straordinario, perché questa è una città che ha
una energia particolare. Una volta Francesco Rosi mi disse: ”Tradirei Napoli
con Palermo”. Gli risposi: ”Io farei il contrario”». Poi tocca a «Nuovo Cinema
Paradiso» (proiettato subito dopo l’incontro con il pubblico). Il film ebbe un
iter travagliato, ma portò Tornatore a vincere l’Oscar per il migliore titolo
straniero. Ieri sera il regista lo ha ricordato inanellando aneddoti sulla
lavorazione, sui rapporti con il produttore Cristaldi e sulla scelta degli
attori. «Nel ruolo della madre di Jacques Perrin proposi Pupella Maggio»
racconta: «Cristaldi, con cui discutevo a lungo sul cast, accettò subito con entusiasmo.
”Pupella va benissimo - mi disse - perché porta fortuna. A me ne ha portata
tanta ai tempi di ”Amarcord”» il film di Fellini, come si sa, trionfò agli
Oscar e fu un buon viatico). Dagli ospiti del Napoli Film Festival alle
rassegne. Riscuote successo, per esempio, quella su Peppino De Filippo,
presente con un ciclo di 21 film, dagli indimenticabili duetti con Totò a
quelli con il fratello Eduardo («Non ti pago» e «Ti conosco mascherina»).
L’omaggio è apprezzato dallo stesso Luigi De Filippo, il figlio, anche per la
scelta del Filangieri come sala delle proiezioni: «Negli anni '30 il Filangieri
- ricorda Luigi - si chiamava Kursaal ed era un teatro. Lì è cominciata la
carriera della mia famiglia con commedie come "Natale in casa Cupiello",
"Don Raffaele il trombone"... e lì sono sempre tornato con piacere
quando la sala è diventata cinema». Ieri è stata anche la giornata di «Soul of
Naples», che ha aperto la rassegna «Schermo Napoli». Diretto dall'ex
giornalista della tv olandese Vincent Monnikendam, il film è un documentario di
96 minuti che ha richiesto due anni di lavorazione, nei quali il regista ha
intervistato alcuni napoletani chiedendo loro di raccontare la vera anima della
città. Nemerosi anche gli eventi previsti oggi. Dopo la lezione di Tornatore al
termine della proiezione di «Una pura formalità», prevista per alle 10 al
Warner, il festival proseguirà con le proiezioni dedicate ad Anghelopoulos e
Zhang Yimou, e con le anteprime di due film italiani: «Moriscos Peach», con
Valeria Bruni Tedeschi e «Sulla mia pelle» di Valerio Jalongo, in gara per
«Schermo Napoli» (il film è stato girato a Pontecagnano). Infine, alle 22.30,
per gli appassionati del genere, ci sarà l'anteprima italiana di «Alta
tensione», horror-thriller che in America è stato paragonato a «Saw»
(L'enigmista).
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