IL MATTINO SPECIALE
17 settembre 2005
Settecento protagonisti a Sant’Elmo, dialogo aperto tra creatività
Di Pasquale Esposito
Dieci giorni d’arte
giovane in una città, un territorio, che all’arte contemporanea si è legata con
una serie di manifestazioni, e di scelte politico-culturali, di livello
internazionali: quasi chiedendo agli artisti un marchio, un imprimatur, una
connotazione di qualità, e - perché no - un valore aggiunto. Magari da
inscrivere nel solco di una feconda tradizione culturale ed artistica, ma con
un segno aperto al nuovo. Ai giovani. La XII edizione della Biennale dei
Giovani artisti dell’Europa e del Mediterraneo, che si aprirà lunedì 19 a
Castel Sant’Elmo (dove sarà visitabile fino al 28 settembre) attorno a un tema
specifico - quello della passione - non plana, per così dire, su un territorio
assente, indifferente ai temi dell’arte, ma si cala - anzi - nel pieno di una
città che vive e discute - e spesso polemizza - anche vivacemente di arte. E questa
manifestazione si inserisce, anche, nel pieno di un fermento creativo che
sforna artisti e opere, e giovani di talento che s’affermano a casa loro, qui,
e fuori, riscuotendo riconoscimenti e rinverdendo una tradizione che nel corso
dei secoli ha dato sostanza e contenuto alla «cifra» di Napoli come città
d’arte. Non solo relativamente ai monumenti, antichi e recenti, ma anche a
uomini e donne, pittori, scultori, performers e così via. Ecco perché quella
che sta per inaugurarsi a Castel Sant’Elmo (luogo non nuovo ad accogliere
l’arte giovane: ce n’era in «Castellinaria», nella mostra di Studio Azzurro di
qualche anno fa, ce n’era in «Napoli Anno Zero. Qui e ora», tra anni or sono) è
una manifestazione di grande spessore, dove andare alla scoperta dei nuovi
talenti provenienti da tutta Europa e dai paesi del Mediterraneo, dove
percepire, respirare la circolazione delle idee, della creatività dei circa
settecento artisti che esporranno a Napoli i loro «segni», la loro visione
dell’arte. «Napoli è stata per secoli la città delle contaminazioni culturali,
artistiche, dei popoli» ha sottolineato il soprintendente Nicola Spinosa, nella
presentazione di ieri «e le arti sono contaminazioni di esperienze, sentimenti,
materiali. E di rapporti umani». Da questa manifestazione Napoli rafforzerà
l’immagine di centro culturale attivo e propositivo in ambito contemporaneo,
sia verso un pubblico locale, in particolare di giovani, ma anche nazionale e
internazionale. È anche l’intento dei promotori della Biennale, Provincia di
Napoli e Bjcem (Biennale des Jeunes Créateurs de l’Europe e de la Meditérranée)
con il sostegno della Regione Campania, in collaborazione con il Comune di
Napoli, la Soprintendenza speciale per il Polo museale napoletano e con
l’organizzazione di Civita, Zoneattive e Scabec (Società campana per i Beni
culturali). Il coordinamento scientifico della Biennale 2005 è di Achille
Bonito Oliva e Eduardo Cicelyn. La Biennale sarà, quindi, anche un’occasione di
richiamo, sia culturale che turistico, per il movimento che il mondo dell’arte
si trascina, anche quando si tratta di arte giovane. «Per fare di Napoli un
punto di riferimento della cultura internazionale come merita di essere» ha
aggiunto Spinosa «è necessario compiere un salto di qualità. Fin’ora spazi
istituzionali, come Castel Sant’Elmo, Capodimonte o Castel dell’Ovo, e gallerie
private hanno offerto grande ricchezza di iniziative: adesso è necessario che
le attività siano concordate, pianificate, programmate tra le strutture nel
settore del contemporaneo come nell'antico e nel moderno». Lo spirito
dell’iniziativa è quello di promuovere la creatività giovanile e, al tempo
stesso, favorire la tolleranza e l’incontro tra culture diverse. La Biennale
offre a giovani artisti tra i 18 e i 30 anni l’occasione di esporre le proprie
produzioni in un contesto di grande prestigio, favorendone la crescita e la
possibilità di scambio e confronto. Creare un dialogo tra i giovani di paesi
diversi e lontani, promuovendone l’opera a livello internazionale, rappresenta l’obiettivo
primario della manifestazione, che fornisce non solo una visione capillare
della creatività giovanile europea ma spinge la sua ricerca verso l’altra
sponda del Mediterraneo, alla scoperta dei fermenti creativi di Paesi quali
Algeria, Marocco, Egitto, Giordania o Turchia, che sempre più stanno attirando
l’attenzione degli osservatori internazionali.