CORRIERE DEL MEZZOGIORNO

29/04/2005

 

Il flop dei Por: Europa cattiva maestra di burocrazia

di Michele Capasso*

 

 

In questi giorni vivace è il dibattito sul ruolo delle Regioni del Mezzogiorno d’Italia rispetto alle politiche euro-mediterranee e sia Massimo Galluppi che Pietro Ciarlo, su questo giornale, hanno evidenziato la necessità che queste politiche siano gestite direttamente dai Governatori a patto che si rinnovino mentalità e culture politiche.

La Fondazione Laboratorio Mediterraneo da oltre un decennio si è distinta come principale rete euro-mediterranea per il dialogo tra le società e le culture attuando azioni concrete con un approccio originale: promuovere il processo d’integrazione tra le Regioni che si affacciano sul Mediterraneo utilizzando la cultura, la solidarietà sociale, la scienza.

Quando gli scambi internazionali, nel Mediterraneo come altrove, si diffondono e si ingigantiscono i cittadini hanno la sensazione di vedersi sottrarre la gestione del proprio mondo e si sentono imporre una “monocultura”. Di fronte a questa perdita d’identità grande è la tentazione di rifugiarsi in se stessi, di cristallizzarsi su valori arcaici radicati nel passato, in un clima di intolleranza che spesso conduce al fanatismo, all’odio, al rigetto dell’Altro. Se vogliamo evitare che la guerra fredda di ieri si trasformi in un suicidio culturale, agevolato da massicci movimenti migratori internazionali, occorre – nel senso più ampio del termine – “democratizzare la mondializzazione” prima che la “mondializzazione snaturi la democrazia”.

Da ciò deriva l’importanza delle Regioni perché, grazie alla loro dimensione circoscritta, possono essere portatrici di un dialogo tra culture diverse e, con esso, di uno sviluppo economico condiviso.

La Fondazione Laboratorio Mediterraneo, con le sue sedi e bureaux nelle Regioni del Mezzogiorno d’Italia, è un riconosciuto strumento competente per assistere questo processo d’innovazione delle Regioni del Sud dell’Europa  verso il Mediterraneo.

Già nel giugno 2000 la Fondazione offrì gratuitamente - al Ministero degli Affari Esteri ed alle Regioni del Sud (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia) destinatarie dei Fondi strutturali - il proprio contributo, elaborando studi di fattibilità per progetti di internazionalizzazione culturale ed economica riguardanti le citate Regioni e il Mediterraneo. L’ipotesi fu quella di costituire una “Rete di centri di eccellenza” e coordinamento nell’area euromediterranea valorizzando le specifiche competenze di Regioni e collettività locali del Mezzogiorno d’Italia: ad esempio la “Sicurezza alimentare” a Benevento; le “Culture immateriali per ragazzi” a Giffoni Valle Piana; i “Luoghi di accoglienza” a Pietrelcina; i “Siti ipogei” a Matera; le “Minoranze linguistiche” a Campobasso; la “Tradizione mitologica” a Bari; le “Migrazioni” a Lecce; le “Nuove povertà” a Cosenza; la “Siccità e desertificazione” a Porto Torres; le “Isole” a Lipari; la “Cultura alimentare” a Chieti e via dicendo.

Una imponente “architettura di progetti in rete” che avrebbe consentito un sapiente uso di oltre un miliardo di euro disponibili sulle Misure destinate dai Fondi strutturali all’internazionalizzazione e presenti nei POR delle varie Regioni.

Ben poco è stato fatto di tutto questo: gli stessi limiti della burocrazia europea si sono radicati a livello regionale ed hanno agito in sinergia con l’impossibilità di coniugare, a livello locale, diverse appartenenze politiche e partitiche.

Di qui l’assenza totale di un coordinamento tra le Regioni del Sud su questi temi.

Ecco perché è importante il rilancio di questo coordinamento promosso dal Presidente Bassolino, approfittando oggi della comune appartenenza politica  e, in molti casi,  della personale amicizia tra i neo-Governatori del Sud.

La sfida non è solo a livello interregionale. Bisogna operare all’interno delle singole Regioni per ridurre, anche qui, il blocco della burocrazia: interessi contrapposti di assessorati, incompetenze e malafede di molti burocrati, malcostume ancora diffuso in gran parte dei funzionari di fatto hanno paralizzato e paralizzano le decisioni assunte a livello politico ed inducono le migliori intelligenze ad andar via ed a porsi al servizio di altri organismi, spesso allocati al Nord.

Ed anche la Fondazione Laboratorio Mediterraneo, con grande rammarico, è orientata in tal senso vista l’assenza di riconoscimento per un’azione meritoria unanimemente riconosciuta in altre Regioni euromediterranee.

 

* Presidente della Fondazione Laboratorio Mediterraneo