IL DENARO
10 maggio
2005
Difendiamo
la nostra casa
di Michele Capasso*
Desidero proporre alcune considerazioni sul
recente convegno svolto a Napoli il 6 e 7 maggio dalla Regione Campania e dallo
Studio Ambrosetti sul tema “Il Mediterraneo: quale visione del futuro?”, ed al
quale hanno partecipato alcuni membri della Fondazione Laboratorio
Mediterraneo: Predrag Matvejevic, Walter Schwimmer, John Esposito, Fabio
Petito, Caterina Arcidiacono e chi scrive.
Come premessa, non poco sconcerto lascia la
valutazione di alcuni organizzatori di questo incontro come “primo grande
evento svoltosi a Napoli per il Mediterraneo!”. Ed allora mi ritornano alla
mente l’impegno di tante istituzioni napoletane — la nostra Fondazione, le
Università l’Orientale, Parthenope, Federico II, ecc. — che hanno realizzato a
Napoli importanti eventi in questi ultimi undici anni: dai Forum Civili (alcuni
di essi con oltre duemila partecipanti di cui più della metà della Riva Sud)
alle Conferenze euromediterranee e così via. (www.euromedi.org/ Le attività)
Veniamo al convegno.
Mario Rosso, amministratore delegato
dell’Ansa, ha sottolineato la totale assenza di rappresentanti della Riva Sud
ed a lui, in questa constatazione, si sono associati gli ambasciatori di Egitto
e Algeria. Le cento persone presenti infatti erano in gran parte della
Campania.
Il convegno ha evidenziato ad un pubblico meno accorto che non si possono far
camminare le merci se non possono camminare gli individui: gli ambasciatori di
Egitto e di Algeria hanno espresso una dura critica nei confronti della
politica di rilascio dei visti da parte dell’Unione europea, evidenziando
l’esigenza di porre seri rimedi. Walter Schwimmer, su questo tema, ha
rilanciato la proposta di un supporto di competenza alla costituenda rete delle
Regioni del Sud d’Italia trovando il pieno consenso dei partecipanti. Il
professor Savona ha presentato una ricerca svolta da Ambrosetti per conto della
Regione Campania sul Mediterraneo: anche in questo caso è stato fatto notare
che si tratta di cose scritte e riscritte e che non si va avanti se non si
riconosce il lavoro svolto da prestigiosi organismi che da anni si dedicano a
queste ricerche, evitando inutili duplicazioni. Le due proposte della “ricerca”
— come quella di costituire un “sistema mediterraneo di arte e cultura” - non
tengono conto di quello che già esiste, come i programmi comunitari “Euromed
Heritage” e qualificati strumenti di banche dati, monitoraggio e promozione già
da tempo esistenti in Francia, Giordania e Grecia.
Pieno accordo con il professor Savona, invece, sulla valorizzazione del
capitale sociale e umano e sulla necessità di utilizzare le competenze degli
imprenditori che lavorano nel Mediterraneo e quelle degli organismi che gestiscono
progetti o che da tempo si occupano di queste tematiche. Un raggio di sole,
subito offuscato dall’annuncio del neo- Presidente della Regione Lazio, Piero
Marrazzo: la costituzione, da parte della sua Regione, di un “grande
Osservatorio del Mediterraneo”, una “Casa del Mediterraneo”. Un progetto
concordato con il vicepresidente della Commissione europea Frattini, con lo
scopo di promuovere il dialogo tra le culture e le religioni “perché il Lazio
non ha un semplice capoluogo, ma Roma, la capitale”.
Che senso ha un’ennesima “Casa”, quando già ne
esiste una che svolge il medesimo compito? C’è proprio bisogno di creare ancora
un ennesimo “Osservatorio” a Roma? A questo annuncio non vi è stata una
contrapposizione. Muti, sul palco, il Presidente Bassolino, chi scrive ed il
Segretario generale Schwimmer non hanno osato esporre quanto appariva ovvio
negli stessi documenti del convegno e nella sua prima pagina: e cioè
l’esistenza ed il ruolo della Fondazione Laboratorio Mediterraneo e della
Maison de la Méditerranée. Un istituzione che, con atti ufficiali di Stati e
Regioni (tra queste le delibere delle Regioni Lazio, Campania, Abruzzo, Molise,
Calabria, Sicilia) rappresentativi di oltre 200 milioni di cittadini, viene
riconosciuta come “Osservatorio del Mediterraneo”.
A ciò va aggiunto che la Fondazione ha assunto
da alcuni mesi il ruolo di Antenna europea e Capofila della Rete italiana della
“Fondazione euromediterranea Anna Lindh per il dialogo tra le culture”.Perché
la Regione Lazio non entra a far parte di questa Rete italiana, in cui sono
presenti prestigiose istituzioni tra cui alcune Regioni (Nessuna del Sud.
Sic!).
Credo che molti di voi lettori, grazie
soprattutto alla disponibilità di questo giornale, ma anche alla continuità e
serietà del lavoro svolto, conoscano l’impegno che la Fondazione Laboratorio
Mediterraneo da oltre undici anni ha profuso per contribuire a restituire a
Napoli, alla Regione Campania ed all’Italia la loro naturale dimensione
mediterranea.
Dal 1994 abbiamo stimolato e accompagnato le
Regioni euromediterranee nel Processo di Partenariato euro-mediterraneo:
abbiamo nel 1996 stipulato protocolli d’intesa con le Regioni Catalogna e
Piemonte ed allora titolammo su questo giornale “E’ l’ora delle Regioni”.
Successivamente abbiamo svolto importanti e
concrete iniziative affiancando le principali Regioni che si affacciano su
questo mare. Lo abbiamo fatto dando voce e dignità alle Regioni, creando Forum
di dibattito e discussione ampi al fine di individuare un luogo fisico
rappresentativo di Regioni, Città, Università, Accademie, Istituti di cultura e
di ricerca, Organismi vari: la Maison de la Méditerranée. Un sogno da alcuni
anni divenuto realtà con sede centrale qui a Napoli e sedi in molti Paesi
euromediterranei.
Non è possibile pensare e, ancor più,
progettare il futuro senza riconoscere e valutare le esperienze fatte. Se in
una miope competizione di piccoli particolarismi locali si riparte ogni volta
dall’anno zero purtroppo non è ancora l’ora delle Regioni. E’ l’ora triste
della confusione, mentre c’è necessità di una grande azione corale in cui,
ciascuno, deve svolgere il proprio ruolo. Con competenza e qualità.
*presidente della Fondazione
Laboratorio
del Mediterraneo