IL QUOTIDIANO

14 maggio 2005

 

Minniti: “Assessorati al Mediterraneo”

 

 

COSENZA – No al Ponte sullo Stretto, sì invece alla valorizzazione di Sibari e Gioia Tauro, “le due porte della Calabria”; istituire un ministero nazionale e assessorati regionali “al Mediterraneo” e non più solo al Mezzogiorno; potenziare la cooperazione allo sviluppo, iniziando da un patto fra le regioni del nostro Sud per supplire alle attuali deficienze della politica governativa; trovare in tutti i modi fondi per la formazione dei giovani del bacino del Mediterraneo, Balcani inclusi.

Si comprende subito che c’è aria nuova, che in un futuro più o meno prossimo, le sinergie tra politica, istituzioni (per ora provinciali e regionali, poi si vedrà), università e centri di ricerca, saranno sempre più strette.

Il responsabile per i problemi dello stato dei Democratici di Sinistra, il calabrese Marco Minniti, concludendo la prima giornata ha trovato i toni, gli accenti e gli argomenti giusti per sintonizzarsi con le esplicite richieste di collaborazione (e di sostegno) avanzate da Michele Capasso, Giovanni Latorre e Franco Rizzi. Così se il presidente della “Fondazione Laboratorio Mediterraneo”, l’architetto Capasso, chiede un programma operativo e di mettersi in rete per evitare duplicazioni, ancorarsi al Mediterraneo, integrare in Europa, Libia e Balcani, lanciare “l’identità del fare e l’associarsi per il sapere”, facendo appello persino al leader del centrosinistra Prodi perché sposti parte della sua “fabbrica del programma” proprio a Cosenza; il retore dell’Unical, Latorre, chiede all’Europa maggior attenzione perché l’ex-Mare nostrum tornerà ad essere luogo di transito privilegiato dei trasporti per il Vecchio continente tramite il Canale di Suez, visto che il Pacifico ha ormai surclassato l’Atlantico come arteria principale di traffico.

E infine il direttore dell’Unione delle Università, Rizzi, rivendica il ruolo propulsivo degli atenei federati, ben 73, nei successi del “processo di Barcellona”, ma ricorda che le università vengono poco considerate dai governi (e quasi mai consultate) e comunque non sono attrezzate per predisporre progetti per l’Unione Europea.

Tocca quindi a Minniti sintetizzare proposte e suggerimenti, concordando con la relazione del presidente Oliverio, rilevando l’invidiabile collocazione geostrategica della nostra regione ed elencando “i fatti da fare”.

Per Minniti ormai le regioni, specie quelle mediterranee, debbono avere una “piccola politica estera”, la Calabria deve puntare molto sulla costruzione di relazioni internazionali, col decentramento e il federalismo è indispensabile essere attivi anche in settori non tradizionali. Di fronte all’emergere di Cina ed India, non si deve pensare ad alzare barriere ma far leva sui punti di forza che possiamo già sfruttare: sull’asse Ionio e Tirreno, valorizzare i Porti di Sibari e Gioia Tauro, rivolti a Balcani e Nordafrica ed in proiezione al cuore dell’Europa; chiusura netta invece per il Ponte. Bisogna avere capacità di governo di ampio respiro per il fedelissimo di D’Alema, pensare dunque non più ad asfittici ministeri per il solo Meridione ma a dicasteri ed assessorati regionali che si occupino dell’intero Mediterraneo.

E qui Minniti lancia un’altra proposta concreta: una commissione speciale di Giunta e Consiglio Regionale calabrese, per non fermarsi alle parole. Si deve ricentrare  su queste latitudini l’attenzione europea spostatasi negli ultimi anni verso il Centro e l’Est ma l’esponente del Centrosinistra ha ammonito che l’integrazione dovrà andare avanti in latri ambiti, è praticamente inevitabile, perché la moneta da sola non basta per fare un’Unione.

In conclusione Minniti torna a volgere l’attenzione ai Balcani, come esempio ed ammonimento; rammenta che in questi giorni le diplomazie decideranno il futuro del Kosovo: si avvierà un processo che porterà all’indipendenza ma nel quadreo di una maggior vicinanza all’UE e che il blocco del flusso di immigrati clandestini, specie dall’Albania è stato possibile grazie ad accordi di cooperazione e sviluppo e non solo per il controllo poliziesco militare dell’Adriatico e delle coste schipetare.