IL DENARO
24 maggio 2005
Immigrazione
clandestina: un approccio più umanitario
“Dietro cifre e regolamenti ci sono uomini,
donne e bambini. È proprio del Consiglio d'Europa avere un approccio
innanzitutto umanista all'immigrazione". Così Jean-Guy Branger,
vicepresidente della Commissione per l'immigrazione dell'Assemblea parlamentare
del Consiglio d'Europa. Ad aprire i lavori del Secondo Forum Parlamentare
Euromediterraneo sulle Migrazioni (organizzato dalla Sottocommissione
Migrazioni del Consiglio d'Europa e dalla Delegazione parlamentare italiana
presso l'Assemblea) al Senato della Repubblica è Claudio Azzolini,
vicepresidente dell’Assemblea di Strasburgo, capo degli europarlamentari
italiani e tra i “padri” della Fondazione Laboratorio Mediterraneo.
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“E' noto che l'Italia, per la sua collocazione geopolitica, ha sempre
rivendicato una "vocazione" alla cooperazione euromediterranea —
spiega Azzolini - . Delle sue tre grandi direttrici strategiche di politica
estera, infatti, quella mediterranea ha sempre rappresentato - accanto
all'opzione euro-atlantica e a quella "mitteleuropea" - un
orientamento costante, condiviso peraltro da tutti gli schieramenti politici
che hanno governato il Paese”.
Folta la rappresentanza di paesi mediterranei,
fra cui Egitto, Tunisia, Libia e Marocco. E questa corale partecipazione
secondo Franco Danieli, membro della Sottocommissione, potrà favorire un
fruttuoso scambio di opinioni fra i paesi interessati dai fenomeni migratori.
"A livello di obiettivi - afferma Danieli - il Forum ha lo scopo di
definire lo stato dell'arte delle prospettive e delle sfide poste
dall'immigrazione nel Mediterraneo, a due anni di distanza dal primo Forum di
Cipro, e tenendo conto degli sviluppi da allora intervenuti”.
“Le cifre dell'immigrazione - spiega Branger -
fanno piazza pulita del mito della fortezza Europa: più di due milioni di
persone, infatti, si stabiliscono ogni anno nei paesi dell'Unione. È doveroso
accogliere gli immigrati - anche i clandestini - nel rispetto della dignità
umana, senza però perdere di vista la pace sociale dei paesi di arrivo.
“Tuttavia - prosegue il vicepresidente della Commissione - le misure di
repressione dell'immigrazione clandestina non potrebbero costituire una
risposta all'altezza della sfida. Dobbiamo restituire a quelle popolazioni una
speranza di sviluppo nei propri paesi".
In tale prospettiva, sostiene Michele Capasso,
presidente della Fondazione Laboratorio Mediterraneo, l'Europa deve raccogliere
la sfida posta dalle nuove ondate di immigrazione, regolandone i flussi e
offrendo nei paesi d'origine una formazione adeguata alle esigenze dei paesi di
arrivo e sviluppando al contempo una cultura dell'accoglienza, in sintonia con
il rispetto dei diritti e della dignità umana. “Il Consiglio - dice Capasso - con
la sua 'dimensione etica e morale deve incidere sugli atti della Commissione e
dell'Unione Europea, per promuovere un'identità non burocratica, ma incentrata
sul valore dell'essere umano”.
“E' sempre stato mio convincimento — conclude
Claudio Azzolini - che, nelle acque di questo mare, si contrappongono due
esigenze basilari, entrambe legittime: da un lato, il bisogno di controllare
l'immigrazione clandestina, anche facendo riferimento alle indicazioni
provenienti dall’Ue; dall'altro lato, la necessità di tutelare i diritti minimi
dei disperati che sbarcano nelle nostre coste - coste europee - dopo essere
stati sfruttati dalle organizzazioni criminali dedite al traffico
internazionale di esseri umani”.