IL
FOGLIO
26 luglio 2005
Giochi pericolosi
Ecco come le università italiane flirtano
con i fondamentalisti.
E Aosta ospita Tariq Ramadan
Roma.
Doveva essere l’ospite d’onore della più influente associazione di dissenso religioso
al mondo, l’American academy of religion. Ma si è dovuto accontentare di un
collegamento dalla frontiera canadese. Ha ritentato con l’Università cattolica
Nôtre Dame, nell’Indiana. Respinto. Alla fine ce l’ha fatta con l’Italia. 25 e
26 novembre, Aosta, Tariq Ramadan sarà la star al congresso dell’Associazione
italiana di sociologia. Parlerà di “spiritualità come sfida alla religione: il
caso dell’Islam”. Magdi Allam, sul Corriere della Sera, ha denunciato il nuovo
Comitato accademico italo-egiziano formato fra “gli strenui apologeti del
terrorismo suicida”, l’Università egiziana Al Azhar, e cinque atenei fiore
all’occhiello dell’orientalistica italiana, tra cui Napoli, la Sapienza di Roma
e il Pontificio Istituto. Al Azhar, per molti la principale fucina di
giustificazioni teologiche del terrorismo suicida, è pesantemente infiltrata dai
Fratelli musulmani. Una nota dell’ufficio stampa della Sapienza ieri precisava
che nessun accordo è stato siglato lo scorso giugno con l’ateneo romano. “Denuncino
l’ambasciatore italiano Antonio Badini – dice Allam al Foglio – AnsaMed, il 13
e il 15 giugno scorso, ha diffuso una nota ufficiale dell’ambasciata in cui è
spiegato l’accordo”. Nel novembre scorso avevamo cercato di far luce su un
altro sodalizio, quello fra l’Unione delle Università del Mediterraneo della
Sapienza di Roma e l’ateneo palestinese An Najah di Nablus. Nonostante da quest’ultima
siano uscite diciannove bombe umane palestinesi, il preside di Najah, Rami
Hamdallah, siede ancora nel board di Unimed. Giorni fa, il cantante palestinese
Amar Hassan, colpevole di non celebrare i kamikaze, è stato cacciato a colpi di
pistola dal campus di Najah dai terroristi delle Brigate dei martiri di Al
Aqsa. Al rettore della Sapienza, Renato Guarini, subentrato da qualche mese a
Giuseppe D’Ascenzo alla presidenza di Unimed, consigliamo il dossier su Najah
dell’Intelligence and Terrorism Information Center. Forse vorrà rivedere l’accordo
con “il bastione di Hamas dove prospera la cultura del martirio” e celebra chi
fa saltare in aria dieci israeliani a Netanya. Sergio Noja Noseda è il
coordinatore del cartello italiano nell’accordo con gli egiziani di Al Azhar,
ed è uno dei più importanti arabisti italiani. Ha insegnato letteratura araba
alla Cattolica di Milano e negli Emirati. Al Foglio, Noja spiega che
“l’arabistica italiana è stata ridotta a tanti focolai di ex sessantottini
quasi tutti filopalestinesi, un numero consistente dei quali convertiti
all’islam. Ad Al Azhar li guardano con disprezzo, come fossero caricature. I
renegados sono renegados. In Italia c’è un’insopportabile sinistra che subisce
il fascino islamico, un tremendo miscuglio di Sessantotto e dialogo ecumenico.
Credo che il colloquio interreligioso sia una stupidaggine, ma non lo sono gli
accordi che comunque devono essere cercati”. E’ la prima volta che la
principale autorità sunnita, Al Azhar, antica di più di mille anni, invia
professori e studenti a studiare nel mondo occidentale. “Ricordiamoci che si
considerano superiori e si credono eletti. Certamente dentro Al Azhar c’è un
grande delirio antioccidentale. Ma a gennaio mi hanno invitato a parlare di
Corano, io che sono considerato un infedele. E sono rimasti tutti colpiti
quando ho detto che il Corano prescrive le mutande, non il velo. Dobbiamo
colpire, ma anche capire e studiare. L’islam è nei guai fino al collo. Decidano
se restare fermi al medioevo”.
La
via del cedimento al nemico
Lo
studioso di religiosità Massimo Introvigne, direttore del Cesnur, è d’accordo
con Allam: “Gli studiosi cattedratici dell’islam hanno la testa nella sabbia,
si trincerano dietro la scusa di occuparsi solo di islam fino al XVII secolo.
Va per la maggiore il fastidio dell’islamologo che dice di studiare le miniature
arabe e di disinteressarsi di Said Qutb. E intanto Ramadan, asso del
neofondamentalismo, continua ad affascinare le accademie europee”. Giorgio
Israel, docente di matematica alla Sapienza, pensa che la denuncia di Allam sia
“assolutamente sconcertante. E’ lo stesso errore di chi accredita personaggi
come Ramadan. Il pericolo non viene solo da chi mette le bombe, ma anche da
coloro che si approfittano di noi per dire ‘non siamo come loro’, poi
aggiungono: ‘Dovete seguire quello che chiediamo’. Tradotto, odio verso Israele
e Stati Uniti e ritiro dall’Iraq. Questa è la via del cedimento al nemico. E’
pazzesco che Paolo Portoghesi dica ‘costruiamo mille moschee’”. Magdi Allam
commenta così l’arrivo in Italia di Ramadan: “E’ un apologeta del terrorismo contro
gli israeliani e in Iraq, ma la sua lingua biforcuta continua ad affascinarci quando
parla di attentati in Europa. Subiremo questa ipnosi fino a quando qualcosa di
terribile non ci costringerà ad aprire gli occhi”.