CORRIERE DELLA SERA

27 luglio 2005

 

Amicizie pericolose, intolleranza e chiarezza

 

Caro Direttore, credevo con difficoltà ai miei occhi mentre scorrevo l’articolo «Amicizie Sbagliate» a firma Magdi Allam apparso sul Corriere del 25 luglio scorso.
Rassicurato dalla consolidata linea editoriale del Corriere e dal riconosciuto buon senso dei suoi lettori, mi astengo da ogni commento sulla virulenza del linguaggio dell’Autore e sulle ardite tesi, cui egli si spinge, di come un trasparente confronto fra seri studiosi possa tradursi in un attentato alla nostra sicurezza.
Lo Sceicco Tantawi (massima autorità religiosa dei musulmani sunniti), ha affermato in varie occasioni l’assoluta estraneità dell’Islam da ogni atto di violenza contro civili inermi in qualunque parte del mondo essi si trovino. Più di una volta egli ha condannato le incitazioni degli Imam più radicali e ha pubblicamente incoraggiato «lo scambio di idee fra uomini e nazioni».
Anche recentemente, il Grande Imam di El Azhar ha pronunciato condanne chiare contro i rapimenti in Iraq. Lo fece tra l’altro con me, e poi pubblicamente, quando mi rivolsi a lui nel quadro dell’azione diplomatica intrapresa dal Governo italiano per la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena. In precedenza, su richiesta del Governo italiano, egli aveva condannato il rapimento di Simona Pari e Simona Torretta, esortando i rapitori a rilasciare le due nostre connazionali.
Quanto all’accordo citato nell’articolo, da me co-firmato insieme al Presidente dell’Università di El Azhar, esso prevede lo studio comparato di discipline, umanistiche e scientifiche, che concorrono al sapere condiviso in senso lato e in particolare nell’area mediterranea. Realizzare un approfondito confronto di analisi e valutazioni su filologia, letteratura, filosofia, economia, diritto e architettura e raccoglierne l’esito in scritti destinati alla pubblicazione, costituisce una delle componenti più significative di un dialogo serio e reciprocamente arricchente.
Con l’Italia, l’Università El Azhar si è incamminata in un sentiero innovativo, quello del libero confronto delle conoscenze nella pari dignità. Una scelta che rivela fiducia e stima nei nostri confronti.
Ovviamente su questo ed altro le opinioni possono divergere, ma un dibattito civile e costruttivo vorrebbe che ci si astenesse dal ricorrere al discredito, che è contiguo all’intolleranza. E molti hanno appreso dove il rigetto dell’«altro» può condurre.

Antonio Badini

(Ambasciatore d’Italia al Cairo)


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Caro Ambasciatore,
mi astengo anch’io da ogni commento a quella che appare una difesa d’ufficio a ciò che, a suo avviso, sarebbe «un trasparente confronto fra seri studiosi». Le ricordo che in Italia a dubitare dell’affidabilità e della credibilità dell’iniziativa da Lei sottoscritta è stato per primo l’
Avvenire, l’organo ufficiale della Conferenza Episcopale Italiana, che certamente ha una qualche competenza nel tema cruciale del dialogo con l’islam.
Mi duole rilevare che la sua difesa d’ufficio non si sia minimamente soffermata sui contenuti esposti nel mio articolo. Lei si limita a ignorare le frasi testuali pronunciate sia dal Rettore sia dal Grande Imam dell’Università islamica di Al Azhar, in cui sostengono senza mezzi termini la legittimità degli attentati terroristici suicidi contro la popolazione civile israeliana.
Come si può parlare di «dibattito civile e costruttivo» con chi disconosce il valore della vita di tutti gli esseri umani? Dovremmo forse chiudere un occhio sul fatto che il nostro interlocutore aizza al massacro degli ebrei, perché ci ha concesso una dichiarazione favorevole al rilascio di un nostro connazionale sequestrato in Iraq?
Onestamente credo che sia arrivato il tempo di fare chiarezza sui valori di fondo che devono sottostare a un dialogo costruttivo tra le persone al di là della propria fede e cultura. E sul valore della sacralità della vita di tutti non si può transigere, non si possono fare sconti a nessuno.
Magdi Allam