LA REPUBBLICA

17/09/2005

 

Sant' Elmo: 700 artisti alla Biennale dei Giovani
Il Castello della Passione

Da lunedì la rassegna divisa in 7 sezioni sulle nuove tendenze Viaggio multimediale tra installazioni cinema e letteratura Al centro dell' evento il tema dell' amore per la creatività


STELLA CERVASIO

Dall' esegesi della parmigiana di zucchine a una "pelle di Marsia" di design simil-Kapoor che trasferisce in salotto i fasti di piazza Plebiscito. Dal plastico di Gaudì formato casa di bambola (nella foto accanto), al "caravaggesco" light box con la cover girl sfregiata. Varia e vasta la creatività degli under 30 dal bacino del Mediterraneo tutto, che si fa rappresentare dalla dodicesima edizione della Biennale dei Giovani Artisti. Da lunedì fino al 15 ottobre la grande festa libera e forse lievemente fricchettona (in questo senso un po' dejà vu) invaderà pacificamente Castel Sant' Elmo creando una vera migrazione sulla collina di San Martino. Settecento giovani artisti divisi in sette sezioni: arti visive, applicate, musica, spettacolo dal vivo, cinema e video, letteratura e poesia e gastronomia hanno dato il meglio di sé e si faranno scoprire come un universo sconosciuto dai media che per abitudine riservano i titoli a nove colonne solo alle celebrità. Il tema, generalista come si conviene, è "la passione", ma in fondo è scontato. Che cos' altro, da queste parti, ricompensa l' inventiva dei giovani creativi, se non il brivido della passione? L' inaugurazione lunedì alle 18.30 (l' ingresso è gratuito); ieri la presentazione con il soprintendente Spinosa, "padrone di casa" del castello, gli assessori Di Lello, Cortese, Furfaro, Eduardo Cicelyn che con Achille Bonito Oliva cura la parte "scientifica" della rassegna. Del critico salernitano la grande idea che ha portato Napoli a stagliarsi nettamente più in alto sulle altre bandiere che partecipano. Quella cioè di istituire una commissione di selezionatori per ciascuna disciplina. Si entra subito nel regno di Gigiotto Del Vecchio, che di giovani creativi si occupa da tempo onorando il titolo di questa Biennale. Si distingue anche l' allestimento, nei tre ambienti affidatigli, essenziale ed efficace quando fa svettare "La guglia" di Marco Abbamondi, che proviene dall' arte presepiale, ma la idealizza con un mondo in miniatura fantastico e inquietante. Il curatore Del Vecchio allinea poi in un album-bacheca le foto di Eugenio Tibaldi, che nella sequenza di "Economia della passione" si rifornisce di scatti di un matrimonio presso la fiorente impresa di un fotografo di nozze, de-personalizzando sposi e invitati con pecette sugli occhi. Come Tibaldi, hanno già esordito in gallerie anche Moio & Sivelli, che con il video "Whatever you like" sondano all' inglese le reazioni del pubblico alla provocazione di una performer che offre loro dei babà. Più stucchevoli di certo di un saggio di pittura che non aveva neppure bisogno dell' altarino con ceri che lo ospita in cima a una scaletta: Giovanni D' Onofrio (un nome di cui si potrebbe sentir parlare anche dopo la Biennale), pur creando un certo riferimento all' iconografia classica con la sua "Annunciazione", la modernizza con una impaginazione violenta e scura, e la rende ambigua fino a stravolgerla: emblema della sacra femminilità diventa una figura più simile a una rockstar, tra l' immortale Morrison e l' eternauta Jagger. Tra i napoletani si può scegliere tra le certezze di Carlotta Sennato, che nella sua installazione a parete sposa un tutù all' anta di un armadio polveroso, citando Dubuffet; gli interventi al computer di Senseria ("Sinestesia urbana"), e il misticismo di Rosaria Iazzetta, la quale, dopo nove anni di vita in Giappone, inchioda a una metaforica croce un homeless di Tokyo: la morte della passione. C' è anche una Barbie che tira le cuoia, pochi passi più in là, in un "fotoromanzo" di Michele Letizia, mentre Barbara La Ragione, che nella sequenza fotografica "C' era una volta: Biancanera" riscrive una favola crudele alla Angela Carter. Ma non sono da meno i selezionati delle altre sezioni. Le Afterfour, a metà tra musica e arte. Il Damm (protagonista anche di una installazione luminosa dell' artista veneziano Giorgio Andreotta). Salvatore Zak Manzi, che ha prodotto un breve cartone intitolato "Tg War" condotto da un catastrofico quanto mai Emilio Fede. A Tatafiore è piaciuto il progetto di utilizzo delle cavità sotterranee dei Vergini di Valentina Gurgo. Al neapolitan chef Avallone, che trova ben riuscita la performance gastronomica del concorrente bosniaco, dà dieci in pagella al "più studioso": Filippo Di Maio, che da Meta di Sorrento ha ricostruito la storia della parmigiana di zucchine, collocandola in un gotha di pietanze ideali. Si potrà assaggiare? Chissà. Un' altra delle sorprese di quel grumo di tufo in cui Napoli si arrocca: Castel Sant' Elmo, aperto, come in una vera megalopoli, fino a notte inoltrata.