"IL DENARO"

7 novembre 1998

Il ruolo della scuola è indispensabile per il dialogo

di Michele Capasso

Sestri Levante, 24 ottobre 1998. Si concludono tre giornate di lavoro, promosse dal ministero della Pubblica Istruzione, sul tema "Il Mare che unisce: Scuola, Europa e Mediterraneo". L’obiettivo è creare una cultura del Mediterraneo partendo da un impegno della scuola: l’intercultura rappresenta un tema decisivo per il futuro della nostra società; bisogna, quindi, formare giovani in grado di coabitare in un mondo basato sull’accettazione reciproca di valori come la stima e il rispetto, la tolleranza e la valorizzazione delle diversità. Al seminario, centrato su questo tema, ha collaborato la nostra Fondazione presentando i progetti "Labmed giovani" e i "Moduli di formazione alla pace nelle scuole", già sperimentati in molte realtà e oggetto di un protocollo d’intesa con il Provveditorato agli Studi di Napoli.

Le principali sessioni di lavoro hanno affrontato tematiche importanti quali: "Linee educative per le regioni mediterranee", "Educazione interculturale e dialogo interreligioso", "Condizione femminile e pari opportunità", "Editoria, biblioteche, mediateche", "Verso la città multiculturale". I responsabili del progetto della Fondazione Laboratorio Mediterraneo hanno portato il loro contributo in tutte le sessioni. Chi scrive, in particolare, ha sottolineato la rilevante influenza che la città esercita sulla formazione dei giovani e nel dialogo multiculturale e interculturale. Data l’importanza di quest’ultima sessione di lavoro ritengo opportuno sintetizzarne i contenuti e le conclusioni. Il dibattito svoltosi nel gruppo di lavoro "Verso la città multiculturale" ha tenuto conto del quadro tracciato dalla relazione introduttiva. Tale quadro ha messo in evidenza gli elementi che hanno determinato le trasformazioni della città mediterranea: la globalizzazione e i fenomeni che l’accompagnano. Fra questi ci si è soffermati soprattutto sulle difficoltà di comunicazione dei gruppi sociali e dei singoli individui. La città è terra fertile delle diversità culturali e linguistiche anche per la forte presenza degli immigrati (e di stranieri in genere). Nella città odierna la multiculturalità è intrinseca, autoctona. È necessario, però, non commettere l’errore di contrapporre alle città multiculturali della sponda Nord del Mediterraneo quelle monoculturali della sponda Sud.

Su queste premesse chi scrive ha sottolineato che la scuola deve osservare queste città con uno sguardo bifocale: dall’alto, per coglierne le radici, le identità positive, i percorsi storici, geografici e urbanistici; a livello d’uomo per coglierne invece gli squilibri e i conflitti, ma anche le potenziali ricchezze. Sono questi gli elementi sui quali è stato avviato e guidato il confronto. Gli orientamenti espressi, attraverso i progetti condivisi o coordinati dai partecipanti al gruppo di lavoro, si sono articolati attorno ad una serie di problemi che hanno messo a fuoco la complessa varietà dei temi interculturali. È emersa innanzitutto una varietà di approcci, teorici e operativi, legata alle differenti situazioni e al diverso pubblico dei vari ordini di scuola. Tutto ciò obbliga a ritenere che la scuola non può limitarsi ad una astratta dimensione formativa, ma deve tenere fortemente in considerazione sia la realtà in cui opera sia obiettivi pedagogico-didattici istituzionali. L’analisi e il confronto/scambio delle esperienze progettuali realizzate dai partecipanti al lavoro hanno messo in evidenza un patrimonio di orientamenti e metodologie, strumento operativo indispensabile per una futura progettualità orientata al tema del Mediterraneo. Si tratta in particolare: 1) dell’esigenza di basare i progetti su una maggiore conoscenza delle situazioni e dei bisogni rispetto ai quali i soggetti dell’una e dell’altra sponda devono essere consapevoli e attivi; 2) del recupero della positività delle diversità antropologiche e, quindi, di una accentuazione della dimensione del confronto critico e produttivo; 3) del recupero, anche nelle dimensioni specifiche dei singoli progetti, del tema della città come luogo di contraddizioni e conflitti, ma, nello stesso tempo, anche di risorse da riconoscere e utilizzare per risolvere tali contrasti; 4) dell’importanza, nell’impostare i progetti diretti in particolare alle diverse aree culturali mediterranee, del coinvolgimento delle strutture primarie intergenerazionali (papà e mamma), non tanto in riferimento alle costrizioni o ai rapporti non consapevoli quanto, piuttosto, relativamente agli elementi intriseci di coesione sociale; 5) della necessità di riconoscere – e di modificare prioritariamente – le situazioni di svantaggio relativo alle stratificazioni sociali e culturali della città. Un’attenzione che, nei confronti soprattutto dei giovani emarginati, dovrebbe rappresentare una delle sfide principali alla "globalizzazione negativa" delle città mediterranee.

Una linee delle linee più significative d’intervento emersa dal gruppo è quella relativa all’analisi-recupero degli spazi umani e fisici della città sia in funzione di una aggregazione sociale sia per la giusta collocazione della scuola e delle sue attività. Grande attenzione ha inoltre richiamato il tema dell’ecologia, come recupero/difesa di spazi fisici vivibili e come costruzione/ricostruzione di ambienti relazionali positivi. In conclusione, il gruppo di lavoro ha espresso l’urgenza che le esigenze progettuali illustrate siano assunte, nel più breve tempo possibile, da più alti livelli organizzativi nell’intento di realizzare nelle e per le città mediterranee una educazione interculturale, che veda in primo luogo il coinvolgimento paritario di tutti i soggetti. È questo l’auspicio di tutti noi.