IL DENARO

29-11-2005

Barcellona dieci anni dopo

di Michele Capasso*

 

Salva per miracolo. La Conferenza organizzata congiuntamente dalla Presidenza di turno Ue (Gran Bretagna) e dal Governo spagnolo per celebrare i dieci anni del Partenariato euromediterraneo è stata sull’orlo del fallimento politico fino agli ultimi minuti.

Il premier spagnolo Zapatero non perde l’iniziale ottimismo nemmeno di fronte alla quasi totale assenza dei leader fondamentali della riva Sud. L’egiziano Mubarak, l’algerino Bouteflika, i re di Giordania Abdullah II e del Marocco Mohammed VI, il tunisino Ben Ali, l’israeliano Sharon ed altri leader hanno disertato l’incontro programmato ad altissimo livello proprio per dare un nuovo slancio ad un processo indispensabile per la pace e lo sviluppo condiviso. Sono presenti solo il palestinese Abbas — unico presidente senza uno Stato — ed il premier turco Erdogan.

Il motivo principale di questa assenza dei numeri uno della riva Sud è il mancato accordo sul testo concernente la definizione di “terrorismo” con annessso “Codice comune di condotta”. I Paesi arabi hanno chiesto di distinguere tra terrorismo e resistenza all’occupazione straniera, Israele e l’Europa non hanno accettato e un compromesso non è stato trovato. La soluzione individuata per dare comunque luce verde al codice di condotta comune contro il terrorismo è stata quella di spostare la controversa questione da un documento a un altro, cioè la dichiarazione politica. Chi scrive è testimone e protagonista di questo processo iniziato a Barcellona 10 anni fa per aver creduto in esso e portato avanti, attraverso la Fondazione Mediterraneo, i suoi obiettivi. Ritrovarsi qui, dieci anni dopo, con un senso di frustrazione generalizzato non fa certo piacere. Né sono bastate le belle parole del re Juan Carlos I durante la cena di gala quando, con emozione, durante il brindisi afferma :“Il Mediterraneo è uno spazio universale di cultura e ricchezza e, in questi ultimi dieci anni, grazie a questo processo, è divenuto anche spazio di cooperazione. Il secolo XXI deve recuperare il Mediterraneo come scenario di rinnovato dinamismo e progresso”. Poggiato il bicchiere ancora pieno di Freixenet Gran Reserva, nella cornice del Palazzo Albeniz, i capi di Stato e di Governo presenti (quasi tutti dell’Ue) appaiono distratti e disattenti.

Tra i convenuti a Barcellona c’èchi invita a non essere pessimisti, sottolineando che un’intesa è ancora raggiungibile e che “il vertice sarà un successo perché darà una grande spinta per il futuro”.

Con un mix di puntualità anglo-catalana i Capi di Stato e di Governo dell’Ue, il presidente palestinese Abbas, il primo ministro turco Erdogan e i numeri 2 o 3 degli altri paesi della riva sud posano per la foto di famiglia. Le ore successive, piene di tensione, sono dedicate al difficile parto di due documenti. A tener banco è una frase sottratta a Zapatero, complici i microfoni aperti: il leader spagnolo è “arrabbiato” per la mancanza di una soluzione e invita i suoi a preparare un documento più generico per evitare il fallimento totale.

Alla fine il premier inglese Tony Blair e quello spagnolo José Louis Zapatero annunciano che “il primo vertice euromediteraneo ha raggiunto risultati ‘importanti’ approvando il codice di condotta contro il terrorismo, rilanciando la cooperazione per una gestione concordata del fenomeno migratorio e dando nuovo slancio allo sviluppo economico e sociale. Dal vertice emerge la volontà comune di rilanciare la cooperazione attraverso azioni concrete”. Il terzo documento sul tavolo del vertice e trasformato in dichiarazione della presidenza, ha poi spiegato Blair, non è stato approvato a causa delle “divergenze tra israeliani e palestinesi sulle parole da usare. Non sta a questo consesso risolvere il conflitto israelo-palestinese. A noi spetta lanciare iniziative per combattere il terrorismo e promuovere la creazione di un’area di pace, prosperità e sviluppo”. Il premier inglese ha quindi sottolineato che nel programma di lavoro quinquennale varato dal vertice si indicano tra l’altro azioni per promuovere la democrazia, l’educazione, lo sviluppo del tessuto imprenditoriale e combattere la disoccupazione e l’immigrazione illegale. Inoltre, sarà tracciata una road map per arrivare alla creazione di un’area di libero scambio entro il 2010 anche attraverso la progressiva liberalizzazione degli scambi di prodotti agroalimentari e dei servizi.
Nei giorni precedenti la conferenza, con altri membri della Fondazione Mediterraneo, abbiamo collaborato e partecipato a molteplici eventi preparatori organizzati in concomitanza. Donne, media, città, imprese, la riunione delle reti della Fondazione Anna Lindh, la riunione del Grupo di Alto livello dell’“Alleanza delle Civilizzazioni”: dovunque vi è un mix di frustrazione e cauto ottimismo.

Tuttavia, in concomitanza con la Conferenza, si intravedono alcuni segnali positivi: l’apertura di alcune “frontiere” tra Cipro Nord e Sud, il nuovo clima che si respira ad Israele dopo il cambio di rotta di Sharon, il nuovo processo iniziato dalla Lega Araba. Per quanto concerne l’“Alleanza di Civilizzazioni” — del cui Gruppo di alto livello fa parte il nostro presidente del Consiglio scientifico John Esposito — Erdogan e Zapatero hanno lanciato ufficilamente a Maiorca l’iniziativa dell’Onu tesa ad usare il dialogo nel mondo intero come prevenzione dei conflitti. Con il segretario generale della Lega Araba Amr Moussa abbiamo un cordiale incontro a margine della Conferenza. Anche lui è sorpreso e deluso per la mancata partecipazione dei leader dei principali paesi arabi. E annuncia un’importante novità. Tra un mese la Lega Araba si trasforma in “Parlamento Pan-arabo” i cui rappresentanti sono eletti direttamente dai popoli.

Per illustrare questo ed altro verrà a Napoli nella sede della nostra Fondazione nei primi mesi del 2006. Partenariato euromediterraneo, politiche di vicinato, alleanza di civilizzazioni: queste le nuove politiche e i nuovi scenari del Grande Mediterraneo su cui la Fondazione Mediterraneo continuerà a sviluppare la propria azione per il dialogo, per la pace, per lo sviluppo condiviso. Nonostante le difficoltà e gli ostacoli.

Il processo è ormai una necessità irreversibile.

 

*presidente
Fondazione Mediterraneo