IL MATTINO

04/04/2006

 

 

Amiry: «La mia Palestina tra morti e vita quotidiana»

 

Benedetta Palmieri Se Galassia Gutenberg ha dedicato una sezione speciale della sua attuale edizione al Mediterraneo e alle sue culture, la giornata di ieri è stata davvero importante. Castel dell’Ovo già ci mette del suo perché lì, il Mediterraneo si sente proprio tutto, si sente il mare e, attraverso il mare, si sentono vicini i popoli lontani, ma il Mare Nostrum è stato anche al centro di tre eventi significativi. Il primo ha visto protagonista un’irrefrenabile Suad Amiry, architetto e scrittrice palestinese innamorata di Napoli e di Procida (dove dovrebbe terminare quest’estate il suo prossimo libro, che parlerà di alcune sue amiche tra intimità e temi socio-politici) che ha saputo raccontare la vita del suo popolo con uno sguardo personale e per questo estremamente reale. E, infatti, immediatamente precisa: «I media sono interessati solo ai morti che fanno numero, si riducono a cifre. Ma ci sono tre milioni e mezzo di palestinesi che vivono. Che, in qualche modo, quotidianamente, devono farlo». Ed è proprio quella vita che ha messo nei suoi primi due libri: Sharon e mia suocera, nato casualmente in un periodo di ”doppio assedio”, chiusa per mesi in una casa assieme alla suocera e con fuori l’esercito di Sharon, e Se questa è vita, racconto autobiografico di aneddoti di vita all’apparenza surreali e che invece sono le manifestazioni più concrete dell’assurdità e dell’arbitrarietà del sistema che regna nel suo paese. «Sono queste cose minime - dice Maria Nadotti, con la Amiry all’incontro - che, molto più dei grandi temi, possono risvegliare l’attenzione, che altrimenti rischia di essere sopraffatta dalla ripetitività anonima delle notizie, su questo drammatico problema». E Suad Amiry di aneddoti ne regala molti, persino con ironia e comicità anche se raccontano di una veterinaria israeliana che non voleva fare un vaccino alla sua cagnetta perché non era di Gerusalemme e che acconsentì solo per 30 dollari e a patto che l’animale facesse una sorta di passaporto della città. E anche se raccontano del fatto che l’animale ebbe il documento in un pomeriggio mentre un palestinese può attendere il suo anche quattordici anni. Lei, Suad Amiry, ce ne ha messi solo sette, ma il come è un’altra odissea burocraticamente e perfidamente folle. Si diceva degli altri due eventi importanti. Il primo è la nascita di una rete dei «Saloni del libro del Mediterraneo», ratificata dalla firma dell’accordo da parte della Fondazione Mediterraneo e del Salone del libro del Cairo, con la nascita di un catalogo sulle principali pubblicazioni del mondo arabo. L’altro, è l’assegnazione del Premio Mediterraneo, istituito dalla Fondazione Mediterraneo presieduta da Michele Capasso, che passa dalle mani dell’AnsaMed a quelle del quotidiano «Al Hayat», ritirato dalla giornalista Dunia Abu Rachid.