IL MATTINO

03/04/2006

 

«L’amico ritrovato» dal forum a Galassia dibattito e letture

 

Fabrizio Coscia Giornata di bilancio, oggi, per «One book one community». L’appuntamento è alle 18, dove nell’ambito di Galassia Gutenberg, al Centro Congressi della Federico II di via Partenope, Patrizio Rispo leggerà brani da «L’amico ritrovato» e dove la community discuterà con il rettore Guido Trombetti, il direttore del Mattino Mario Orfeo, l’assessore regionale Teresa Armato, il presidente della Provincia Dino Di Palma, il preside della Facoltà di Lettere Eugenio Mazzarella, i docenti Antonio Saccone e Emilia D’Antuono, Laura Battaglioni del Festivaletteratura di Mantova e Valter Corrado, presidente del Consiglio degli studenti. Primo bilancio di un’esperienza che non finisce qui. Il forum, che al momento conta 84 utenti e 125 messaggi, continuerà infatti a fare «comunità» attorno e sul libro di Uhlman. E c’è attesa, curiosità e entusiasmo per l’appuntamento di oggi anche tra gli utenti del forum, dove, intanto, si continua a scrivere. E dove è entrata, prepotentemente, anche la tragedia del piccolo Tommy, con questo sfogo di Francesca84: «Tutto quello che sento adesso, tutti i miei pensieri, tutta la rabbia e il disgusto per le ingiustizie e la crudeltà commesse da uomini e donne mi esplodono dentro lasciandomi priva di certezze e piena di giudizi atroci. Senza pietà. Senza scuse. Adesso non voglio trovarne». Riferendosi alla tragedia di Tommaso Onofri, Francesca cita un brano de «L’amico ritrovato»: «Cosa avevano fatto loro, quale male avevano commesso i genitori per meritare tutto ciò? Non restavano che due alternative: o Dio non c’era o esisteva una divinità che era mostruosa nel caso fosse stata potente e inutile se non lo era». E Uhlman diventa una chiave di lettura della complessità del mondo (e del Male nel mondo) anche nell’accorata risposta di Gianluca Attademo: «Cara Francesca - scrive - qualunque parola è retorica, però, se non altro perché ci accomuna lo stesso spaesamento rispetto al male, ti proporrei di leggere insieme un’altra pagina di Uhlman (dalla sua autobiografia): «Come vivere in un mondo privo di significato? La risposta, mi sembrava, poteva essere una sola: dovevo vivere come se la vita avesse significato, come se Dio esistesse. E da allora in poi ho avuto la sensazione che avrei potuto amare i miei simili con maggiore intensità e devozione perché, come me, erano soli in un mondo senza scopo e significato». La community si stringe, dunque, attorno al dolore per una perdita atroce e incomprensibile. E non è un caso che le risposte (o la consolazione) alle angosce e agli orrori (passati e presenti) si cerchino in un libro che è diventato per gli studenti della Federico II, grazie a questa iniziativa, esperienza condivisa, patrimonio di valori comuni. Così Fabiana Rubba si appella al «lucido e cauto ottimismo» del finale del romanzo, dove «l’affinità dell’amicizia ricomposta», sopravvissuta ai «mali estremi del mondo», le sembra far trasparire «una sofferta fiducia nella vita».