IL DENARO

26/04/2006

            

Dialogo tra culture e valori condivisi

di Michele Capasso*

 

Molti attribuiscono ad un certo numero di violazioni del diritto internazionale la principale responsabilità delle tensioni e delle crisi nella regione mediterranea. Ultimo il recente attentato sulle rive del Mar Rosso. Non può negarsi il fondamento di interpretazioni giuridiche e politiche. Ma a spiegare le tensioni e la barbarie di queste azioni vi è anche e soprattutto l’incontro-scontro delle culture o, per meglio dire, della “forma mentis” o “mindset” condizionati dall’approccio socio-culturale delle popolazioni.

Fino a quando si continuerà a sottostimare la componente culturale affidandone la cura a burocrati “senz’anima”, ovvero ai professionisti del dialogo non vi sarà alcuna speranza di veder realizzati gli obiettivi di una maggiore comprensione e del reciproco rispetto che il dialogo si propone. Finiremo col dover convenire non sulle buone ragioni di Samuel Huntington — che non esistono — ma sulla correttezza della sua conclusione pur partendo da premesse sbagliate. Perché oggi piaccia o no, vero o falso, la percezione della gente comune è che la diversità culturale vive una congiuntura di grave sfiducia e di paura reciproca. Il che costituisce esattamente l’opposto dell’obiettivo che si propone il dialogo. Proprio quello che nel Medio Evo aveva permesso al Mediterraneo di illuminare il Mondo con il suo Faro di Civiltà.

Oggi gli scettici dimenticano il portentoso lavoro fatto in quell’epoca da filosofi musulmani, cristiani ed ebrei che con lo scambio delle conoscenze hanno impedito che sul mondo di allora calassero le tenebre dell’oscurantismo e dell’ignoranza. Più di allora è importante non confondere il dialogo interculturale con quello tra le fedi. Ognuno deve assolvere le proprie responsabilità e soprattutto deve concorrere a costruire la Casa della Riconciliazione, sapendo che prima di pensare alla bellezza del soffitto bisogna gettare fondamenta ben solide. La Fondazione Mediterraneo, aperta allo scambio ed all’inter-azione delle culture, si propone due obiettivi fondamentali, fra loro complementari. Il primo, è quello della valorizzazione delle specificità culturali che non possono ignorare l’effetto delle reciproche influenze, originate e ricevute nel corso dei secoli. Influenze che hanno concorso ad arricchire le proprie identità e a far grande il Mediterraneo in senso ampio, quello che irrompe nel Golfo e nel Mar Nero con gli scambi umani, culturali, economici e la ricerca della stabilità condivisa. Il secondo obiettivo, è quello di partecipare a definire un quadro di regole comuni che permettono alle diverse specificità culturali di inter-agire nell’ordine e nell’interesse comune. Ed è qui la prima grande precauzione da adottare. Non si possono imporre alleanze di valori comuni poiché resta l’incognita di chi stabilisce che un valore sia comune. Occorre evitare che nel Dialogo vi siano “agende nascoste” o fini non trasparenti. Si potranno definire “valori condivisi” quelli che i portatori di culture diverse convengono siano funzionali all’interesse generale, l’interesse cioè delle comunità nazionali secondo le concezioni dei Governi legittimi. La chiave del successo di un efficace dialogo tra le civiltà sembra perciò risiedere nella sapiente coniugazione della diversità culturale con l’unità dei grandi principi universalmente riconosciuti. Non bisogna disconoscere i diritti della diversità culturale, che molto influisce nei comportamenti sociali, se vogliamo dare al dialogo una prospettiva duratura e dunque anche politica. E’ però fondamentale, per definire un quadro di principi comuni, che non si pongano freni artificiali all’approfondimento della verità umana che si realizza attraverso l’analisi sociologica e gli strumenti della filosofia. La conoscenza della propria cultura e di quella dell’”altro” aiutano ad allontanare la diffidenza, fonte della paura, e incoraggiano la ricerca serena di valori e principi compatibili con le rispettive identità ma, al tempo stesso, funzionali al raggiungimento di comuni interessi.

Ogni valore condiviso viene ad assumere una forza morale enorme grazie al fatto che esso diventa con la pratica consolidata “valore comune”. Con la scoperta di un effetto strabiliante: il valore condiviso riceve una piena legittimazione ed entra quindi nel retaggio delle diverse culture facendo elevare il loro comune denominatore. Questo approccio concettuale sul quale opera la Fondazione Mediterraneo configura il modello della “diversità nell’unità”, dove il termine “unità” sintetizza l’insieme delle regole comuni che discendono dai valori condivisi i quali a loro volta costituiscono la nostra piattaforma d’azione.

 

*presidente

Fondazione Mediterraneo