"IL DENARO"

6 settembre 1997

Il viaggio continua*

di Michele Capasso

Agosto 1997. Per chi si occupa di Mediterraneo spesso la vacanza è breve. Predrag Matvejevic è a Gemona nell’ambito del Laboratorio internazionale di comunicazione e propone un’idea per il nuovo secolo: il meticciato culturale. Un processo inevitabile generato dagli eventi di questo fine millennio che richiede l’abbandono della generale condizione di "ex" nella quale ancora molti, tra nostalgia e rabbia, vagolano: ex comunisti, ex socialisti, ex marxisti, ex fascisti ed antifascisti, ex cattolici, ex sessantottini, ex jugoslavi e via dicendo. Tutto questo attuando un mix tra le varie culture valorizzando le diverse identità, specialmente quelle legate ai popoli mediterranei.

Nullo Minissi è in Macedonia per consolidare i rapporti culturali con un popolo che da sempre converge verso il Mediterraneo e che ha assunto una posizione strategica e di grande equilibrio in un’area balcanica – compresa tra Bulgaria, Serbia, Kossovo e Grecia – da sempre tormentata da conflitti e tensioni.

Claudio Azzolini sta predisponendo un’interrogazione alla Commissione europea sui problemi dell’immigrazione. Le carenze del "terzo pilastro" – che contempla i problemi della sicurezza degli Stati membri dell’Ue – sono ancora più evidenti in conseguenza dei recenti eventi albanesi e curdi e richiedono interventi adeguati, coordinati dall’Unione europea, proprio perché non si possono considerare di stretta competenza dei singoli Stati. Ne consegue un attento esame dell’"Agenda 2000", presentata lo scorso luglio dal presidente della Ce Santer, soprattutto per quanto riguarda l’allargamento dell’Ue e le relative conseguenze specialmente nella regione mediterranea.

Shmuel Hadas sta preparando la sessione del II Forum Civile Euromed – che si svolgerà a Napoli dal 12 al 14 dicembre 1997 – dedicata alle tre grandi religioni monoteiste mediterranee. Un valido prodromo di tale evento sarà il convegno internazionale "Ebraismo, Islam, Cristianesimo. Conoscersi per dialogare", organizzato a Savona dall’Associazione "Amici di don Vivaldo" in collaborazione con la nostra Fondazione. In tale occasione Shmuel Hadas, fino a pochi mesi fa ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede, interverrà sul tema "Essere ebrei oggi in Vaticano". All’incontro interverranno Arrigo Levi, il Cardinale Achille Silvestrini, lo storico Mohamed Talbi, Carlo Russo, Raoudha Guemara ed altri esperti e studiosi delle religioni.

Domenica 31 agosto 1997. In un percorso tra arte, colline e mare, chi scrive è in Toscana. Questa Regione, da sempre particolarmente sensibile alle tematiche euromediterranee, si caratterizza per la sua efficienza e per la presenza di istituzioni specificamente rivolte al Mediterraneo. Proprio la città di Livorno è la sede del LEM (Livorno Euro Mediterranea): una Fondazione-Istituzione alla quale partecipano la Regione Toscana, la Provincia e la Città di Livorno ed altre istituzioni locali. Nata il 24 maggio 1997, il LEM si propone quale luogo di incontro e di approfondimento sulle politiche euromediterranee avendo come riferimento le regioni, le provincie e le città. È indispensabile alimentare il dialogo tra queste ultime costituendo il "Sistema Regione" questo processo, se perseguito, potrà rendere tali istituzioni sempre più protagoniste di un nuovo movimento di impegno comune, teso a valorizzare e riscoprire le antiche identità, ma anche le grandi risorse di un’area essenziale ad un’Europa che rivendica un ruolo di primo piano nel processo di globalizzazione in atto.

Livorno nacque per consentire alla Toscana dei Medici di avventurarsi oltre il mare, verso popoli di ogni paese. Il LEM vuole essere una iniziativa che rinnova quella vocazione originaria, collegandosi con tutti coloro che, affacciandosi sul Mediterraneo, intendono impegnarsi per un futuro di pace e di progresso.

La Fondazione Laboratorio Mediterraneo ha da tempo attivato un programma di ricerca pluriennale legato al patrimonio culturale del Mediterraneo ambientale, archeologico, architettonico, artistico. Tale patrimonio costituisce la principale risorsa dell’intera area ed è indispensabile valorizzarlo per incrementare l’offerta turistico – culturale ed alleviare la crisi occupazionale che attanaglia soprattutto i Paesi mediterranei. Molteplici le iniziative in corso.

A Torino, dal 12 al 20 settembre, si svolgerà il "Primo Salone dei Beni Artistici e Culturali". Nove giornate negli spazi dell’ex fabbrica del Lingotto dedicate ad incontri, seminari, dibattiti, confronti. Un’iniziativa importante per strutturare iniziative e strategie tese a considerare il patrimonio culturale non soltanto come "bene passivo" da fruire, ma, soprattutto, "bene e risorsa attiva" capace di generare sviluppo e molteplici interessi alimentati soprattutto da enti, grandi imprese e varie istituzioni che già da tempo sono presenti in attività di recupero, tutela e valorizzazione.

Molteplici sono le strategie di valorizzazione del patrimonio culturale.

La Società Autostrade, grazie alla sensibilità del suo presidente Giancarlo Elia Valori, ha dato vita alla Fondazione euromediterranea che si propone, tra l’altro, di conservare ed arricchire i beni storici, culturali, archeologici ed architettonici connessi in qualche modo alla rete autostradale, aprendoli al pubblico e trasformandoli in poli di attrazione. La costituzione di una "rete" di tali "beni" costituirebbe un utile stimolo per produrre cultura e risorse.

L’Università euro araba itinerante, in collaborazione con la nostra Fondazione, propone il programma "Mediterraneo il portolano degli scambi" che si articola in quattro città, iniziando da Alessandria e da Ajaccio per concludersi ad Atene ed in una città italiana ancora da definire.

Ad Alessandria, alla fine di settembre, proporremo, con l’appoggio del ministro della cultura egiziano Farouk Hosni, iniziative finalizzate alla valorizzazione dell’antica Alessandria. Tra queste l’ambizioso progetto teso a recuperare l’area archeologica sommersa dove sono immerse le rovine dei palazzi di Cleopatra e Marcantonio e quelle di importanti edifici di quella che fu una delle grandi città del Mediterraneo.

Molteplici sono i tesori sommersi nel nostro mare città, navi, palazzi, monili, monete, anfore, statue ed una miriade di mercanzie ed oggetti che si spostavano da una costa all’altra, da nord a sud, da est a ovest.

Tra le recenti novità legate alla storia ed al futuro del Mediterraneo ne segnalo due.

Maria Bianca Cita Sironi, docente di geologia marina all’Università di Milano, insieme al ricercatore americano Kenneth Hsu, è stata la prima a sostenere la tesi del disseccamento del Mediterraneo un mare esistito due volte. Una catastrofe accaduta tra cinque e sei milioni di anni fa, quando comparvero i primi antenati dell’uomo. Il mare scomparve lasciando posto ad una gigantesca vallata di oltre due milioni e mezzo di chilometri quadrati un’arida savana dove scorrevano fiumi e laghi di acqua dolce e, col passare del tempo, laddove erano pesci, cetacei, foche e squali, apparvero elefanti, leoni, bufali, scimmie antropomorfe. Oggi quella terra calpestata si trova ad oltre tremila metri sotto il livello del mare, sepolta da centinaia di metri di sedimenti. Poi l’acqua ritornò. Quattro milioni di chilometri cubi sgorgarono, come un rubinetto in una gigantesca vasca da bagno, attraverso lo stretto di Gibilterra provenienti dall’oceano Atlantico.

Sei milioni di anni fa la scomparsa del mare fu causata da un sollevamento della faglia terrestre che di fatto tappò lo stretto di Gibilterra. La salinità favorì l’evaporazione ed il relativo disseccamento. Senza collegamento con gli oceani l’acqua si abbassò progressivamente e il Mediterraneo si trasformò in un insieme di piccoli mari interni che, poi, divennero laghi sempre più salati man mano che l’acqua evaporava. L’apertura improvvisa dello stretto di Gibilterra riempì nuovamente il Mediterraneo uno spettacolo impressionante, una gigantesca cascata che in pochi secoli fece ritornare il nostro mare come era prima.

La scoperta della morte e resurrezione del Mediterraneo si deve all’"Ocean drilling program" (un programma internazionale di ricerca che ha utilizzato la perforazione oceanica per studiare la struttura del fondo marino).

Ancora oggi il Mediterraneo corre il rischio di un nuovo prosciugamento.

In questi giorni il geologo americano Bob Johnson, dell’University of Minnesota di Minneapolis, sostiene sulla rivista "New Scientist" che per fermare una nuova glaciazione serve una diga alle "Colonne d’Ercole". Chiudendo il Mediterraneo agli scambi con l’Atlantico si neutralizzerebbe l’effetto prodotto, a cominciare dal 1968, dal contenimento del Nilo per mezzo della diga di Assuan.

Johnson sostiene che, imbrigliando il flusso del Nilo e riducendo l’acqua dolce riversata nel Mediterraneo, questo mare è diventato sempre più salato. Verso l’Atlantico (molto meno salato) si riversa dunque una gran quantità di acqua salata proveniente dal Mediterraneo che spinge verso Nord la corrente del Golfo finendo per riscaldare il mare intorno al Labrador. Questo fenomeno aumenta l’umidità in quella parte di emisfero boreale e quindi produce un aumento della massa di ghiacci intorno al Polo.

Quest’ultima tesi va confermata. Certo è che il futuro del nostro mare non è tra i più rosei. L’unica consolazione è che tali ragionamenti si articolano in migliaia o milioni di anni. Certamente non saremo noi a viverli e, per quanto ci riguarda, il viaggio continua.