ADN KRONOS

22/02/2007

 

Islam e democrazia, tavola rotonda al Palazzo dell'Informazione

Joseph: ''Ricercare il dialogo''. Ezzat: ''E' necessario promuovere la conoscenza delle culture''. Kalin: ''L'identità culturale non deve divenire causa di ostilità''

Roma, 22 feb. (Adnkronos/Aki) - L'importanza del dialogo e dello scambio culturale tra Islam e Occidente sono i temi guida della tavola rotonda 'Musulmani e democratici' che si è svolta oggi a Roma presso il Palazzo dell'Informazione. Organizzata da Aki-Adnkronos International, l'iniziativa ha visto la partecipazione di esponenti politici, accademici e intellettuali italiani, turchi, egiziani e britannici. Il convegno e' stato una sorta di nticipazione del workshop ''Dare voce ai musulmani democratici'', organizzato dall'universita' ''L'Orientale'' e dal Centro Principe al-Waleed bin Talal per la comprensione islamico-cristin, che si svolgera' domani e sabato a Napoli. ''Non vedo incompatibilità tra Islam e Occidente'', ha affermato Sarah Joseph, direttrice del periodico britannico 'Emel' e studiosa di questioni islamiche, respingendo quindi la prospettiva dello scontro tra civiltà. ''L'Islam viene visto come un blocco monolitico, opposto all'Occidente. La cultura islamica però ha molte varietà e sfumature. C'è ad esempio una espressione europea della cultura islamica'', ha continuato la Joseph, sottolineando anche come le due ali culturali cerchino stabilità, tolleranza e scambi reciproci.''Per alcuni però la guerra è una fonte di profitto, per questo fomentano i conflitti. Le persone comuni, invece, sanno che si può convivere, anche con fedi diverse'', ha sostenuto la studiosa. ''E' quindi necessario riuscire a negoziare in situazioni conflittuali, in modo da affrontare le sfide del mondo moderno. - ha detto la Joseph-. Non dobbiamo parlare e pensare in termini di conflittualità. Ormai il 'villaggio globale' è una realtà, e allora cerchiamo di capire la necessità del dialogo, di trovare i valori condivisi, in quanto persone che convivono sullo stesso pianeta''.

A mettere in guardia dal rischio di parlare troppo a livello teorico della compatibilità tra Islam e democrazia è Heba Rauf Ezzat, professoressa di Teoria Politica all'Università del Cairo e una delle fondatrici del sito 'Islam Online.net'. ''Spesso la necessità di avere un dialogo nasce dalle preoccupazioni legate alla sicurezza e agli interessi economici'', ha avvisato Ezzat, ritenendo che prima di tutto sia indispensabile promuovere ''un senso di civiltà, la conoscenza degli aspetti condivisi ma anche far capire che ciascuna cultura è importante''. In questo modo, a parere di Ezzat, si riuscirebbe ad evitare una chiave di lettura stereotipata dei problemi mondiali e a sostenere una effettiva integrazione sociale.''Vi è un senso di insicurezza che pervade le società del nostro tempo. Una sensazione di alienazione, sfiducia, il timore di perdere la propria identità culturale e religiosa'', ha affermato Ibrahim Kalin, direttore di Seta, Fondazione turca per le ricerche politiche, economiche e sociali. ''E' in questi momenti che le persone si rivolgono alle politiche di conflitto'', ha continuato Kalin, citando ad esempio il concetto di ''asse del male''.

''Per andare avanti bisogna fare un passo indietro, ossia rivalutare la cultura e pensare al contributo che essa può dare a livello globale'', ha detto l'analista turco, ricordando come Roma, Istanbul, Gerusalemme siano state storicamente delle città pluralistiche. ''L'identità culturale conta, ma non deve divenire causa di ostilità'', ha sottolineato Kalin, ribadendo che la sfida principale nei prossimi anni sarà ''imparare a convivere''. Kalin ha poi evidenziato come molti ritengano che la maggior parte dei paesi musulmani non siano e non possano essere democratici perché sono regolati dall'Islam. ''Sono conclusioni semplicistiche ma difficili da smantellare. In diverse di queste nazioni vi sono dei fermenti democratici, basti pensare ai tanti musulmani che si esprimono attraverso le elezioni'', ha detto Kalin, avvertendo però che una ''democrazia compiuta'' non deve essere sostenuta solo dall'alto, dalle istituzioni statali, ma dall'intera società civile. ''Islam e democrazia non sono due idee astratte, si devono proiettare nel contesto politico. Solo così le leadership potranno avere un ruolo centrale nel sostenere una democrazia effettiva'', ha concluso il politologo.

Sulla diversita' tra Occidente e Islam come "ragione di ricchezza anzinche' di conflitto" ha insistito il presidente della commissione Esteri del Senato, Lamberto Dini. Che ha ricordato come, dopo gli attentati dell'11 settembre, "uno dei problemi fondamentali e' stato la crescente miope identificazione tra musulmani e fondamentalismo". E per promuovere la democrazia, un "ruolo molto importante", ha aggiunto Dini, lo hanno le istituzioni culturali.

In particolare, "il rafforzamento della democrazia nei nostri partner mediterranei - ha detto il presidente della commissione Esteri - passa non solo attraverso il rilancio del dialogo politico che deve essere necessariamente accompagnato da misure economiche efficaci nella lotta contro quelle sacche di poverta', disuguaglianza sociale e sottosviluppo nelle quali, da sempre, il terrorismo trova appoggio e proselitismo. Occorre con piu' decisione promuovere -ha poi aggiunto- l'apertura dei mercati e lo sviluppo economico della sponda sud del Mediterraneo".

La tavola rotonda si è aperta alle 10,30 con i saluti del presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, del presidente della 'Fondazione Mediterraneo', Michele Capasso, e del rettore dell'università degli studi 'L'Orientale' di Napoli, Pasquale Ciriello.