21 aprile 1997

Lo sforzo dei privati a salvaguardia dei beni culturali

Capasso: Ho la sensazione che le attività del tuo ministero siano in una situazione di vuoto. Perché?

Veltroni: Il vuoto esiste e porta perdite di riferimento. Dovunque io guardi, nei musei, nel cinema, nel teatro, trovo dei giganteschi buchi neri nei quali con un istituto di sopravvivenza si sono comunque costruite alcune cose. Alcune persone hanno fatto musica e teatro e difeso monumenti in condizioni di totale abbandono: per esempio il teatro italiano è l’unico teatro in Europa che non abbia una legge che lo disciplini. In questo senso vi è stata una sagra della provvisorietà. L’Italia repubblicana dal dopoguerra non ha avuto alcuna politica culturale, nel bene e nel male.

Capasso: Quali sono le risorse di cui dispone il ministero per i beni e le attività culturali?

Veltroni: In Italia esiste un patrimonio culturale che è un’"immensità"; 100.000 chiese, musei monumenti, edifici, ecc. La tutela di questo patrimonio è affidata allo Stato e a privati con funzioni meritorie. Il mio ministero dispone ogni anno solo 390 miliardi da destinare al restauro del patrimonio culturale dell’intero paese. Una tragedia come quella del Duomo di Torino assorbe quasi un terzo dell’intera disponibilità. Per costruire la bibliomediateca di Parigi lo Stato francese ha speso 2000 miliardi. Con l’estrazione del lotto infrasettimanale recuperiamo altri 300 miliardi, ma non bastono. Solo Pompei, che è in uno stato pietoso, richiede un intervento di 500 miliardi.

Capasso: La macchina amministrativa di questo paese è spaventosa. Ci sono 81 archivisti a Benevento e 71 fotografi a L’Aquila. Non credi che queste diffusioni assorbano risorse preziose?

Veltroni: Hai ragione. Il ministero e completamente squilibrato e vi sono scarsissime risorse umane soprattutto nelle grandi città. Pur ricevendo i fondi necessari, le sovraintendenze hanno difficoltà a spenderli. Ho mandato una circolare ai sovrintendenti invitandoli ad affidare i progetti anche all’esterno, attivando energie giovanili, pur di realizzare le opere.

Capasso: Come pensi di trovare le risorse per Pompei?

Veltroni: In Italia non si può fare politica culturale solo con il capitale pubblico. Il dramma di Pompei si può risolvere con l’adozione da parte di diverse imprese di "pezzi" da sponsorizzare attraverso il singolo restauro.

Capasso: Credo che questa ipotesi non sia adeguata.

Non sarebbe meglio costruire un’autority finanziaria con un unico pool di soggetti privati coordinati dallo Stato?

Veltroni: Vedremo. La politica culturale in Italia è ancora tutta da inventare.