"IL GIORNALE DI NAPOLI"

29 giugno 1997

Un laboratorio per il Mediterraneo*

 

Predrag Matvejevic; ha scelto l’Italia come sua seconda patria, dopo aver assistito impotente alla disgregazione di quella identità jugoslava, che sentiva come unica e autentica identità di appartenenza e dopo aver lasciato la Bosnia.

"L’Italia è più vicina alla mia sensibilità – dice – è l’unico Paese straniero nel quale non mi sento straniero, anche se non so spiegarmelo razionalmente e anche se, ad esempio non parlo molto bene l’italiano e non sono in grado di scrivere in italiano, cosa che faccio invece agevolmente in francese. Mi ha spinto in Italia la mia fede nel Sud".

Ma l’italiano di Matvejevic; sia pure imperfetto, è estremamente espressivo, restituisce il suo gusto per l’invenzione linguistica, quel suo rimandarti continuo dalle annotazioni concrete alle immagini fantasiose. Parole come "democratura" per indicare quell’ibrido mostruoso fra democrazia e dittatura che caratterizza, a suo parere, le attuali società dell’Europa dell’Est, o l’avvolgente espressione "mondo ex", capace di inglobare una grande varietà di esperienze, chi infatti, che abbia superato la prima giovinezza, non può dirsi oggi ex di qualcosa che tocca profondamente la propria identità?

"Sono passati ormai sei anni da quando ho dovuto lasciare il mio Paese per non essere costretto a vivere tra silenzio e obbedienza. Ho scelto questa condizione, tra asilo ed esilio, che mi consente però di continuare a esprimermi. Naturalmente mantengo contatti il più possibile con gli amici – che mi sono rimasti là".

Lei è nato a Mostar da madre croata e padre russo, dove affonda la sua passione mediterranea?

"Quando il mio libro "Breviario mediterraneo" è stato pubblicato in Italia, temevo per la verità reazioni negative. Cosa viene a raccontare questo slavo sul Mediterraneo a noi italiani, che ci viviamo dentro, che ci siamo da sempre immersi?

Invece il libro è stato ben accolto anche qui e mi ha fatto piacere che qualche volta non vincano i pregiudizi. Tutto quello che metto sul tappeto quando parlo del Mediterraneo appartiene alla mia vita, è il percorso di una vita. Le mie esperienze concrete si saldano strettamente alla riflessione teorica e alla scrittura.

A Napoli, nel dicembre prossimo, organizziamo, guidati dall’amico Michele Capasso e come Fondazione Laboratorio Mediterraneo, il II Forum Civile Euromed, con una sessione sulla città mediterranea, sulla relazione città-porto che proprio a Napoli sembra spezzata, con una grata che divide le due entità. Vi parteciperanno i maggiori specialisti del mondo, e verranno esaminati alcuni esempi interessanti, come Trieste o San Francisco: perché no, San Francisco è, per me, una città mediterranea.

Abbiamo fondato il Laboratorio Mediterraneo cercando consonanze al di là delle ideologie – posso dirlo senza timore data la mia condizione di dissidente di sinistra – da buoni marinai navighiamo senza guardare a destra e a sinistra, a levante e a ponente e avendo come riferimento le stelle".