"IL MATTINO"

28 aprile 2001

SULLE ROTTE DEL FUTURO

di Predrag Matvejevic’

Il Mediterraneo non è solo una striscia della sponda marittima. Molto spesso il primo retroterra è più mediterraneo della sponda stessa. L’idea di un Mediterraneo costituito da molteplici rotte, marittime e terrestri, presuppone scali diversi: punti di partenza e di arrivo, approdi e porti, "una rete di città che si tengono per mano", come diceva lo storico Fernand Braudel. Sono luoghi che cambiano in continuazione pur conservando i loro tratti più riconoscibili. Le trasformazioni fanno insorgere nostalgie. In tal senso, il discorso sulla città mediterranea si fa sentimentale. Ciò vale ugualmente per l’immaginario che l’accompagna.

E’ il caso di Caserta, dove la memoria storica ne caratterizza l’identità. Caserta mi appare come un isolotto dell’illuminismo, e soprattutto il Belvedere di San Leucio costruito nel Cinquecento dagli Acquaviva e poi passato ai Borbone costituisce una tessitura di memorie, di colori, di sapori, di storie.

Ci sono che città "ci seguono dappertutto", a quanto dice il poeta di Alessandria: c’inseguono perfino nei sogni. "La città non possiede per sua natura quell’unità assoluta che alcuni le attribuiscono". Questa considerazione, così premonitrice, ci proviene dall’antichità, formulata dallo Stagirita. Tre giorni dopo la presa di Babilonia, ricorda ancora Aristotele nella Politica, "un intero quartiere della città ignorava l’avvenimento". Nel caso di Caserta non è possibile immaginare la città senza ricordare la sua storia. E’ a tal punto impressa nella memoria che qualsiasi degrado subito nel tempo non basta a cancellarla, e nemmeno a renderla sgradevole. Mai avrei immaginato di ritrovare dopo otto anni questo splendido luogo restaurato e restituito agli antichi splendori. E’ una nuova credibilità per la città, è l’affermazione di una rinnovata "identità del fare" che per una volta, sovrasta l’identità dell’essere. Il discorso su Caserta si sviluppa prevalentemente in termini di storia e di architettura, senza esaurirvisi. Il Belvedere di San Leucio, la Reggia di Caserta e Casertavecchia ci nutrono di evocazioni di diverso tipo, o di reminiscenze. Questa città, in una sua misura, vive dei propri ricordi. In essa il passato sempre fa concorrenza al presente. Il futuro si propone più a immagine del primo che del secondo. La scelta coraggiosa di proporsi nello scenario euromediterraneo come "città delle città" può restituire a questi luoghi l’antica dignità.

Esistono, nel Mediterraneo, tanti contenitori: il problema è come riempirli di contenuti. Spesso sono involucri vuoti, scheletrici. Il problema del restauro del patrimonio culturale è quello del loro uso e del loro legame con la città. A San Leucio una volta c’era identità del fare. C’era un fabbrica del fare. Una città che seguiva i momenti dell’Europa. Oggi bisogna fare in modo che si possa recuperare l’antica identità di questo luogo, con una nuova rinnovata "identità del fare", bisogna non confondere la realtà con la rappresentazione della realtà. La Fondazione Laboratorio Mediterraneo, con le sue associazioni costituite da vari Paesi che si affacciano sul mare, è venuta a Caserta per aiutare questa città a riempire di contenuti i suoi splendidi monumenti. E’ un impegno che può essere realizzato con l’aiuto di tutta la città. Non è una scelta politica di destra né di sinistra: chi va per mare si lascia guidare dal Nord, dal Sud, dall’Est o dall’Ovest. Il riutilizzo del Belvedere di San Leucio come sede di un grande museo e di un grande portale telematico per il Mediterraneo costituisce una scelta coraggiosa che potrà dare risultati durevoli nel tempo. La storia condanna la città di Caserta ad essere con gli altri e non contro gli altri. Qui a Caserta si sente il rumore del mare.