"IL DENARO"

4 settembre 1999

Il valore della solidarietà

di Michele Capasso

Lunedì 30 agosto 1999. Bari. Una montagna di acciaio invade una banchina del porto. È alta più di dieci metri: impossibile non vederla. Mi avvicino a centinaia di container accatastati e vengo stordito da un fetore insopportabile che, complice il vento caldo, investe chiunque tenti di vedere di che si tratta. In questi giganteschi involucri di metallo, confezionati in fretta e senza il minimo criterio selettivo, da mesi imputridiscono sotto il sole parte di quegli aiuti umanitari che la "Missione Arcobaleno" aveva richiesto con accattivanti spot a noi tutti per destinarli alle povere popolazioni del Kosovo. Latte, scatolette di tonno e di carne, medicinali, pannolini inzuppati e puzzolenti, vestiti: tonnellate di generi di prima necessità – raccolti in fretta per aiutare le vittime di una guerra assurda nel cuore dell’Europa – sono, dopo mesi, inutilizzabili. Il responsabile dell’Associazione nazionale pubbliche assistenze per la Protezione Civile, Luciano Dematteis, afferma che sarà difficile utilizzare il materiale, magari per le vittime del terremoto in Turchia: "c’è stato un errore a monte – dice – perché lo stoccaggio è stato fatto alla rinfusa senza nessun criterio e nessuna distinta degli oggetti contenuti. Inoltre è stato accoppiato materiale deperibile insieme ad altro non deperibile. L’iniziale polverizzazione della raccolta e l’urgenza della consegna ha fatto si che insieme agli abiti vi fossero, ad esempio, la marmellata ed i medicinali". Ho tra le mani il quotidiano tedesco "Bild Zeitung" che titola in prima pagina: "Il gigantesco scandalo del porto di Bari: qui marciscono i nostri doni", affermando che in quei container vi fossero anche beni donati dalla Germania.

La "Missione Arcobaleno" che, per il ministro Jervolino, continua ad essere un successo del Governo italiano, appare quanto meno offuscata da questo scellerato atto di disorganizzazione. Siamo ancora una volta di fronte ad una crisi dei valori: anche la solidarietà è stata trattata solo con criteri di "quantità" e non di "organizzazione". Massimo D’Alema, su "La Repubblica" del 1° settembre 1999, descrive le difficoltà della "Missione Arcobaleno "e afferma che, su 2.300 container predisposti, ben 1050 sono stati distribuiti nel Kosovo e 300 sono stati messi a disposizione del Governo albanese. E non è poco. "L’Albania – scrive D’Alema – è un Paese amico, che ha pagato un prezzo molto alto nel conflitto dei Balcani ed è evidente che con l’arrivo dell’autunno potrà utilizzare i generi alimentari ben conservati e gli abiti adatti alle stagioni più fredde contenuti nei container".

Venerdì 6 agosto 1999. Ore 19.30. Ischia. Il Castello aragonese conferisce sempre un aspetto magico ad un tramonto di piena estate. Dai "Giardini dell’Eden", tra gli scogli di Sant’Anna, complice il vento, si intravede la costa con Napoli e il Vesuvio. Mario Olmo è un signore che sta raccogliendo ricci per cucinarsi un delizioso primo piatto: viene raggiunto dalla figlia Anna e dal genero Ciro Calise che, non senza emozione, annunciano che nel loro ristorante tra poco arriverà Massimo D’Alema con il giovane premier albanese Pandeli Majko. Il ristorante gestito dai giovani ischitani viene riservato solo per loro e, dopo essere scesi dalla motonave "Calypso", intorno ad un tavolo sul bordo del mare siedono i due premier, il coordinatore per gli aiuti in Albania Antonio Napoli, il sottosegretario Marco Minniti, l’assessore regionale al turismo della Campania De Simone: accompagnati dalle signore e da un interprete. Quintino Protopapa e Luigi D’Ambra suonano e cantano antiche melodie accompagnate dalla chitarra e dal mandolino: Majko è incantato e, con la sua faccia da ragazzino, sembra uno dei tanti ospiti di quest’isola magica. Chiede a D’Alema il nome dei frutti di mare che mangia e, poi, scrupolosamente del resto della cena: ricci crudi (quelli pescati da Mario Olmo), tartufi di mare, insalata di polipo, linguine "ai dolci sospiri di Vittoria Colonna", pezzogne alla marinara, torta al limone, percoche con vino "Frassitelli D’Ambra" e mandarinetto fatto in casa. L’atmosfera rilassata avrà certamente contribuito a far affrontare con concretezza i molteplici problemi che attanagliano l’Albania: fra questi quelli della ricostruzione e della solidarietà. D’Alema ha ben scelto individuando nella persona di Antonio Napoli quelle garanzie di professionalità indispensabili per evitare che inconvenienti, come quelli dei container, si ripetano. Da parte sua, Majko è un giovane premier che sa di non avere troppe scelte: o riesce a sfruttare al meglio gli aiuti – specialmente quelli provenienti dall’Italia – oppure il suo Paese – da anni divorato da una mafia dilagante, dal danno delle "finanziarie-truffa" e, in ultimo, dalla tragedia del Kosovo – avrà poche possibilità di recuperare quel cammino verso la democrazia ed il progresso, interrotto dagli anni bui del regime totalitario. La professionalità è, dunque il nuovo valore della solidarietà. Oggi le nuove tecnologie ed i sistemi di organizzazione sociale consentono alle classi più agiate di vivere tenendo conto solo di se stessi. La solidarietà – la possibilità cioè che qualcuno si occupi di noi ed il nostro onere di occuparci degli altri – è quel valore aggiunto che ci permette di vivere in un mondo globalizzato mantenendo vive comunicazioni e relazioni.

È questo l’impegno reciproco che dobbiamo assumere.