"IL DENARO"

2 ottobre 1999

Nasce un osservatorio sull’Europa dell’Est

di Michele Capasso

Roma, settembre 1999. Il volo per Skopje è in ritardo. Bisogna aspettare due carabinieri per un ennesimo controllo prima di salire sull’aereo: una procedura riservata solo per alcuni paesi del terzo mondo. A bordo dell’aereo macedone 9 membri d’equipaggio per 60 passeggeri; gli accessori sono ancora marchiati "Jat – Jugoslavia air lines": ultima testimonianza di un paese tenuto unito dalla dittatura di Tito. Che molti rimpiangono.

Skopje. L’incontro con il presidente Bogoev e con altri esponenti dell’Accademia macedone delle Scienze e delle arti è caloroso. Accolgono con entusiasmo l’istituzione in Macedonia di una sede distaccata dell’Accademia del Mediterraneo: sarà un osservatorio permanente sui problemi della regione balcanica e dell’Europa dell’Est in generale, allargata anche ai Paesi del Mar Nero. Tre gli obiettivi fondamentali di questa sede: studiare e monitorare lo sviluppo dei rapporti dell’intera area con l’Unione europea ed il Mediterraneo, istituire una banca dati sulle varie tematiche che interessano la regione, svolgere ogni anno una Conferenza internazionale al fine di individuare strategie comuni di cooperazione e sviluppo economico rivalutando la cultura quale forza motrice di questo processo. La prima azione, che la sede di Skopje dell’Accademia del Mediterraneo – insediatasi in un prestigioso edificio attrezzato con sale convegni, biblioteca e uffici – svolgerà, è finalizzata ad un rapido inserimento della regione balcanica nell’Unione europea. Anche se i parametri economici di molti paesi dei Balcani non possono competere con l’euro e con le economie dei paesi dell’Unione, è assolutamente importante – come ha ben compreso il presidente della Ce Prodi – operare affinché, in qualunque modo e con le opportune differenziazioni, questi paesi possano politicamente farne parte: solo così la pace potrà essere assicurata e l’eccidio degli ultimi anni fermato. Il presidente della Repubblica di Macedonia Kiro Gligorov ringrazia "dal profondo del cuore" per l’istituzione della sede distaccata di Skopje. Legge pubblicamente alla stampa presente la lettera di saluto indirizzatagli dal sindaco di Napoli Bassolino e ringrazia questa città per aver saputo essere l’elemento catalizzante di una nuova "forza mediterranea" fondata sulla cultura, sulla ricerca e sulla cooperazione diretta tra le città. Gligorov mi presenta i rappresentanti di una parte dell’opposizione serba a Milos]evic´ guidati da Zoran Gingic´: con loro discutiamo della delicata situazione in Serbia e delle prospettive di pacificazione nella regione. Poco dopo il presidente macedone definisce "indimenticabile" la visita a Napoli del gennaio 1998 ed il concerto a lui dedicato e dice: "Caro presidente Capasso e caro amico, desidero esprimerle la mia personale gratitudine e quella della Repubblica di Macedonia per l’opera svolta dalla Fondazione Laboratorio Mediterraneo e dall’Accademia del Mediterraneo a favore del nostro Paese e di tutti i popoli che si affacciano o che convergono, come nel nostro caso, sul Mediterraneo. Il coinvolgimento e la valorizzazione della Società Civile alimenta in modo concreto il partenariato e crea legami indissolubili tra gli organismi più rappresentativi e le istituzioni. Questi legami, che con grande perizia la sua Fondazione con l’Accademia costruisce – progettandoli e modellandoli in funzione delle varie concrete necessità – costituiscono un’armatura d’acciaio indistruttibile, che nessun terremoto potrà mai abbattere perché poggiata su casseformi di legno che ben modellano la "grande casa comune del Mediterraneo". Tocca ora a noi: Capi di stato e di Governo, politici e rappresentanti delle istituzioni, mettersi insieme per produrre una "miscela di calcestruzzo resistente", secondo le proporzioni che lei, quale progettista di questa casa, ha voluto indicarci. L’obiettivo finale è dare definitiva stabilità a questa struttura comune. Come non apprezzare quest’impresa che da progetto è divenuta concreta realtà! La Repubblica di Macedonia sosterrà pienamente questa sua azione ed il Mediterraneo e l’Europa un giorno capiranno l’importanza di questo processo attivato". Dopo aver salutato e ringraziato il presidente Gligorov parto per il Kosovo. Pristina è avvolta da una nebbia sottile. Anche il clima qui sembra essere più cupo. Bernard Kouchner, membro della nostra Accademia e responsabile dell’Onu per il Kosovo, non ha dubbi: il compito che ci attende è arduo e difficile. Qui si continua ad ammazzare: ancora bombe nel mercato, ancora serbi – soprattutto zingari – trucidati. Di questo abbiamo già parlato e, purtroppo, parleremo ancora. Sulla strada di ritorno verso Skopje sostiamo ad Uroscevac, un paese ai confini con la Macedonia. Stavre è un abitante di origine macedone, triste e provato dalla guerra. In casa, poggiato su un quadro, tiene una cartolina di un suo amico italiano. Non appena il racconto si sposta sui morti e sulle atrocità di recente vissute, prende la cartolina e, ridendo istericamente, legge: "Saluti e baci da Vittorio". E ride, ride, ride. Alla fine mi spiega che in lingua macedone "luti" significa "arrabbiati" e "ebaci" invece "amatori". Sull’onda triste di questa risata passiamo il confine.