X Assemblea Plenaria della

Commissione Intermediterranea della CRPM

Livorno, 6-7 maggio 1999

 

LE REGIONI TRA LA NUOVA EUROPA E IL MEDITERRANEO:

il ruolo dell’Accademia del Mediterraneo

Relazione del prof. arch. Michele Capasso

Presidente della Fondazione Laboratorio Mediterraneo e direttore generale dell’Accademia del Mediterraneo

 

Porgo a tutti i partecipanti il saluto della Fondazione Laboratorio Mediterraneo e dell’Accademia del Mediterraneo.

Vorrei, nel corso di questo intervento, sviluppare quattro principali considerazioni.

1 – Le Regioni tra Europa e Mediterraneo

Questo tema fu affrontato in una specifica sessione del II Forum Civile Euromed – organizzato a Napoli nel dicembre 1997 dalla Fondazione Laboratorio Mediterraneo – grazie al contributo della Commissione intermediterranea e dell’amico Angelo Parello, segretario della sessione.

Durante gli ultimi anni è stato fatto un notevole sforzo per introdurre il concetto di "regione" in Europa. Oggi il regionalismo è attivo e presente non solo in Paesi dove per tradizione è riconosciuta l’autonomia delle Regioni – come la Germania, l’Austria e il Belgio – ma anche in altri Paesi del Nord Europa, come la Svezia e la Finlandia.

Nei Paesi del Sud questo fenomeno assume aspetti contrastanti: in Spagna vi è l’espressione massima – la Catalogna costituisce un esempio eclatante – mentre in Francia vi è una presenza più modesta. In Italia, a parte dibattiti, fermenti e contrasti, ogni tentativo di razionalizzare tale problema ha incontrato notevoli difficoltà.

Lo sforzo di tutta l’Europa per introdurre ed affermare il concetto di regionalismo, sia dal punto di vista politico e delle idee che da quello strutturale ed organizzativo, è unanimamente riconosciuto: ciò avviene a livello degli Stati dell’Unione ed attraverso organismi specifici quali il Comitato delle Regioni, l’Assemblea delle Regioni d’Europa, la Conferenza delle regioni periferiche marittime ed altri.

Si sta affermando una dimensione unitaria della Regione Europea ed è opinione di molti che l’Europa debba essere costituita su quattro livelli: l’Unione Europea, le istituzioni e gli organismi degli Stati attuali, le Regioni e le Collettività locali. Questo impulso regionalistico in Europa risponde ad un’esigenza storica e non contrasta la solidità degli Stati che, anzi, risulterà rafforzata.

Discutere oggi di Regioni in ambito euromediterraneo significa confrontare lo stato delle Regioni, delle Città e delle Collettività locali in tutta l’area, analizzando le differenze tra le diverse sponde del Mediterraneo.

Tutti noi sappiamo bene che non parliamo della stessa realtà.

Nel Sud e nell’Est di questo mare vi sono profonde diversità: indubbiamente vi sono Città, Province ed anche alcune Regioni, ma non tutte possiedono quella rappresentatività democratica così come viene intesa nei Paesi europei. Tale divergenza è stata ritenuta finora di grande importanza in quanto causa principale delle difficoltà riscontrate in questi ultimi anni nell’attuare la cooperazione decentrata.

Quale rappresentante di Istituzioni attivatrici e rappresentative della Società Civile, al fine di rendere sempre più aderenti le espressioni politiche alle esigenze reali delle popolazioni ed indirizzarle ad una convergenza di intenti sulla base dei diritti dell’uomo e delle reali necessità dei vari popoli, ritengo che il problema della disomogeneità, esistente tra Regioni e Collettività locali della riva Nord e Sud del Mediterraneo, sia superabile nell’immediato. Esso è generato sostanzialmente dalla valutazione che le Regioni, Città ed autonomie locali possano essere o meno il risultato di un insediamento espresso da un processo elettivo democratico. Questo tema è importante ma non risolvibile a breve, mentre è necessario, soprattutto ed indipendentemente da esso, confrontarsi e cooperare affrontando problemi concreti legati ai nuovi bisogni ed alle nuove povertà dei vari popoli, che richiedono l’assunzione di impegni precisi, soprattutto da parte delle collettività locali, e l’utilizzo puntuale delle risorse disponibili.

Il ruolo della Commissione intermediterranea è, per questo, essenziale.

2 – Le Regioni Mediteranee e l’Europa

Le Regioni mediterranee devono confrontarsi con la "nuova Europa".

L’integrazione europea sta attraversando una fase non semplice di ridefinizione della propria identità: la sfida dell’allargamento ad Est e lo spostamento del baricentro dell’Europa verso Nord sono due temi di estrema importanza che possono condizionare lo sviluppo del partenariato euromediterraneo. Tale processo non sarà indolore ed avrà conseguenze nefaste se, con pari dignità, l’Europa non saprà riancorarsi e ricentrarsi sul Mediterraneo.

L’identità europea è specialmente la sua identità mediterranea e le due cose non sono assolutamente in contrasto. Esiste un’Europa mediterranea come pure una coscienza mediterranea dell’Europa. Le Regioni e le Città del Sud dell’Europa hanno il compito di dare forma, insieme ad altre realtà della Società Civile, a questa coscienza.

Nel 1994, in presenza di un’Unione monetaria ristretta, sembrava prendere corpo l’ipotesi, allora sostenuta dalla Germania, di spostare definitivamente il baricentro dell’Europa a Nord. Oggi l’estensione della base dell’Unione monetaria ha impedito che questa tendenza si accentuasse oltre misura e l’azione vincente dell’Italia è destinata ad avere un impatto notevole sulla costruzione della nuova Europa mediterranea.

Hegel ha scritto che la "coscienza del mare è tipicamente europea", dimostrando quanto sia equivoca l’idea di spostare il baricentro a Nord, dove l’idea di "terra" prevale su quella di "mare". All’allargamento ad Est deve corrispondere un’Europa mediterranea che sia una grande realtà multiregionale in grado di dialogare con il mondo arabo-islamico, con Israele e con tutti i popoli che si affacciano sulla costa Sud del Mediterraneo.

Il tema "Mediterraneo ed Europa" rappresenta una grande occasione perché si sviluppi il senso delle autonomie e del regionalismo: la riaffermazione del principio di "sussidiarietà" dovrà essere fondato sulle vere esigenze di autonomia dell’Europa attraverso ridefinizioni regionali e macroregionali.

Le relazioni dirette " Regioni - Città - Unione europea - Paesi partner mediterranei " devono costituire non solo una ridefinizione istituzionale ma, soprattutto, la capacità di esaltare i poteri, le responsabilità ed i risultati delle Regioni, delle Città e di tutte le autonomie locali.

3 – Le Regioni Mediterranee e……il Mediterraneo

L’immagine che attualmente offre il Mediterraneo non è rassicurante.

La riva settentrionale presenta un ritardo rispetto al Nord Europa, e altrettanto la riva meridionale riguardo a quella europea. Tanto nei porti quanto al largo le vecchie funi sommerse, che la poesia si propone di ritrovare e riannodare, sono state rotte o strappate dall’intolleranza e dall’ignoranza.

A Nord e a Sud l’insieme del bacino si lega con difficoltà al continente, soprattutto a causa delle fratture che lo dividono e dei conflitti che lo dilaniano: in Palestina, in Algeria, a Cipro, nei Balcani.

La realizzazione di una convivenza all’interno dei territori multietnici o plurinazionali, lì dove si incrociano e si mescolano tra loro culture diverse e religioni differenti, ancora in queste ore conosce sotto i nostri occhi uno smacco crudele. Viene allora da chiedersi: è forse un caso che persistano guerre implacabili proprio in quesi punti di incontro come l’Algeria, il Libano, la Palestina, la Bosnia, il Kossovo?

Il Mediterraneo ha affrontato la modernità in ritardo. Non ha conosciuto il laicismo lungo i suoi bordi. Ciascuna delle coste conosce le proprie contraddizioni, che non cessano di riflettersi sul resto del bacino e su altri spazi, talvolta molto lontani.

Sulla riva sud, la sabbia del Sahara (parola che significa "terra povera") avanza e invade, secolo dopo secolo, chilometro dopo chilometro, le terre che lo circondano. Per ampi tratti oggi esiste solo una piccola striscia coltivabile, tra mare e deserto. E proprio questo territorio dove scarseggiano acqua e risorse diventa sempre più popolato: i suoi abitanti sono, per la più parte, giovani, mentre quelli della costa settentrionale sono invecchiati.

Le tensioni generate da questi problemi suscitano le inquietudini del Sud e del Nord. Se l’arretratezza fa nascere l’indolenza, l’abbandono e l’intolleranza contribuiscono alla sua crescita. I grandi flussi migratori previsti per i prossimi anni, se non adeguatamente gestiti e controllati, possono costituire una vera e propria catastrofe.

A cosa serve ribadire, con rassegnazione o con esasperazione, le aggressioni che continua a subire il nostro mare? Nulla tuttavia ci autorizza a farle passare sotto silenzio: degrado ambientale, inquinamenti sordidi, iniziative selvagge, movimenti demografici mal controllati, corruzione nel senso letterale o figurato, mancanza di ordine e scarsità di disciplina.

Nonostante tutto sul Mediterraneo esistono modi di essere e maniere di vivere comuni o avvicinabili, a dispetto delle scissioni e dei conflitti che vive o subisce questa parte del mondo.

Molte definizioni devono essere riconsiderate. Non esiste una sola cultura mediterranea: ce ne sono molte in seno ad un solo Mediterraneo. Sono caratterizzate da tratti per molti versi simili e per altri differenti, raramente riuniti e mai identici. Le somiglianze sono dovute alla prossimità di un mare comune e all’incontro sulle sue sponde di Nazioni e di forme di espressione vicine. Le differenze sono segnate da fatti di origine e di storia, di credenze e di costumi, talvolta inconciliabili. Né le somiglianze né le differenze sono assolute o costanti; talvolta sono le prime a prevalere, talvolta le ultime.

Il resto è mitologia.

Elaborare una cultura intermediterranea alternativa è un progetto difficile e non di facile attuazione. Condividere una visione differenziata è meno ambizioso e più facile da realizzare .Le Regioni Mediterranee devono concentrare su tale obiettivo gran parte del proprio lavoro.

4 – La sfida del cambiamento ed il ruolo della Società Civile

Nella complessa e delicata situazione politica e culturale in cui si trovano attualmente i Paesi del Mediterraneo s’imponeva e s’impone la necessità di dare a quest’area la possibilità di coordinarsi in una unità regionale, culturale e politica al fine di creare un nuovo equilibrio non soltanto all’interno di essa ma pure come modello e tipologia al di fuori di questo nostro spazio.

Una sfida al cambiamento è iniziata con la Conferenza euromediterranea di Barcellona del 1995, che ha gettato le basi per un nuovo rapporto tra i Paesi dell’Unione europea ed i Paesi partner mediterranei, articolando un processo di partenariato "alla pari". All’indomani di questa Conferenza, sempre a Barcellona, la Società Civile si riuniva per la prima volta nel I Forum Civile Euromed al fine di individuare gli strumenti e le azioni necessarie.

Tappe significative di questo percorso sono state la Conferenza euromediterranea intermedia, svoltasi qui in Sicilia, a Palermo, nel giugno 1998 grazie all’infaticabile opera dell’ambasciatore Badini, e il già citato II Forum Civile Euromed: in quest’occasione 2248 partecipanti provenienti da 36 Paesi si sono confrontati in 11 sessioni di lavoro ed hanno gettato le basi di una diversa rappresentatività della Società Civile. Quest’ultima si dimostra in ogni circostanza sempre più strumento di supporto alle azioni di governo, facendosi interprete e diretta mediatrice delle aspirazioni, delle esigenze e delle risorse dei vari Paesi.

I partecipanti al Forum di Napoli hanno proposto 86 progetti concreti – molti dei quali già attivati – e richiesto che venissero anzitutto attuate due raccomandazioni:

a – Dare la massima rappresentatività e legittimità alla Società Civile euro-mediterranea negli ambiti della cultura e della scienza, mediante la costituzione di un’Accademia del Mediterraneo;

b – Costituire una Banca dati della Società Civile

La Fondazione Laboratorio Mediterraneo, preoccupata di non far scemare il fervore creativo sprigionatosi dal II Forum Civile, ha raddoppiato gli sforzi per realizzare compiutamente queste due importanti iniziative:

1 - L’Accademia del Mediterraneo si è costituita a Napoli il 10 ottobre 1998 ed è stato un atto di fede che intende evocare la fiducia riposta nell’impegno delle forze vive della Società Civile ed apportare il proprio concorso per l’edificazione di un’area di pace e prosperità condivisa, preconizzata dalla Dichiarazione di Barcellona.

Questa Istituzione è la massima espressione culturale e scientifica in ambito euro-mediterraneo. Ad essa hanno aderito 63 Accademie Nazionali e Regionali e 168 Università rappresentanti 36 Paesi euromediterranei, 192 membri cooptati, (tra i quali premi Nobel e personalità della cultura, della scienza e dell’economia), molte Regioni e Città di vari Paesi euromediterranei.

L’Accademia del Mediterraneo ha una dote importante: quella conferitale da tutte le prestigiose Istituzioni ad essa aderenti che, in massima parte, hanno una storia secolare (si pensi, ad esempio, all’Académie Française, o all’Università di Bologna). (ved. all.)

2 - La Banca dati della Società Civile si è concretizzata nel progetto Euromed Civil Society che si articola in diversi settori, tra i quali uno interamente dedicato alle regioni ed alle collettività locali. Ad oggi hanno aderito al progetto 186 istituzioni ed organismi della Società Civile di 32 Paesi ed è in fase avanzata la raccolta dei dati e la proposizione di un "comune linguaggio" di comunicazione e scambio di informazioni. Conoscersi, Comunicare, Cooperare: gli obiettivi principali della Banca dati per consentire di dare Continuita’, Coerenza e Consequenzialita’ alle attività intraprese.

Con queste premesse, nel concludere questo intervento ed al fine di produrre nuovi mattoni per edificare la Casa Comune Euromediterranea, formulo a Voi rappresentanti delle Regioni mediterranee aderenti alla Commisione Intermediterranea le seguenti richieste:

1- Partecipare alla Banca dati Euromed Civil Society, fornendo il supporto tecnico per l’uso del comune linguaggio informatico istituito, al fine di trasmettere ogni informazione relativa ad azioni e progetti che le Regioni, le Città e le Collettività locali attuano in ambito euromediterraneo.

2- Aderire ad Euromedcity, la rete delle città euromediterranee alla quale già partecipano 46 municipalità.

3- Aderire l’ Accademia del Mediterraneo nelle sue iniziative principali per la cui attuazione è prevista una stretta collaborazione con le Regioni : per questo ho allegato la scheda di adesione alla brochure a voi riservata.