"IL DENARO"

5 ottobre 1996

Tutti uniti canteremo

di Michele Capasso

Settembre 1996. La visita di Chirac a Napoli è stata preceduta da "malintesi" diplomatici tra l’Italia e la Francia. Incomprensioni su parole male interpretate. Romano Prodi ha reagito dicendo che "se saremo uniti faremo vedere i sorci verdi" ai partner europei, che, per varie ragioni, vogliono impedire l’ingresso dell’Italia nella Unione Monetaria Europea.

Parole. Sempre e soltanto parole

Claudio Magris, membro della nostra Fondazione, ha scritto pochi giorni fa alcune considerazioni sulla "coscienza delle parole". Richiamando Elias Canetti, Magris sostiene che l’espressione "passare dalle parole ai fatti" è sbagliata, perché è la parola stessa che può provocare reazioni e danni maggiori dei "fatti" medesimi Come quando in un cinema affollato gridare "al fuoco" – come osservava giorni fa sul "Corriere" Gian Enrico Rusconi – provoca lo stesso disastro di un incendio E quindi "significa" appiccare un incendio. Dobbiamo fare quindi attenzione all’uso delle parole. Come le monete – conclude Magris – anche le parole cattive è bene siano tolte dalla circolazione.

Tra le parole "cattive" oggi c’è senz’altro "secessione". Tra quelle buone ce ne sono alcune importanti come "Tutti uniti canteremo". Le pronunciò mio padre, queste tre parole, quando si trovò, da sindaco, un paese distrutto dall’eruzione del Vesuvio: il "cantare uniti" significava fare "quadrato" per ricostruire, "tutti insieme", le case ricoperte di lava.

Le stesse parole le ha pronunciate venerdì 27 settembre a Stresa Jordi Pujol. Concludendo l’Assemblea delle Regioni d’Europa da lui presieduta, il presidente della Catalogna ha posto l’accento sulla necessità di promuovere il federalismo regionale apprezzando l’iniziativa referendaria proposta dai presidenti del Piemonte Ghigo e della Lombardia Formigoni, con l’adesione di altre regioni italiane. Obiettivoproporre 12 referendum per aumentare l’autonomia delle Regioni Italiane.

Pujol ha definito le Regioni d’Europa e del Mediterraneo "motori" del cambiamento ed ha concluso il suo intervento-rivolgendosi ai presidenti delle Regioni presenti –, con "tutti uniti canteremo".

Quello stesso giorno, a colazione, seduto tra chi scrive e Claudio Azzolini, Pujol – considerato, anche dai suoi avversari, "il politico più completo di Spagna" – ha raccontato la sua avventura politica, il successo della riforma fiscale spagnola, che destina alle regioni il 30% dell’Irpef, la necessità di equilibrare la politica attraverso le Regioni con un federalismo solidale e non secessionista, che non deve disgregare, ma integrare. Le Regioni devono quindi assumersi la responsabilità di rappresentare lo Stato moderno in chiave europea e mediterranea Tante altre cose ci ha raccontato l’amico Pujol, tra scambi di tecniche sul come confezionare un buon "pane e pomodoro" e considerazioni sulla politica italiana Di questo parleremo in altra occasione.

Vorrei porre l’accento sulla necessità dello "stare insieme" e del "cantare uniti". È una condizione che trova concordi gli italiani – e i napoletani in primo luogo – soltanto nei casi-limite dopo una disgrazia, una calamità, una malattia, una distruzione. Solo allora siamo capaci di impiegare tutto il nostro ingegno per aiutare, ricostruire, proteggere. Pronti a dimenticare subito e ricominciare come al solito la vita di ogni giorno, annegati nei nostri egoismi, curando miseri interessi particolari. Senza mete. Senza progetti. Conseguentemente senza speranze.

È invece indispensabile crescere, maturare, capire che non bisogna toccare il fondo, la parte più bassa della "parabola". Occorre "fare quadrato", "cantare uniti" non appena inizia la fase discendente sulla quale ci troviamo in un determinato periodo della nostra vita e della nostra storia. In altre parole occorre un’opera saggia di previsione e di prevenzione.Con competenza e progettualità.

Il "coro", per essere accordato, richiede prove, pazienza e, soprattutto, partecipazione. Condizioni non molto praticate in Italia e quasi del tutto assenti nella Regione Campania e nella città di Napoli.

Le realtà del nostro sud sembrano essere predestinate all’aiuto, al salvataggio all’ultimo minuto. E invece c’è un grande bisogno di agire in tempo. Del resto lo stesso Prodi ci ha chiaramente fatto capire che l’affannoso sprint finale – sperando abbia successo – necessario per non essere tagliati fuori dall’Europa ci costerà un prezzo salato.

Non dobbiamo continuare a gareggiare col fiatone puntando tutto sul sacrificio finale. È in gioco la nostra credibilità – le critiche recenti di Spagna e Francia sono un esempio – e, soprattutto, è in gioco la nostra sussistenza. Un grande sforzo può provocare reazioni non più sopportabili l’infarto delle istituzioni democratiche.

Credo essenziale assumere un metodo di progettualità e realizzazione, senza aspettare le condizioni-limite, per prepararci in tempo ai mutamenti velocissimi che la storia odierna ci propone. Su temi importanti quali il federalismo, il regionalismo, i flussi migratori, il ruolo dell’’Europa nel Mediterraneo, il dialogo delle città europee e mediterranee e via dicendo è vitale essere preparati e pronti. Per fare ciò occorre umiltà ed onestà da parte di tutti: bisogna saper accettare indicazioni, aiuti, collaborazioni, sinergie. Forse tutto ciò potrà apparire utopia, alla luce dei nuovi scandali che affogano la nostra nazione. Ma è in questi momenti che bisogna agire. È in questi momenti che bisogna sperare.

Su tutti questi argomenti noi del Laboratorio Mediterraneo ci confrontiamo quotidianamente, ricevendo apprezzamenti, collaborazioni ed adesioni da vari Paesi europei e mediterranei, dalle Città e Regioni del nord dell’Italia. Poco o nulla dal sud, da Napoli e dalla Campania.

Vorremmo poter lasciare gran parte delle nostre esauribili energie culturali nella nostra Regione, nella nostra città. Ed è con rammarico che constatiamo l’assenza di queste Istituzioni ad appuntamenti importanti, quali il convegno "Le città del Mediterraneo" ed il "Forum Civil Euromed" di Barcellona, il Salone del Libro di Torino, le Assemblee delle Regioni d’Europa e del Mediterraneo e via dicendo.

Dobbiamo imparare a "cantare uniti". Solo così lo sforzo iniziato dal Sindaco di Napoli e le buone intenzioni contenute nel documento programmatico del Presidente della Regione Campania potranno trovare una realizzazione durevole nel tempo, capace di collegarsi con altre realtà ed attenuare grandi problemi quali quelli della vivibilità, del degrado ambientale e della disoccupazione.

Comunicato stampa della Regione Piemonte del 28 settembre 1996

Nel quadro dell’Assemblea delle Regioni d’Europa (ARE), svoltasi a Stresa il 26 e 27 settembre scorsi, è stato sottoscritto tra la Fondazione Laboratorio Mediterraneo e la Regione Piemonte un protocollo di collaborazione. I punti programmatici dell’accordo concernono il commercio senza frontiere, gli investimenti, il turismo, i trasporti, il territorio, l’università e la ricerca, il dialogo culturale e le migrazioni. Il documento è un ulteriore tassello della "rete" che la Fondazione ha costituito con le principali Istituzioni ed organizzazioni dell’Europa e del Mediterraneo.

Durante i lavori di Stresa l’ARE ha definito una nuova dinamica per la cooperazione est-ovest. Il tema della solidarietà e dell’aiuto da parte delle Regioni d’Europa verso i paesi della ex Jugoslavia e le relazioni con l’OCSE (Organizzazione per la sicurezza e la Cooperazione in Europa), sono state poste al centro del prossimo bureau dell’ARE che si terrà a Basilea nel prossimo dicembre.

Su invito del Presidente della Regione Piemonte Enzo Ghigo e sotto la presidenza di Jordi Pujol, Presidente della Catalogna, oltre quaranta Presidenti di Regioni Europee si sono confrontati sul progetto di regionalismo in Europa, predisponendo i temi per il bureau di Basilea che saranno "la correlazione tra la globalizzazione del’economia ed una maggiore regionalizzazione delle decisioni politiche", "l’allargamento dell’Unione Europea ai Paesi dell’Europa Orientale e le sue conseguenze per le Regioni", "il ruolo delle Regioni nel quadro dell’Ocse come elemento di stabilità nel continente europeo".