EUROMEDITERRANEAN CONFERENCE

The role of cultural diversity on the threshold of the third millennium

Amman, 10-11 october 2000

 

Intervento del prof. Arch. Michele Capasso,

Presidente della Fondazione Laboratorio Mediterraneo

e

Direttore generale dell’Accademia del Mediterraneo

 

 

CULTURA E POLITICA INSIEME PER LA PACE E LO SVILUPPO

L’immagine che offre il Mediterraneo oggi non è affatto rassicurante.

La sua riva settentrionale presenta un ritardo rispetto al Nord Europa, e altrettanto la riva meridionale rispetto a quella europea. Sia a Nord che a Sud l’insieme del bacino si lega con difficoltà al continente ed appare davvero arduo considerare questo mare come un "insieme" senza tenere conto delle fratture che ancora lo dividono, dei conflitti che ancora lo dilaniano: qui, nella vicina Palestina, come in Libano, nei Balcani, in Algeria.

Le spiegazioni che se ne danno non riescono a convincere coloro ai quali sono dirette. I parametri con i quali al Nord si osservano il presente e il futuro del Mediterraneo non concordano con quelli de Sud. Le griglie di lettura sono molto diverse. Oggi le rive del Mediterraneo non hanno in comune, spesso, che le loro insoddisfazioni. Il mare stesso somiglia ad una frontiera che si estende dal Levante al Ponente, quasi per separare l’Europa dall’Africa e dall’Asia minore. Le decisioni relative alla sorte del Mediterraneo, ancora oggi, sono spesso prese al di fuori di esso o senza di esso: ciò genera frustrazioni e fantasmi.

Fino a pochi anni fa il Mediterraneo si è presentato come uno stato di cose, senza riuscire a diventare progetto. La costa Sud ha mantenuto le sue riserve dopo l’esperienza del colonialismo. Entrambe le rive sono molto più importanti sulle carte utilizzate dagli strateghi che non su quelle degli economisti.

In tale scenario, un segnale importante è stato lanciato dall’Unione europea con la Conferenza euromediterranea di Barcellona del novembre 1995: essa attivò il partenariato euromediterraneo mettendo in moto altri momenti di dialogo, ma fu pressochè muta su quello culturale, anche se ne avvertì l’esigenza introducendo l’ormai noto "terzo pilastro", dedicato appunto al coinvolgimento della Società civile in questo importante processo.

Il I Forum Civile Euromed, organizzato dall’Institut Català de la Méditerrania – oggi diretto da Andreu Claret - in collaborazione con la Fondazione Laboratorio Mediterraneo - da me presieduta – fornì un importante impulso per la identificazione dei bisogni della Società civile euromediterranea nella prospettiva concreta di attuare azioni specifiche di partenariato nelle varie discipline.

Il 10 ottobre 1998, la stessa Fondazione Laboratorio Mediterraneo, costituìl’Accademia del Mediterraneo: compito che le era stato affidato nel dicembre 1997 dal II Forum Civile Euromed – da essa stessa organizzato - al quale parteciparono 2248 persone in rappresentnza di 36 Paesi, proprio nell’idea di aprire in modo profondamente nuovo il dialogo tra le culture, e, nei sensi accennati, fra le tradizioni, i saperi, le tecniche, i modi di vita, la storia concreta delle società.

In queste giornate vorremmo dare il nostro contributo concreto e sostanziale per la prossima Conferenza euromediterranea (Barcellona IV) programmata a Marsiglia il 16 e 17 novembre prossimi: una radiografia precisa sullo stato del partenariato euromediterraneo, specialmente riferito alla riva Sud, ed il rapporto sostanziale tra politica cultura sono le problematiche portanti che desideriamo sottoporre alla vostra attenzione.

I temi principali, a nostro avviso, da affrontare, sono:

  1. La conferma della necessità di costituire nell’area euromediterranea un’area di libero scambio entro il 2010, con le prospettive di sviluppo che questa nuova sfida posta dal modello di partenariato propone: in questo caso occorre ricordare che "le merci non camminano con le loro gambe", sono esse stesse portatrici di dialogo e scambi di culture e saperi.
  2. Il grande potenziale che ci viene offerto dalla redigenda "Carta per la Pace e la Stabilità", al fine di delineare con esatteza il ruolo della "Soft security": cioè quella "Sicurezza cooperativa" che affida la cogestione delle tensioni e dei conflitti in atto nell’area mediterranea non solo a strumenti politici e militari ma, anzitutto, al dialogo interculturale che dovrebbe trasformare le differenze e le diversità culturali – tema principale della nostra conferenza - da elemento di conflitto in risorsa.
  3. Il nuovo ruolo della problematica "Democrazia e Diritti umani" evidenziata dalla Conferenza di Stoccarda dell’aprile 1999. Occorre rivendicare l’universalità dei diritti umani in un mondo globale e promuovere una politica dei diritti oltre lo Stato- Nazione per far si che essa diventi "la politica principale" di nuovi grandi spazi senza frontiere, senza "possessi", senza conflitti, come dovrebbe essere lo spazio euromediterraneo.
  4. La necessità che il dialogo tra i popoli avvenga attraverso un nuovo equilibrio che non può essere solo politico, ma che intorno alla politica possa far crescere, alimentandola, una nuova cultura capace di assumere il ruolo di "Forza" in grado di incidere nei processi della storia, oggi dominati solo dall’economia e dalla politica, e, spesso, dalla parte peggiore.

La straordinaria quantità di adesioni che all’Accademia sono pervenute, la sua radicata articolazione nei vari Paesi attraverso le oltre 90 sedi distaccate ed i riconoscimenti ufficiali ricevuti, l’ho già sottolineato questa mattina, mostrano che essa ha toccato una sensibilità che esisteva e che attendeva di essere resa operativa. Operativa, anche sul terreno dove il progetto culturale diventa premessa di economia e di sviluppo: l’Accademia – con gli organismi ad essa collegati: Euromedcity, consociazione di città; Isolamed, consociazione di isole ed Almamed, consociazione di Università - si è applicata a diventare strumento economico per i Paesi della riva Sud attraverso la definizione di progetti "mediterranei" in grado di accedere ai Fondi europei - previsti in Agenda 2000 nell’ambito delle politiche di internazionalizzazione culturale ed economica – ed a quelli che si renderanno disponibili con il nuovo programma MEDA II, le cui linee direttrici saranno definite, come dicevo, a Marsiglia nella Conferenza euromediterranea.

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Tutto questo lavoro, reso possibile grazie al forte impegno di tutti noi, guardato in grande è di decisiva importanza per l’Europa che si sta allargando al di là dei propri confini tradizionali . Essa ha e vuole avere una sua politica mediterranea, che è una politica che guarda a lei stessa e oltre di lei. Il confronto tra le culture renderà più facile questa politica, farà crescere la forza degli interlocutori possibili. L’Europa come soggetto politico in un mondo che diventa globale deve assolutamente guardare al Mediterraneo come al mare di un grande sviluppo, di pace, di civiltà.

La politica e la cultura devono costituire le "forze" principali, in grado di assicurare quel rigore etico che l’economia sembra aver smarrito, obbedendo, spesso, solo al credo del profitto e del possesso.