ASSEGNAZIONE DEL DIPLOMA D’ONORE

DELL’ACCADEMIA DEL MEDITERRANEO

A S.M. ABDULLAH II BIN HUSSEIN DI GIORDANIA

Amman,10 0ttobre 2000

Intervento del prof. Michele Capasso,

Presidente della Fondazione Laboratorio Mediterraneo

e

Direttore generale dell’Accademia del Mediterraneo

 

Maestà, Autorità, Signore e Signori,

Con profonda emozione vedo riuniti in questa sala, nella Città di Amman, tanti illustri amici della nostra Accademia che ci hanno accompagnato in un lungo percorso che, oggi, vede il compimento di una tappa importante: commemorare Re Hussein bin Talal, grande costruttore di pace, ed assegnare allo spazio euromediterraneo dignità, rappresentatività e legittimità: restituendo al dialogo interculturale ed interreligioso, alla cultura, alla scienza e alla ricerca, il ruolo indispensabile di "forza" capace di incidere nei processi della storia, alla pari dell’economia e della politica.

Nel Mediterraneo sono nate le grandi culture che hanno dato identità all’Europa e, soprattutto, l’idea di un Dio che unisce la sensibilità cristiana, ebraica, araba. Un Dio che si distacca da tutti gli altri e fa regnare ordine e giustizia nel mondo: il Dio dei sacri testi, quali il Corano, l’Antico e il Nuovo Testamento. E sul Mediterraneo è nata veramente la filosofia e sono nate le prime "polis" intorno al fascino e al senso di realismo del pensiero pitagorico.

Pace e guerra, dialogo e lotta hanno fatto la storia di questo mare, dove si sono incontrate non solo "forze", gruppi contrapposti, ma, appunto, civiltà, culture, idee.

La lotta nel Mediterraneo è stata, e tuttora è, una lotta tra filosofie, tra visioni del mondo, prima ancora, forse, di essere uno scontro tra interessi contrapposti.

L’assolutezza che tante volte queste lotte hanno assunto porta dentro di sé qualcosa di radicale e profondo: la mancanza di riconoscimento reciproco, la lotta per l’identità che conduce, ancora oggi, alla volontà di distruzione reciproca.

Solo l’impegno della cultura e della Società civile può superare tutto ciò, in armonia con le Istituzioni.

Quante volte ciò è stato compreso dalle classi dirigenti politiche, soprattutto europee?

Poche volte; molte parole vengono pronunciate in proposito, ma pochi fatti seguono queste parole. L’interpretazione generale dei vari scontri e guerre che si sono susseguiti, poggia costantemente su ragioni geopolitiche, e su tentativi successivi di mere ricomposizioni di equilibri economico-politici. Tutto importante, ma non basta e anzi infine tutto ciò ha condotto in un vicolo cieco.

Ecco per quali ragioni il dialogo fra le culture diventa decisivo. Decisivo come condizione di una pace vera; e dunque di uno sviluppo possibile, di una crescita delle Società civili in un processo di riconoscimento reciproco.

La prossima Conferenza euromediterranea, che si svolgerà a Marsiglia il mese prossimo, dovrà assolutamente tener conto di questo: le condizioni per il dialogo ci sono, proprio perché le culture del Mediterraneo, e anzitutto quelle a profonda radice religiosa, possono pervenire ad un’intesa. Ma anche senza avere un’ambizione così pronunciata, le varie culture che si affacciano sul Mediterraneo possono ritrovare – devono! – il terreno di un confronto che faccia riscoprire a ciascuna le ragioni dell’altra. Non di un dialogo generale e ideologico si deve trattare, ma innervato in esperienze effettive di cultura, nei saperi che si sono sviluppati, nel lavoro concreto sulle tracce di un passato ancora vivo, nella scienza del mare, dell’ambiente, dell’archeologia comune, del cibo, nei saperi produttivi di tecnica e di trasformazione. L’Unione europea deve agevolare questo processo, spesso ostacolato non dalla volontà politica ma da sistemi burocratici complessi ed inefficienti.

In tale contesto stiamo costruendo la "Maison de la Méditerranée": obiettivo principale dell’ l’Accademia del Mediterraneo, costituita a Napoli il 10 ottobre del 1998 – alla presenza, tra gli altri, del ministro Dini – con la partecipazione attiva della Giordania e degli altri Paesi euromediterranei.

La straordinaria quantità di adesioni che all’Accademia sono pervenute, la sua radicata articolazione nei vari Paesi attraverso le oltre 90 sedi distaccate ed i riconoscimenti ufficiali ricevuti – quali le delibere di voti adottate da Stati, Regioni, Città, Università ed organismi di 33 Paesi rappresentanti ufficialmente oltre 150 milioni di cittadini - mostrano che essa ha toccato una sensibilità che esisteva e che attendeva di essere resa operativa.

L’Accademia del Mediterraneo, se adeguatamente sostenuta, costituisce una risorsa per il Mediterraneo e per l’Europa, grazie soprattutto alla sua irripetibile dote, costituita dalla "summa" delle doti delle 561 prestigiose istituzioni che la compongono.

Oggi, Maestà, in occasione del secondo anniversario della costituzione dell’Accademia, desideriamo compiere tre azioni concrete, continuando a perseguire una non comune identità del fare:

 

Hegel diceva che la libertà si sviluppa e cresce sul mare; la sua profezia può diventare verità storica proprio quando la globalizzazione in atto chiede ad ognuno di ricordare le proprie radici, e di affermarle nel riconoscimento reciproco.

Per costruire la pace occorre continuare a "Lavorare per il Mediterraneo": "naamal men asli albahar almutauasset": è l’impegno che da oggi, ancora di più, continueremo a portare avanti.

I tragici eventi in Palestina degli ultimi giorni assegnano a queste giornate un significato ancora più profondo e richiedono, da parte di ciascuno di noi, l’assunzione di precise responsabilità. Qui in Medio Oriente quando tutto sembra perduto resta il futuro. Il nostro.

Maestà, a nome dei membri fondatori, ho l’onore di consegnarLe il "Primo Diploma d’Onore" dell’Accademia del Mediterraneo.