"Il Denaro"

3 luglio 1999

Costruire una società euromediterranea Napoli è un esempio da seguire di tolleranza tra razze, abitudini e storie diverse

di Michele Capasso

Il 24 e 25 novembre 1995, a Napoli, organizzando il forum "Il Mediterraneo e l’Europa", la Fondazione Laboratorio Mediterraneo fornì elementi utili per la Conferenza di Barcellona — svoltasi pochi giorni dopo — ed aprì la via alla "costruzione" di una Società Civile euromediterranea (collaborando successivamente al primo Forum Civile Euromed, svoltosi nel dicembre 1995 a Barcellona subito dopo la Conferenza, e organizzando il II Forum Civile Euromed, svoltosi a Napoli il 12,13 e 14 dicembre 1997) capace di produrre azioni concrete nel rispetto di valori, principi ed interessi comuni.

Quali sono i principi e valori comuni capaci di rafforzare la Società Civile euromediterranea?

Tralascio, di seguito, valori primari ed indiscussi quali la democrazia, i diritti umani, ecc. già più volte esaminati. Consideriamo, invece, altri valori indispensabili per promuovere pace e sviluppo nella regione euromediterranea. Il primo, insostituibile valore è quello della cultura. Se la guerra che fino a ieri ha insanguinato un pezzo d’Europa e Mediterraneo produce inimicizia, morte e distruzione, la cultura è l’esatto contrario. Essa è anzitutto riconoscimento: degli altri, delle diversità, del dialogo. Alimenta la volontà di convivenza, il riconoscersi per lavorare insieme.

Le culture europea e mediterranea si caratterizzano soprattutto per il valore della laicità e del riconoscimento: quest’ultimo termine esisteva già nella filosofia di Platone e fu Hegel a portarlo nel cuore dell’Europa moderna facendo si che il riconoscimento dell’altro diventasse, poi, terreno concreto di costituzione della cittadinanza e base fondamentale per la stessa Unione europea. Il secondo valore-principio è costituire una forza.

La cultura e il dialogo devono diventare forze reali. La storia, è bene non dimenticarlo, è terribile ed è influenzata da ecumenismi astratti. Il mondo in cui viviamo è aspro, è fatto di forze. Noi dobbiamo operare affinché la cultura diventi una forza attiva dentro i processi reali della storia. Tutto ciò fu annunziato a Barcellona durante la Conferenza euromediterranea del 1995 ma poi scarsamente attuato. Su questo tema l’Accademia del Mediterraneo ha assunto preciso impegno: l’Europa come terreno di costituzione dell’idea di cittadinanza e del rapporto tra diritti dell’uomo e cittadinanza e, quindi, come rifiuto dell’etnicità come fondazione degli Stati; il Mediterraneo come grande classico terreno di riconoscimento di culture, tradizioni e religioni diverse.

E’ indispensabile, quindi, costituire una "Forza Mediterranea" fondata sulla cultura, sul dialogo, sulla pace e sulla tolleranza: una forza concreta che, insieme alle società del Nord Europa, possa costruire una rete di Paesi, Regioni e Città abituati alla convivenza.

Su questo tema la Fondazione Laboratorio Mediterraneo è attiva con la rete "Labmed".

Il terzo valore è quello della convivenza.

E’ questa la vera frontiera verso cui dobbiamo muoverci. L’accoglienza molto spesso produce tolleranza. La convivenza — con immigrati e rifugiati provenienti da vari Paesi mediterranei — deve produrre anzitutto rispetto. Occorre trasformare l’abitudine alla convivenza in risorsa per la società euromediterranea. In tale processo è importante il ruolo di quelle città che hanno un’attitudine storica alla convivenza: come, ad esempio, Napoli.

Questa città è abituata da millenni a convivere con razze, culture, abitudini, storie e fedi diverse; in questa città sono fusi e intrecciati da secoli dialoghi europei e mediterranei.

Napoli è una città in cui si è alimentata la radice della cultura mediterranea: l’Essere, inteso come riconoscimento della persona, dell’altro, della dignità umana. Napoli non volle l’inquisizione e nel 1547 fece una lotta civile per evitarla; come pure questa città non ha mai avuto un ghetto attuando, da secoli, azioni tese al riconoscimento ed alla convivenza. In questa città questo valore potrebbe trovare la propria sede storica e lanciare una sfida ai nazionalismi e razzismi di questa fine millennio.

Il quarto valore è il rapporto cultura — politica — società civile — sviluppo economico. Oggi più che mai è importante che cultura e politica, e quindi società civile ed istituzioni, stiano insieme e in primo piano, prima delle logiche militari.

"Pensare il Mediterraneo e mediterraneizzare il pensiero": questa espressione di Edgar Morin è interessante per strutturare il rapporto tra cultura, politica, società civile e sviluppo economico passando attraverso la gestione dei conflitti ed il consolidamento del processo di pace. E’ indispensabile oggi costruire un nuovo umanesimo rivalutando le eredità di ieri, l’arte di vivere, le culture immateriali, la poesia, la bellezza: il Mediterraneo ha bisogno di questi ingredienti per sedare i conflitti ed alimentare il compromesso necessario per la pace. Per far questo occorre una simbiosi tra politica e cultura. L’incontro fra le culture è fondamentale per creare una migliore comprensione ed affrontare le sfide comuni per edificare uno spazio euromediterraneo basato sulla pace e sulla prosperità condivisa.

Durante l’ultima Conferenza euromediterranea di Stoccarda (aprile 1999) i Ministri degli Esteri dei 27 Paesi aderenti alla Dichiarazione di Barcellona hanno auspicato un maggiore e più attivo ruolo della società civile euromediterranea. L’obiettivo ambizioso è costruire una società che, al di là delle specificità culturali, abbia un fondamento comune basato su valori condivisi che nulla devono togliere alle identità di ciascun popolo ma che, insieme, devono costituire una piattaforma per edificare qualcosa di concreto: la pace, innanzitutto, ed il progresso morale e materiale dei popoli, che significa sviluppo economico e prosperità.