"IL MATTINO"

11 dicembre 1994

( N.1 )

APPELLO DA NAPOLI PER LA PACE NELLA EX JUGOSLAVIA

Il terzo anno di guerra nella ex-Jugoslavia infierisce davanti ai nostri occhi che si abituano a questo spettacolo: più di 200.000 morti, 2.000.000 deportati o esiliati, città e villaggi in rovina, ponti ed edifici, scuole ed ospedali distrutti a colpi di cannone, monumenti di cultura o di fede profanati, violenze e torture di ogni specie, stupri di massa e umiliazioni, campi di concentramento ed epurazione etnica, <<urbicidio>> e <<memoricidio>>, innumerevoli esistenze di gente semplice mutilate o lacerate per sempre. La sofferenza umana non si lascia riassumere. Si può andare oltre? Questa domanda è rivolta nello stesso tempo agli aggressori e a quei Signori che hanno fatto così poco per fermare questa guerra nel cuore della Bosnia e della Croazia, ai confini con il Mediterraneo, nella stessa Europa.

Che dire, di fronte a una tale tragedia, di un’ONU inadeguata ai cambiamenti del nostro mondo, di una NATO rimasta prigioniera della guerra fredda, di una Unione Europea che non è ancora un potere statale capace di guidare l’Europa ma è soltanto un’unione come avevano paventato i più illuminati uomini di cultura dopo la seconda guerra mondiale, di una Russia che tenta invano di riprendere il ruolo dell’ex-Unione Sovietica e si dibatte in una crisi politica e culturale immane, di una UMPROFOR incaricata di un ruolo nello stesso tempo assurdo e paradossale – quello di <<mantenere la pace>> là dove non c’è che la guerra – di tutti questi giochi, appena mascherati, delle grandi potenze e dei loro interessi, dei <<cessate-il-fuoco>> mille e una volta violati, degli accordi costantemente traditi, dei patti derisi e dei negoziatori resi ridicoli, delle risoluzioni internazionali derise o ignorate, dei convogli umanitari divenuti essi stessi bersagli della rabbia omicida?

Le tappe di questo Calvario si chiamano Vukovar, Srebrenica, Gorazde, Mostar, Bihac, con Sarajevo, all’inizio e alla fine, più di 1.000 giorni nelle tenaglie di una guerra fratricida, che battono il triste record dell’assedio di Leningrado. Non è abbastanza, Signori?

La Bosnia Erzegovina, multinazionale o multiculturale, è mortalmente ferita e, con essa, la nostra fede in un mondo in cui il pluralismo nazionale e culturale dovrebbe essere possibile e assicurato. La brutalità e la barbarie sono incoraggiate dall’inerzia e dall’indifferenza. I rintocchi funebri suonano già da più di tre anni senza smuovere le coscienze di coloro che dovrebbero decidere per noi o a nome nostro.

L’Europa si è dimessa in Bosnia, i suoi governi negano la loro responsabilità o la gettano gli uni sugli altri. Maastricht è moralmente capitolata davanti a Sarajevo. I valori e i nostri principi di base sono beffati, la nostra dignità è nel punto più basso. Davanti a una tale umiliazione non resta, a noi intellettuali mediterranei, che gridare la nostra collera anche se nel deserto, come è accaduto tanto spesso nel passato.

Nell’antica Napoli, con le sue tradizioni di tolleranza e con la sua grande eredità culturale e filosofica, nel suo porto aperto verso il largo, gettiamo di nuovo una bottiglia nel nostro mare con un comune appello, destinato a ciò che resta della coscienza sulle nostre rive.

Indirizziamo queste parole agli amici del Mediterraneo, dell’Europa e del Mondo per domandare loro di unirsi a noi e di sostenerci.

primi firmatari:

PREDRAG MATVEJEVIĆ

BRUNO CARUSO

CLAUDIO MAGRIS

VITTORIO NISTICO

VINCENZO CONSOLO

KHALED NISTICÓ

ERRI DE LUCA

MICHELE CAPASSO

RAFFAELE LA CAPRIA

MILVIO FERRARI

GERARDO MARROTTA

FULVIO TOMIZZA

LUIGI MALERBA

WALTER PEDULLÁ

IGOR MAN

MARIO AGRIMI