"Il Denaro"

30 ottobre 1999

Le città protagoniste del Duemila

di Michele Capasso

Napoli, agosto 1996. Con Predrag Matvejevic’ trascorriamo buona parte di questo mese estivo a riflettere sul ruolo delle città mediterranee: leggendo testi, elaborando idee. Un lavoro comune che proseguirà fino ad oggi, nel quale le competenze dell’architetto e dello scrittore si fondono fino ad elaborare un unico insieme di riflessioni.

Ogni città, in una sua misura, vive dei propri ricordi. Le città mediterranee, probabilmente, più delle altre. In esse, il passato fa concorrenza al presente. Il futuro si propone più a immagine del primo che del secondo. Su tutto il perimetro del "Mare Interno", la rappresentazione della realtà si confonde facilmente con la realtà stessa.

Il discorso sulla città mediterranea si sviluppa prevalentemente in termini di storia e di geografia, di architettura o di urbanistica, senza esaurirvisi. Si nutre di evocazioni di diverso tipo o di reminiscenze, di approssimazioni. I modi "di approccio" e quelli "di raccontare" non pervengono a legarsi o ad unirsi. Riprendendo la maniera in cui Marco Polo avrebbe potuto descrivere al grande Kublai Khan le città incontrate nei suoi viaggi, Italo Calvino racconta "città invisibili", e formula a questo proposito alcuni avvertimenti molto preziosi: "Non dobbiamo confondere la città stessa con il discorso che la descrive, per quanto esista un evidente rapporto tra l'una e l'altra".

L'idea di un Mediterraneo costituito da molteplici rotte, marittime e terrestri, presuppone scali diversi: punti di partenza e di arrivo, approdi e porti, "una rete di città che si tengono per mano", come dice lo storico Braudel. Sono luoghi che cambiano in continuazione, pur conservando i loro tratti più riconoscibili. Le trasformazioni fanno insorgere nostalgie. In tal senso, il discorso sulla città mediterranea si fa sentimentale. Ciò vale ugualmente per l'immaginario che l'accompagna.

Alcuni specialisti sostengono che nel Mediterraneo le città non nascono come altrove - in quanto evoluzione di un villaggio — anzi, sono esse a originare villaggi tutt'intorno e a determinarne la funzione. Una nomenclatura piuttosto comune si compiace di evocare e di presentare ordinatamente diverse serie di elementi, di fenomeni o di caratteristiche riguardanti l'organizzazione o il funzionamento della polis o della politica: costruzioni e istituzioni, statuti e cerimonie, amministrazione e catasti, bandiere, blasoni e sigilli, piazze pubbliche, torri e fortezze, scalinate, "castelli in aria".

Bisogna sapere distinguere, meglio di quanto non si faccia abitualmente, le città costiere nel senso comune del termine dalle città portuali vere e proprie. Nelle prime, i porti sono stati spesso costruiti per necessità, mentre nelle altre sono comparsi in modo assolutamente naturale. Gli uni restano quasi sempre pontili di imbarco e di sbarco o ancoraggi, gli altri diventano spazi particolari, talvolta dei mondi. Non è possibile immaginare il Mediterraneo senza quei porti.

Sono città che "ci seguono dappertutto", a quanto dice il poeta di Alessandria: ci inseguono persino nei sogni. "La città non possiede per sua natura quell'unità assoluta che alcuni le attribuiscono". Questa considerazione, così premonitrice, ci proviene dall'antichità, formulata dallo "Stagirita". Tre giorni dopo la presa di Babilonia, ricorda ancora Aristotele nella "Politica", "un intero quartiere della città ignorava l’avvenimento". Le città che hanno componenti troppo eterogenee o ripiegate su sé stesse, sono votate alla perdizione. Secondo un altro avvertimento, che figura nella "Repubblica" di Platone, "la città non dovrebbe mai estendersi oltre il limite in cui, pur essendosi ingrandita, conserva la sua unità".

Questi saggi consigli sono stati seguiti raramente. Le città mediterranee hanno avuto la loro evoluzione perdendo o ritrovando unità o coerenza nel passato o nel presente. Il loro splendore e, in modo altrettanto evidente, le loro eclissi ne portano cicatrici. Oggi esse condividono numerosi problemi con le città continentali, distanti dalle coste. Si tratta di questioni di conservazione o di gestione, di esiguità di spazio o di estensione eccessiva, di pianificazione del territorio e di salvaguardia ambientale, di costruzioni abusive o selvagge, di immigrazione e di rigetto, di comunicazione tra i cittadini, tra "vecchi abitanti" e "nuovi venuti", dei mutati "diritti della città".

Alcuni di questi problemi, che dipendono da un ordine di cose più generale, si presentano in tutta l'area mediterranea, anche se di volta in volta in modo specifico. Le città più antiche sono caratterizzate da una complessa stratificazione: una certa verticalità piuttosto difficile da proteggere e da gestire. In esse le connessioni con uno o più centri storici si combinano con le relazioni tradizionali o nuove che legano la città al suo porto. Quanto all'orizzontalità urbana, essa rischia di perdere le proprie caratteristiche a forza di estendersi e di rendersi uniforme. In questo modo, una identità dell'essere (architetture, costumi, linguaggi) non riesce più a incontrare una identità del fare adeguata, indispensabile. In questo gioco di "forme" e "contenuti" male assortiti, la città si rifugia spesso nella sua memoria, per non tradire sé stessa. La maggior parte dei vecchi porti del Mediterraneo non ha più la stessa importanza che aveva una volta sui mappamondi. Alcuni si rassegnano ad essere soltanto "porti turistici". Altri si ristrutturano secondo esigenze contingenti, poco rispettose delle loro peculiarità. Sulla sponda meridionale, le "città petrolifere" non sono sorte da una maturazione del rapporto produzione/demografia, ma da una situazione congiunturale quasi aleatoria, inaspettata. Da qualsiasi punto di vista, non si troveranno facilmente modelli urbani allo stato puro. "Sono gli uomini che costituiscono le città e non i muri soltanto o le navi senza passeggeri", ricordava Tucidide, all’alba dell'età storica. Gli uomini di cui parlava si sono mescolati nel corso dei millenni. Nessuna "epurazione etnica" riuscirebbe più a separarli compiutamente gli uni dagli altri.