"Il Denaro"

18 settembre 1999

Occorre costruire il "sistema-paese"

di Michele Capasso

Napoli, 10 settembre 1999. Carlo Azeglio Ciampi è lapidario: "Occorre vincere una nuova sfida. Dopo l’Euro, la scommessa è il Sud dell’Italia ed il Mediterraneo".

Rabat, 11 settembre 1999. Mohamed VI, il giovane sovrano del Marocco succeduto al defunto Hassan II, annuncia cambiamenti nella gestione e valorizzazione del patrimonio culturale e auspica la creazione di un "sistema-paese" capace di valorizzare l’immenso patrimonio culturale marocchino attraverso un mix di cultura, management e business, come accaduto in altri paesi europei e mediterranei.

Strasburgo, 15 settembre 1999. Romano Prodi si presenta all’Europarlamento per ottenere la fiducia. Visibilmente teso e preoccupato legge un discorso programmatico cercando di chiarire i punti ancora oscuri: mezz’ora in cui scandisce le parole con calma, quasi un nenia. Parla di nuove regole, di un nuovo costruttivo rapporto tra la Commissione europea ed il Parlamento Europeo, di un importante ruolo da attribuire alla cultura soprattutto nei rapporti con i Paesi dell’Est e con quelli del Mediterraneo. Alla fine del suo discorso rompe il ritmo lento e lancia un appello accorato: "il voto — dice Prodi — va dato con gioia e non con rassegnazione. Abbiamo di fronte una nuova frontiera: quella della cultura e del dialogo. Da noi i cittadini si aspettano un grande progetto per l’Europa".

Ma l’Europa — lo abbiamo detto molte volte - è anche Mediterraneo. Esiste un’Europa mediterranea come anche una coscienza mediterranea dell’Europa e l’identità europea è specialmente la sua identità mediterranea. Una risorsa immensa del Sud dell’Italia e del Mediterraneo è l’immenso patrimonio culturale: la sfida è come valorizzarlo.

Solo una visione superficiale può far ritenere che le risorse culturali di per se siano in grado di creare occupazione e ricchezza. Il Presidente Ciampi durante la recente visita a Napoli ha detto: "il lavoro si crea, e la cultura è la nuova frontiera per produrre ricchezza ed occupazione". Un preciso segnale sul valore della progettualità e sulla competenza professionale di questa azione. Che da sola però non basta. E’ necessario, oggi addirittura è vitale, costruire ed essere "sistema-paese". L’Italia corre il rischio di perdere occasioni importanti perché non riesce ad adeguarsi alle regole del gioco imposta dall’Unione europea e dalla globalizzazione.

Lunedì, 13 settembre 1999. Ho tra le mani due lettere inviatemi per fax da alcuni membri dell’Accademia del Mediterraneo.

La prima è del presidente della Repubblica Francese Chirac che sostiene le azioni di questa istituzione — in cui la Francia è il Paese più rappresentato — e si propone come guida nel duemila per un azione rivolta ai Pesi del Mediterraneo negli ambiti della diplomazia e della cultura. Riconosce, per questo, un ruolo determinante all’Accademia considerandola un’istituzione rappresentativa del partenariato euromediterraneo negli ambiti della cultura e della ricerca. La seconda è del presidente della Catalogna Pujol che chiede di ricondurre la sede centrale dell’Accademia a Barcellona, se Napoli e l’Italia non daranno attuazione agli impegni assunti.

Gli fa eco il Sindaco di Marsiglia, che candida nuovamente anche la sua città come sede centrale dell’Accademia ed annuncia la disponibilità a svolgere l’Assemblea Generale dell’Accademia del Mediterraneo — prevista per il duemila — nella sua città.

Sarebbe un vero peccato se Napoli, la Campania e l’Italia — dove questa istituzione è nata — perdessero questa occasione, forse per mancanza di un "sistema-paese" in grado di competere con gli altri partner europei e mediterranei.

Vale la pena ricordare l’importanza che la sede centrale dell’Accademia del Mediterraneo — alla quale, lo ricordiamo, hanno aderito 168 Università, 67 Accademie nazionali e regionali, 48 Città, 32 Regioni, 46 Isole ed oltre 200 Istituti di cultura e ricerca - assume per Napoli e per l’Italia. La sede centrale e le attività dell’Accademia promuovono Napoli nel Mediterraneo e possono essere occasione di democrazia e partecipazione nei processi decisionali della città.

Questa istituzione rende Napoli un luogo dove con rappresentatività e frequenza avvengono:

• eventi di promozione culturale "inter-europea ed inter-mediterranea".

• eventi mirati alla costruzione di valori comuni all’area euromediterranea (in applicazione del terzo pilastro della Conferenza di Barcellona del 1995 di cui l’Accademia del Mediterraneo costituisce un riferimento essenziale).

L’Accademia può essere per le principali istituzioni napoletane luogo di sinergie e di partecipazione alla vita collettiva, luogo di connessione tra le istituzioni stesse della città e il mondo nonché strumento di connessione e vivibilità nella globalizzazione.

Due gli obiettivi principali dell’Accademia: dare alla città di Napoli e alla Regione Campania strumenti di legittimità per essere "centro" della cultura, della ricerca e del dialogo per l’area mediterranea, essere spazio di partecipazione e democrazia — ma non partitocrazia — per le istituzioni cittadine. I risultati attesi sono la creazione di un luogo di intermediazione culturale nei processi decisionali e di governo e la costituzione, per il "sistema-paese" Italia, di uno strumento di rete e connessione tra Europa e Mediterraneo attraverso la valorizzazione e implementazione della risorsa Napoli. Se non giungeranno segnali sinergici dalle istituzioni napoletane, campane ed italiane, questa occasione sarà definitivamente persa. L’Accademia del Mediterraneo — che può annoverare prestigiose sedi distaccate, già operative, in vari Paesi euromediterranei — trasferirà la sua sede centrale a Marsiglia o a Barcellona, città in grado di assicurare immediatamente una prestigiosa sede ed il sostegno per il suo funzionamento. E con essa sarà trasferita la sede fisica della più importante macchina di informazione sul Mediterraneo che raccoglie i dati ed i risultati già prodotti dalle sedi distaccate.

Risorse concrete in grado di produrre occupazione, sviluppo e promozione, che Napoli, la Campania e l’Italia meritano per il compito che la storia e la geografia hanno loro assegnato: essere il "cuore" del Mediterraneo.