"Il Denaro"

29 luglio 2000

Medio Oriente: la temperatura ritorna alta

Il falco ha sconfitto la colomba: nelle elezioni per designare il capo dello Stato di Israele, a sorpresa, il favorito Shimon Peres (premio Nobel per la Pace) ha dovuto cedere il passo al semisconosiuto Moshe Katzav, funzionario del partito di opposizione, il Likhud. Questo il verdetto del Parlamento israeliano. Sulla sconfitta di Shimon Peres pubblichiamo una riflessione del presidente di Europa Mediterranea Claudio Azzolini e riproponiamo ampi stralci del discorso tenuto dal premio Nobel per la Pace a inizio luglio, in occasione delle Assise del Mediterraneo di Marsiglia, già apparso sul Denaro numero 30. Alla luce della sconfitta subita da Peres le sue riflessioni sulla pace e sulla coesistenza tra i popoli assumono un ulteriore valore di testimonianza.

Quando i falchi ghermiscono le colombe

di Claudio Azzolini *

Appena un mese fa eravamo ai preliminari di Camp David e tutto lasciava presagire una svolta di tale portata storica da riqualificare, nel rush finale, la discussa presidenza Clinton.

Sempre un mese fa, il 5 luglio, eravamo a Marsiglia, alle Assise del Mediterraneo, con Shimon Peres. Con Michele Capasso e con gli Amici dell’Accademia del Mediterraneo - che tra i suoi Membri annovera anche lo statista israeliano - ci siamo intrattenuti a lungo con questo personaggio che non esito a considerare tra gli ultimi Grandi del XX secolo.

I lettori del Denaro hanno avuto modo di leggere, in esclusiva nel precedente numero, il discorso che egli ha fatto in occasione del suo intervento alle Assise. Rileggerlo oggi, dopo averlo ascoltato dalla sua viva voce ed avergli subito dopo parlato così come si può ragionare tra amici di vecchia data, mi dà un’emozione intensa, pari forse a quella che provai nell’ascoltare anni or sono all’Assemblea plenaria di Strasburgo François Mitterrand nel suo discorso di commiato dalla nostra storia contemporanea - eravamo, infatti, a poco meno di sei mesi dalla fine ormai scontata per quel male che lui combatteva da anni, ma che sapeva avrebbe di lì a non molto avuto il sopravvento sulla sua forte fibra più che sulla sua volontà - per entrare a pieno titolo nella Storia dell’umanità.

Ma in quel discorso Mitterrand, pur intuendo ed immaginando scenari prossimi venturi, ripercorse soprattutto gli anni della sua storia politica nazionale ed europea.

Shimon Peres ha tracciato invece il futuro ed ha lasciato un vero e proprio testamento politico di grande respiro e di eccezionale lungimiranza. Credo proprio che tutti dovremmo rileggerlo e, soprattutto, riflettere!

Eppure, per soli sei voti, Shimon Peres, Premio Nobel per la Pace che egli ricevette con Rabin ed Arafat, non potrà - almeno nel mancato ruolo di capo dello Stato d’Israele - realizzare quel futuro il cui tracciato ideale aveva così bene immaginato e descritto appena un mese fa a Marsiglia.

Confesso - pur essendo un ottimista per natura - che questa mancata elezione di Peres mi preoccupa non poco.

Più attenti politologi, soprattutto della complessa vicenda mediorientale, sapranno di certo "leggere" le cause, forse remote, di questo deprecabile accadimento.

Per aver vissuto ed approfondito la vigilia di questo atteso evento con il diretto interessato, sono piuttosto dell’avviso che siano da ricercarsi nelle "concause" le ragioni di questo ennesimo "round" in cui i falchi hanno preferito ghermire la colomba Peres e lasciar sopravvivere - ma fino a quando? - il piccione Barak.

E si badi bene, cari amici euromediterranei, questo evento riguarda tutti noi, nessuno escluso al di qua come al di la del Mare nostrum.

Quando la forza, permeata di astuzia, finisce per prevalere sulla ragione, dunque sulle ragioni (di tutti) del dialogo, "Non si scrive, per dirla con Peres, la Storia del Futuro, ma si rinnova il passato della storia" e, con esso, si allontana la Pace.

* presidente di Europa Mediterranea