16 ottobre 2001
di
Michele Capasso
11 ottobre 2001. Sono trascorsi trenta giorni dalla tragedia americana. La stampa mondiale, con parole ed espressioni diverse, li definisce “i trenta giorni che hanno cambiato il mondo”. L’America, soprattutto, ha dovuto rivedere le sue posizioni nei confronti di una globalizzazione mal nata e mal gestita. La Fondazione Laboratorio Mediterraneo, dopo la caduta del muro di Berlino, evidenziò il passaggio epocale in atto paragonabile, secondo autorevoli suoi membri, alla dissoluzione dell’impero romano. Le conseguenze di quell’evento ad oggi sono: l’incremento delle guerre e l’aumento della povertà, l’incremento del terrorismo, il fallimento della globalizzazione.
Il focolaio di questo mutamento
è, come sempre nella storia recente e non, il Mediterraneo e il Medio Oriente.
Già nel 1994 la Fondazione allertò su questo pericolo e si propose come struttura capace di sedare i focolai in atto – oggi
trasformatisi in incendi devastanti! – individuando tre
azioni principali: il dialogo con il mondo arabo e islamico, lo stimolo
all’Unione europea per restituire dignità ai Paesi della riva Sud del
Mediterraneo, il coinvolgimento della società civile. Su queste direttrici la
fondazione ha svolto una densa e complessa attività (i Forum della Società
civile, eventi in vari campi etc.) attraverso la
quale ha rivecuto la legittimazione dei vari Paesi euromediterraei per la
costituzione in Italia e a Napoli della sede centrale dell’Accademia del Mediterraneo
e Maison de la Méditerranèe: luogo principale di dialogo tra l’Occidente e
l’Islam.
L’Italia che è
centro del Mediterraneo, non può restare senza una sua parte nelle nuove e
delicate relazioni tra il mondo islamico e l’Occidente conseguenti alla
deciosione degli Usa di controbilanciare la lotta al terrorismo proveniente dai
paesi islamici mediante rassicuranti interventi politici ed umanitari verso le
popolazioni musulmane.
Gli Stati
Uniti hanno deciso di ricorrere ad “alleanze” areali, secondo la zona
d’operazione e gli obiettivi del momento. Soluzione inadeguata, poiché le loro
alleanze sono con i Governi che, negli Stati islamici più coinvolti nella
strategia americana, devono muoversi tra esigenze contraddittorie, concessioni
caute e formali rinneghi in un precario equilibrio che potrebbero esplodere al
primo bombardamento sbagliato. Chi può svolgere una funzione proficua è
l’Europa, più come entità storica che come entità politica. L’entità europea
nel delicato rapporto con i Paesi islamici non è infatti rappresentata
convenientemente dalla sua espressione politica.
Per l’Italia e
per la Regione Campania – protagonista del Partenariato euromediterraneo con la
cooperazione decentrata e attraverso le risorse rese disponibili dal Por
2000-2006 – è l’occasione da cogliere se intende assumersi un ruolo storico.
Si tratta di
profittare proprio dell’esistenza dell’Accademia del Mediterraneo e Maison de
la Méditerranée – che, con le sedi già insediate in vari Paesi, ha un grande
credito presso i popoli arabi e quelli balcanici. L’Accademia ha il vantaggio
di essere un’istituzione culturale del Mediterraneo con sede centrale in
Campania e perciò il solo strumento che può permettere all’Italia di concorrere
efficacemente a realizzare la seconda e più difficile parte della proposta
statunitense: guerra ai terroristi, pace con i musulmani. Se la Regione
Campania prenderà l’iniziativa di
operare attraverso di essa, darà all’Italia la possibilità di svolgere un ruolo
eminente senza compromettersi negli eventuali insuccessi che possano
intervenire nell’operato dell’Accademia ma traendo tutto il merito dei
risultati postitivi, dimostrandosi una forza politica capace di superare i
limiti regionali e affrontare direttamente ed efficacemente i grandi problemi attuali.