“ILDENARO”
5 dicembre 2001
Un grande umanista lascia un vuoto nell’Accademia del Mediterraneo
di Nullo Minissi
Appena qualche mese dopo la
scomparsa di Sebastiano Timpanaro anche Marcello Gigante ci lascia. Un gran
vuoto è come un improvviso silenzio nell’animata società degli studi. Non
sempre una perdita fa effetto così. Ma Marcello Gigante come Sebastiano
Timpanaro erano qualcosa di diverso dell’erudito e dello studioso, dello
specialista che si consulta quando occorra come si va dal medico di fama o
l’avvocato di grido. In essi le humanitates s’erano fatte umanità,
comprensione, discorso, calore d’un colloquio in cui una certa saggezza che la
storia umana è riuscita a tessersi tra misfatti e guerre, arroganze e soprusi,
e a tramandare anche attraverso i secoli più duri come quello appena concluso,
dominato dagli orrori di dogmatismi intransigenti, e il nuovo che si apre con
non minore ferocia.
Marcello Gigante è stato una di
quelle persone rare delle quali non è necessario neppure l’incontro o il colloquio
per sentirne la cara e rassicurante presenza. Naturalmente alla sua competenza
ci si poteva sempre rivolgere; e ai suoi saggi, che hanno esplorato temi
essenziali della classicità e dell’età bizantina come toccato aspetti e forme
ben più recenti, si può ricorrere ancora adesso e in futuro per la conoscenza
profonda, la riflessione matura, il giudizio certo ed ispiratore che ne fanno
stabile riferimento. Ma ciò di cui
sentiamo la perdita è un tono e un carattere. Il suo sguardo vivace, il gesto
pacato, la parola misurata ed illuminante, la capacità della comunicazione che
non era tanto abilità o dono, quanto passione di colloquio e compartecipazione.
Passione che lo aveva portato – come un’altra grande
figura degli studi classici e della scuola, Manara Valgimigli – a iniziare
l’insegnamento tra i giovani liceali ai quali non ha mai smesso di rivolgere le
sue cure anche quando l’università ha reclamato le sue competenze.
La stessa passione lo ha fatto
anche partecipe di tutte le iniziative intese a diffondere gli studi in questo
momento vacillanti nelle istituzioni pubbliche. Per essa a Napoli, dove tanto
s’è prodigato, è divenuto dagli inizi membro eminente dell’Istituto per gli
Studi Filosofici; per essa quando è sorta l’Accademia del Mediterraneo con il
duplice scopo di creare un’alta scuola per la formazione e la coscienza critica
e di costituire una basilare forma di riflessione comune tra i giovani studiosi
del Mediterraneo al fine di aprire un effettivo dialogo tra le diverse culture
che su questo mare si affacciano e spesso si contrastano, Marcello Gigante è
stato subito chiamato a farne parte. E parte ne rimane, poiché ora che la sua
voce tace, la sua parola più alta risuona nelle nostre aule che la raccolgono.