“IL DENARO”

28 dicembre 2001

 

Il ricordo di Paolo Bufalini politico e umanista

 

di Michele Capasso

 

9 dicembre 1994. Già sofferente e malato, Paolo Bufalini in occasione della nascita della Fondazione Laboratorio Mediterraneo scrisse: “Caro Michele, comprendo bene con quanto dolore, tu e Matvejevic’, seguite lo svolgimento della tragica, sanguinosa vicenda della Bosnia, e più in generale dei popoli  del Mediterraneo investiti da guerre e conflitti …Ho vissuto nella stessa Jugoslavia tragiche esperienze durante l’ultima guerra combattendo nelle file della Divisione partigiana italiana Garibaldi, finchè fui catturato in combattimento contro i tedeschi e i fascisti Ustascia poco a sud di Sarajevo…”

Un padre della Patria, Paolo Bufalini. Che alla visione politica di un mondo più equilibrato accompagnava la passione per i testi latini, fino a diventare uno dei traduttori più originali di Orazio. “Invano negli autunni ci guarderemo dal vento umido che fa male alle ossa:” ripeteva spesso nelle ultime vacanze estive trascorse insieme nel Parco Nazionale d’Abruzzo, alludendo non solo alla salute fisica, ma anche allo sfascio di un’etica politica per la quale aveva dedicato ogni sforzo. E chi scrive, con la moglie Maria, ha avuto il privilegio di ascoltare le sue considerazioni mature su eventi storici e su uomini e donne che ne hanno condizionato gli eventi. Desidero ricordare Paolo alle prese con “Epodo” di Orazio. La sua penna sembrava un fine scalpello di scultore e la ricerca spasmodica della parola giusta rivelava il carattere puntiglioso dello studioso: “Offri ora a Giove il dovuto convivio, e il corpo affaticato per la lunga milizia adagia all’ombra del mio lauro, né risparmiare le anfore a te destinate. I levigati calici colma col Massico oblioso, versa gli unguenti dalle ampie conchiglie…”

Ciao Paolo, ci mancherai.