LA REPUBBLICA

 

10/03/2002

 

 

PRODI BOCCIA LA LEGA “NON C’E’ UN SUPER STATO”

Europa, la replica agli attacchi del Senatùr

di Marco Marozzi

 

 

 

VENEZIA “Chi parla di Europa delle banche non capisce niente. Questa è l’Europa dei popoli, della sussidiarietà e della solidarietà. Un’Unione delle diversità e delle differenze nazionali, regionali e locali. Siamo ben lontani da un’idea di super-Stato europeo centralistico e burocratico”. Romano Prodi ancora una volta non nomina Bossi ma ne attacca le idee. E’ una strategia precisa: l’unica risposta è far “lezione di Europa” parlando non al capo della Lega ma al governo italiano.

Con una simile linea ieri il presidente della Commissione Ue si è preso gli applausi di un pubblico su cui svettavano il presidente del Veneto, Giancarlo Galan, e il vice presidente dell’europarlamento, Guido Podestà, due big di Forza Italia. Poi politici e intellettuali di Stiria, Croazia, Slovenia, Ungheria, che hanno creato un legame di coesione economica e sociale nella comunità Alpe Adria. Luogo ideale, nella splendida Scuola di San Rocco di Venezia, per parlare di nazioni e regioni, di Europa che si allarga e cambia.

Ragionamento che da Cernobbio il commissario Mario Monti applica all’Italia, la quale dall’Europa ha avuto “dosi maggiori di libertà, e non di restrizione”. “Molte cose di cui godono i cittadini italiani ora sarebbero state conquistate in modo più penoso senza l’Europa”.

Ma quale visione dell’Europa vede Prodi in testa a Bossi? “Io non faccio l’interprete del pensiero altrui – è la risposta –. Io voglio un’Europa con più sussidiarietà possibile, con un dialogo sempre più forte con le regioni e decisioni prese rispettando il loro grande ruolo. Ma sia chiaro che non è l’Europa a decidere quali forme e quali poteri avranno le regioni nei singoli Stati. Questo riguarda le regola nazionali. La struttura regionale non sarà mai la stessa in Francia e in Germania. E noi non dobbiamo mettere il naso: questo è il rispetto della democrazia e della sussidiarietà”. Alle sfuriate di Bossi, il presidente della Commissione oppone una “rivoluzione di velluto” con “minoranze felici in uno Stato”, poi ringrazia Galan che “giustamente ha chiesto di non esagerare con il potere da parte di Bruxelles di fissare regole”. “Io sto cercando di semplificare. La Commissione è disposta a mettere sul tavolo, per ridefinirle, le sue prerogative. Mi auguro lo facciano tutte le istituzioni comunitarie”. Indica pure un “modello europeo” in cui sussidarietà e solidarietà convivano. “No, un’Europa di solidarietà non è riconosciuta da tutti gli Stati Ue. Io continuo a richiamare una grande attenzione sulle differenze di reddito, fra ricchi e poveri che aumentano”.

Dalla lezione spinosa allo scontro. Bossi fa polemizzare Fassino e Fini. Il segretario Ds definisce “sconcertante” il comportamento di Berlusconi il quale, dice, “oscilla continuamente su ogni argomento tra il dire e il non dire, tra il fare una cosa e annunciarne un’altra”. Al premier viene così chiesto di dire chiaramente se la linea dell’Italia è quella del ministro leghista oppure se viene mantenuta la barra europeista. Polemica “vergognosa e pretestuosa” ribatte Fini. “Invito l’onorevole Fassino a girare pagina. E’ evidente che se a sinistra continuano a battere quel tasto dimostrano di non avere molti argomenti. Schröeder ha detto che le dichiarazioni di Bossi non lo preoccupano”. In realtà il capo leghista è “sterilizzato” dalla citazione­: il cancelliere tedesco ha infatti riferito di essere stato rassicurato da Berlusconi che “Bossi non va preso sul serio”.