"CORRIERE DELLA SERA"

27 Novembre 1995

VERTICE TRA DUE MEDITERRANEI

Si apre a Barcellona la conferenza con i ministri degli Esteri di 27 Paesi. Presente Arafat

Europa e Paesi arabi discutono di aiuti, fondamentalismo e immigrazione

di Ettore Botti

Barcellona – Terrorismo, autodeterminazione, area di libero scambio, mercato agroalimentare, indebitamento, immigrazione clandestina. Sono numerosi, e della più diversa consistenza, gli scogli sulla rotta della conferenza Euromediterranea, che si apre oggi a Barcellona tra imponenti misure di sicurezza. E’ un appuntamento difficile, ma molto importante. Per la prima volta l’Europa e i Paesi al di là del cosiddetto Mare nostrum si trovano insieme per fissare migliori regole di convivenza. La formula da raggiungere viene burocraticamente definita "partenariato": in realtà si tratta di qualcosa di meno di un’associazione e qualcosa di più della tradizionale, malfamata cooperazione. Le basi restano economiche: oltre 11 mila miliardi di lire che l’Ue promette di distribuire ai Paesi del Sud. Ma gli aiuti non vengono legati soltanto a clausole tecniche, poiché si cerca un allargamento del dialogo alla sfera politica e culturale. Un fiume di soldi, a patto che ci siano dall’altro lato garanzie di stabilità e rispetto dei diritti umani.

La scommessa europea è chiara: favorire la marcia dei più poveri verso il benessere, cercando di procurarsi interlocutori non avventurosi e di arginare, nel mondo arabo, il rischio del fondamentalismo. Una scommessa che sta particolarmente a cuore a noi italiani, dirimpettai di quest’area frammentata e spesso caotica, ma che va giocata su un tavolo parecchio più ampio. Da una parte i quindici membri dell’Unione, dall’altra dodici Paesi – tutti quelli che s’affacciano sul Mediterraneo, dal Marocco alla Siria, escluse Libia, Albania ed ex Jugoslavia - , più tre osservatori con diritto d’intervento: Mauritania, Lega araba e Unione del Maghreb. Le lingue e gli interessi in campo sono tanti da rendere estremamente complessa la trattativa. Le Organizzazioni non governative, riunite in un congresso parallelo, hanno affidato il loro scetticismo a uno slogan: "Mediterraneo: mare o muro?". In effetti il lavoro preparatorio della Conferenza ha dovuto affrontare un’infinità di ostacoli. E ancora ieri sera le diplomazie tentavano di rifinire le bozze dei tre documenti, che dovranno essere il fulcro della riunione.

Sulla non proliferazione nucleare esistono divergenze tra Israele e alcuni Paesi arabi e da questo fronte vengono resistenze sulla condanna tout court del terrorismo, perché c’è chi vorrebbe distinguere, come giusta causa, i casi di lotta per la liberazione nazionale. Il capitolo economia nasconde altre insidie. C’è intesa di principio su un’area di libero scambio entro il 2010, ma la sola eventualità di toccare i prodotti agroalimentari scatena reazioni e la questione dell’indebitamento mette in collisione filosofie differenti, essendo quella dei creditori poco conciliabile con l’aspirazione a una sanatoria. Per la parte socioculturale si discute un punto che interessa da vicino l’Italia: le modalità di riammissione dei clandestini espulsi che tornano nei Paesi d’origine. Per non parlare dei problemi che solleva il regolamento, dove vengono stabiliti i meccanismi di controllo, delicati soprattutto per quanto riguarda il "buon comportamento" dei destinatati dei fondi.

Oggi la parola passa ai 27 ministri degli Esteri e domani le delegazioni si raduneranno in una storica seduta plenaria, per la quale è stata varata una rigorosissima "par condicio", con rotazione tra moderatori e relatori. Dietro le quinte si susseguiranno gli incontri sui temi di stretta attualità: il nuovo ministor degli Esteri israeliano Barak è all’esordio, i siriani sono già qui e sta per arrivare Arafat.