“IL MATTINO”

4 maggio 2002

 

DOPO LA LIBERTÀ
Arafat, un’Autorità da ricostruire
Anp distrutta dall’offensiva. E le lotte intestine bloccano le riforme chieste dal popolo

MICHELE GIORGIO
Yasser Arafat è riemerso ancora una volta vivo e sorridente dalle macerie di edifici distrutti dall'esercito israeliano. Era accaduto venti anni fa durante l'assedio a Beirut, è accaduto mercoledì notte dopo il ritiro dei carri armati israeliani da Ramallah. Qualche settimana fa il premier israeliano Sharon aveva giurato di isolarlo dal mondo e di toglierlo con la forza dalla scena politica. Invece in presidente palestinese è ancora in sella e giovedì ha salutato la sua gente facendo con le mani il segno della vittoria. Per Arafat tuttavia mercoledì notte si è aperta una fase molto delicata, non solo nei tormentati rapporti con Israele, ma anche all'interno dell'Autorità nazionale palestinese da ricostruire dopo l'offensiva devastante israeliana. «Niente sarà più come prima» ha previsto l'analista palestinese Ali Jirbawi. «Il presidente Arafat è molto popolare ma da più parti giungono richieste di riforme alle quali dovrà dare presto delle risposte» ha aggiunto.
L'offensiva israeliana in Cisgiordania, peraltro non ancora conclusa, ha avuto un forte impatto sui rapporti di forza interni all'Anp. L'azione devastante dei carri armati e dei reparti speciali israeliani ha fatto sparire di scena non solo le forze di polizia ma anche il potente servizio di sicurezza preventiva agli ordini del colonnello Jibril Rajub, che peraltro è accusato di aver trattato con Israele e Stati Uniti la resa del suoi uomini, nel quartier generale di Betunia (Ramallah), e di aver consegnato ai soldati di Sharon alcuni esponenti di spicco del movimento islamico Hamas, reclusi nelle sue prigioni. Rajub, considerato per anni uno degli esponenti più potenti dell'Anp, mercoledì notte e giovedì non era presente ai festeggiamenti in onore di Arafat e al momento appare fuori gioco.
Ben diversa è la situazione del suo collega e rivale di Gaza, Mohammed Dahlan, che è emerso negli ultimi giorni come l'uomo-forte del regime. Insieme a Mohammed Rashid, l'influente consigliere economico di Arafat, Dahlan ha gestito l'ultima delicata fase dei rapporti con israeliani e ha contribuito a far accettare al leader palestinese la proposta del presidente americano Bush che, in cambio della reclusione a Gerico di sei palestinesi ricercati da Israele, ha portato alla fine dell'assedio di Ramallah. «Il presidente Arafat è consapevole della forte richiesta di rinnovamento delle istituzioni palestinesi che viene dalla nostra gente, le riforme non si possono più rinviare» ha dichiarato Dahlan in una intervista pubblicata giovedì dal quotidiano «Al-Hayat», il più autorevole del mondo arabo. «Dahlan ha voluto far capire che sarà lui uno degli uomini che guiderà questo processo di rinnovamento» ha spiegato Ali Jirbawi. Il primo passo che l'uomo-forte palestinese farà sarà, secondo fonti ben informate, quello di creare un servizio segreto unificato, ai suoi comandi, che dovrà prendere il posto della dozzina di agenzie incaricate sino ad oggi di garantire la sicurezza dell'Anp.
Ma in questi giorni nei Territori si parla con insistenza anche della prossima creazione di un’«autorita transitoria», con pochi ministeri, che con Dahlan in posizione di primo piano dovrebbe guidare i palestinesi fuori dalla crisi attuale e in futuro all'indipendenza. «Arafat, secondo questo disegno, rimarrebbe il presidente dell'Anp ma con poteri ridotti rispetto al passato, una sorta di presidente onorario» spiega a «Il Mattino» una fonte autorevole dell'Anp che ha chiesto l'anonimato. «Il presidente per ora asseconda Dahlan, ma non è detto che sia disposto a seguirlo fino in fondo» aggiunge.