“IL MATTINO”

24 Aprile 2002

 

 

Misteriosa esplosione a Ramallah

Crolla un edificio accanto al quartier generale di Arafat. S’è temuto l’assalto

 

 

GERUSALEMME. I primi negoziati diretti tra israeliani e palestinesi si sono conclusi ieri a Betlemme senza una soluzione che ponga fine all’assedio alla Basilica della Natività, ma con un impegno a proseguire oggi le trattative malgrado le posizioni appaiano immutate. Dopo lunghe discussioni sulla composizione della commissione mista, che avevano già fatto cancellare due incontri nei giorni scorsi, Arafat ha infine dato il suo benestare a negoziati solo israelo-palestinesi – come richiesto dai militari – facendo cadere la condizione della presenza di un garante neutro. E ieri le due parti si sono incontrate per due round di trattative che, pur non avendo raggiunto un accordo, hanno aperto uno spiraglio di speranze fra le circa 300 persone, tra rifugiati e religiosi, giunte al ventunesimo giorno di assedio. “Il fatto che abbiano deciso di tornare subito al tavolo delle trattative, è comunque un buon segno”, dice padre Raed, del Patriarcato latino di Gerusalemme. Una nota di ottimismo in una situazione che non appare rosea. Il sindaco di Betlemme, Hanna Nasser, a conclusione dell’incontro, ha detto che gli israeliani insistono sull’esilio a vita per i presunti terroristi all’interno della Basilica. I palestinesi vogliono che i circa trenta ricercati siano trasferiti nella striscia di Gaza, dove, se eventualmente trovati perseguibili legalmente, dovrebbero essere giudicati dall’Autorità palestinese. Le due parti, ha detto il sindaco, hanno concordato l’evacuazione della chiesa di 4 feriti, mentre 3 armeni (un monaco di 92 anni, un ragazzo di 20 e un operaio mentalmente disabile) sono usciti oggi dalla Chiesa. I militari avrebbero voluto farli parlare con la stampa, ma le autorità religiose si sono opposte: “Non si possono compromettere i negoziati”, ha detto padre Read. L’anziano monaco, affiancato da militari israeliani, ha detto alla televisione d’Israele che i palestinesi “hanno rubato le croci” e “hanno creato molti problemi”.

Ed è assedio continuo anche al quartier generale di Arafat. Una misteriosa esplosione ha scosso ieri l’edificio di Ramallah dove si trova il leader palestinese, scatenando il timore di un possibile assalto israeliano. L’esplosione, molto potente, è stata avvertita alle 19.30 locali all’interno del Muqada. Secondo alcune fonti, l’esplosione ha distrutto un edificio adibito a prigione e vicino a quello dove Arafat è asserragliato dal 29 marzo. L’edificio era deserto e l’esplosione, causata dalla detonazione di ordigni raccolti da soldati israeliani, non avrebbe provocato vittime.

Tutto questo mentre la diplomazia continua a segnare il passo e la ripresa di negoziati per un cessate il fuoco resta lontano. Un’impenetrabile cortina di silenzio ha circondato l’esito dei colloqui che il sottosegretario di Stato usa Burns ha avuto con Sharon. Il nodo sembra comunque, rimanere quello del mancato “ritiro totale” israeliano dalle zone autonome rioccupate in Cisgiordania, prima del quale i palestinesi rifiutano la ripresa di qualsiasi negoziato per un cessate il fuoco.