«Vorrei ritornare a Pompei»
Amore,
accoglienza, ascolto: le tre ”A” per un turismo etico
di
Gigi Di Fiore
Nell'isola dei 312 alberghi, con presenze annuali medie di sei milioni di
turisti, per la prima volta arriva un turista d'eccezione: il Papa. Le
affollate imbarcazioni ancorate sotto il Castello aragonese salutano, con il
suono delle sirene, quell'anziano uomo stanco, che trasmette tanto vigore e
forza. Suonano le campane, mentre arriva la «Pope-car» targata «S.C.V. 6». Le
musiche religiose rimbalzano dagli altoparlanti, negli angoli della piazzetta
di Ischia Ponte. Passano una ventina di minuti, per far scendere dall'auto il
Pontefice e farlo salire sul grosso palco bianco, attraverso un particolare
ascensore. Le grida di entusiasmo, i cori, gli applausi, le bandierine bianche
e gialle sventolate dalle migliaia di persone che affollano la piazzetta.
«Padre santo, we love you», dice lo striscione dell'Istituto alberghiero di
Ischia. Una presenza storica per l'Isola verde e, nella sua omelia, Karol
Wojtyla vuole dare una testimonianza religiosa sulla vocazione turistica dei
sei Comuni ischitani. Su tre parole «importanti» si fonda l'insegnamento delle
letture sacre, in questa domenica magica: ascolto, amore e accoglienza. Parte
proprio dall'accoglienza il Pontefice per parlare della vocazione di Ischia:
«La vostra splendida isola, meta di un gran numero di visitatori e turisti,
conosce bene il valore dell'accoglienza». Poi il messaggio spirituale: «Ischia
può diventare un laboratorio privilegiato anche di questa tipica accoglienza,
che i discepoli di Cristo sono chiamati ad offrire a tutti, da qualunque paese
provengano e a qualsiasi cultura appartengano. Solo chi ha aperto l'animo a
Cristo è in grado di offrire un'accoglienza mai formale e superficiale, ma
contrassegnata da dolcezza e da rispetto». L'accoglienza turistica, come
esperienza spirituale per trasmettere amore e pace, al di là delle differenze.
Il Pontefice insiste su questo messaggio. Dicendo ancora: «Chiesa carissima,
che vivi in Ischia, sii docile e obbediente alla Parola di Dio e sarai
laboratorio di pace e di autentico amore. Diventerai Chiesa sempre più
accogliente, dove tutti si sentono a casa. Coloro che vengono a visitarti
ripartiranno rinfrancati nel corpo, ma ancor più rinvigoriti nello spirito». Un
incitamento al valore etico di un'attività importante per gran parte degli
ischitani, che dal turismo traggono grandi vantaggi materiali, con un giro di
affari (dichiarati) di circa 500 milioni di euro all'anno. Turismo estivo e
termale, con presenze italiane e straniere, dove la parte del leone la fanno i
tour operator tedeschi. Il Papa legge con voce ferma la sua Omelia scritta, si
concede rare digressioni. Aggiungendo, ad esempio, un «carissima», non inserito
nel testo, alla Chiesa ischitana. Ed in apertura, il vescovo Filippo Strofaldi,
che ricorda di aver ricevuto quella nomina da Papa Wojtyla, accoglie in
anticipo gli inviti del Papa: «Esprimo gratitudine più profonda ed un impegno
solenne a far tesoro di tutti i semi di grazia della sua presenza». Lo stesso
vescovo parla di «primavera dello spirito», quando esprime il significato delle
raccomandazioni lasciate dal Papa agli ischitani. La prima volta di un
Pontefice sull'Isola verde. Ma Papa Wojtyla è stato già diverse volte in
Campania. E conta di tornarci. Magari a visitare il santuario della Madonna di
Pompei, come annuncia quando parla del culto della Vergine. Dice il Pontefice:
«Parlando del Rosario, il mio pensiero va alla città di Pompei, che sorge a poca
distanza da qui. In essa il Beato Bartolo Longo volle dedicare alla Vergine del
Santo Rosario un tempio, divenuto il cuore mariano della Campania, nel mondo
intero». Poi, l'auspicio: «Nel sorvolare i cieli di questa bella regione, ho
pensato con devoto affetto a quel caro Santuario, dove, a Dio piacendo, spero
di potermi nuovamente recare». Ed un ricordo, non compreso nel testo scritto:
«Perché già una volta ci sono andato». Suonano le campane e le sirene delle
imbarcazioni, partono getti d'acqua dal motoscafo dei Vigili del fuoco. I cori.
Il Papa, dopo i baciamani di protocollo, visibilmente stanco, scende dal palco
per dirigersi al Seminario di Ischia Ponte, dove pranzerà. Non prima di
affidare gli ischitani alla Madonna: «Con l'aiuto di Maria, onorata qui come
Castellana dell'isola, possa l'amata Chiesa ischitana essere faro risplendente
di fede e di carità cristiana».