“IL MATTINO”

6 Maggio 2002

 

 

«Vorrei ritornare a Pompei»
Amore, accoglienza, ascolto: le tre ”A” per un turismo etico

 

di Gigi Di Fiore


Nell'isola dei 312 alberghi, con presenze annuali medie di sei milioni di turisti, per la prima volta arriva un turista d'eccezione: il Papa. Le affollate imbarcazioni ancorate sotto il Castello aragonese salutano, con il suono delle sirene, quell'anziano uomo stanco, che trasmette tanto vigore e forza. Suonano le campane, mentre arriva la «Pope-car» targata «S.C.V. 6». Le musiche religiose rimbalzano dagli altoparlanti, negli angoli della piazzetta di Ischia Ponte. Passano una ventina di minuti, per far scendere dall'auto il Pontefice e farlo salire sul grosso palco bianco, attraverso un particolare ascensore. Le grida di entusiasmo, i cori, gli applausi, le bandierine bianche e gialle sventolate dalle migliaia di persone che affollano la piazzetta. «Padre santo, we love you», dice lo striscione dell'Istituto alberghiero di Ischia. Una presenza storica per l'Isola verde e, nella sua omelia, Karol Wojtyla vuole dare una testimonianza religiosa sulla vocazione turistica dei sei Comuni ischitani. Su tre parole «importanti» si fonda l'insegnamento delle letture sacre, in questa domenica magica: ascolto, amore e accoglienza. Parte proprio dall'accoglienza il Pontefice per parlare della vocazione di Ischia: «La vostra splendida isola, meta di un gran numero di visitatori e turisti, conosce bene il valore dell'accoglienza». Poi il messaggio spirituale: «Ischia può diventare un laboratorio privilegiato anche di questa tipica accoglienza, che i discepoli di Cristo sono chiamati ad offrire a tutti, da qualunque paese provengano e a qualsiasi cultura appartengano. Solo chi ha aperto l'animo a Cristo è in grado di offrire un'accoglienza mai formale e superficiale, ma contrassegnata da dolcezza e da rispetto». L'accoglienza turistica, come esperienza spirituale per trasmettere amore e pace, al di là delle differenze. Il Pontefice insiste su questo messaggio. Dicendo ancora: «Chiesa carissima, che vivi in Ischia, sii docile e obbediente alla Parola di Dio e sarai laboratorio di pace e di autentico amore. Diventerai Chiesa sempre più accogliente, dove tutti si sentono a casa. Coloro che vengono a visitarti ripartiranno rinfrancati nel corpo, ma ancor più rinvigoriti nello spirito». Un incitamento al valore etico di un'attività importante per gran parte degli ischitani, che dal turismo traggono grandi vantaggi materiali, con un giro di affari (dichiarati) di circa 500 milioni di euro all'anno. Turismo estivo e termale, con presenze italiane e straniere, dove la parte del leone la fanno i tour operator tedeschi. Il Papa legge con voce ferma la sua Omelia scritta, si concede rare digressioni. Aggiungendo, ad esempio, un «carissima», non inserito nel testo, alla Chiesa ischitana. Ed in apertura, il vescovo Filippo Strofaldi, che ricorda di aver ricevuto quella nomina da Papa Wojtyla, accoglie in anticipo gli inviti del Papa: «Esprimo gratitudine più profonda ed un impegno solenne a far tesoro di tutti i semi di grazia della sua presenza». Lo stesso vescovo parla di «primavera dello spirito», quando esprime il significato delle raccomandazioni lasciate dal Papa agli ischitani. La prima volta di un Pontefice sull'Isola verde. Ma Papa Wojtyla è stato già diverse volte in Campania. E conta di tornarci. Magari a visitare il santuario della Madonna di Pompei, come annuncia quando parla del culto della Vergine. Dice il Pontefice: «Parlando del Rosario, il mio pensiero va alla città di Pompei, che sorge a poca distanza da qui. In essa il Beato Bartolo Longo volle dedicare alla Vergine del Santo Rosario un tempio, divenuto il cuore mariano della Campania, nel mondo intero». Poi, l'auspicio: «Nel sorvolare i cieli di questa bella regione, ho pensato con devoto affetto a quel caro Santuario, dove, a Dio piacendo, spero di potermi nuovamente recare». Ed un ricordo, non compreso nel testo scritto: «Perché già una volta ci sono andato». Suonano le campane e le sirene delle imbarcazioni, partono getti d'acqua dal motoscafo dei Vigili del fuoco. I cori. Il Papa, dopo i baciamani di protocollo, visibilmente stanco, scende dal palco per dirigersi al Seminario di Ischia Ponte, dove pranzerà. Non prima di affidare gli ischitani alla Madonna: «Con l'aiuto di Maria, onorata qui come Castellana dell'isola, possa l'amata Chiesa ischitana essere faro risplendente di fede e di carità cristiana».