"LA MONGOLFIERA"

4 maggio 1995

( N. 41 )

GALASSIA GUTENBERG, UN FARO PER IL MEDITERANEO

di Rocco Italiano Grasso

Anche se una non fa prima vera, Galassia Gutenberg è sicuramente un forte e autentico segnale di primavera culturale per il Sud e il Mediterraneo. La "Mongolfiera" ha ritenuto bene di indirizzare il suo volo alla Mostra d’Oltremare dove, dal 15 al 19 febbraio, si è svolta la sesta edizione della Fiera del libro, la più importante del meridione. Qualche cifra aiuta capirne la consistenza, l’autorevolezza: quarantamila titoli (tra catalogo e novità, dalla narrativa alla saggistica), 369 editori, quattrocento espositori su 7000 metri quadrati (dei 9000 totali), 600 ospiti (critici, scrittori, giornalisti, dirigenti di prestigiose associazioni), 120 manifestazioni collaterali (laboratorio e spettacoli), uno spazio, "spotland" dove si proiettano 250 films pubblicitari.

Galassia offre alla mediazione e allo studio i suoi temi – costellazione, attorno i quali verte e si flette come ogni vera galassia in perpetuo movimento; sono: "città e letteratura", "lingua e linguaggi", "poesia e ritmo", "mare e mediterraneo". Tra i percorsi di approfondimento quelli, bellissimi e straripanti, con Alessandro Baricco, l’autore di "Oceano mare", e con Predrag Matvejevic’, l’autore di "Breviario Mediterraneo".

Una cura particolare è riservata al mondo della scuola; collaborano 120 istituti, in armonia col proposito fondamentale di "Galassia" di essere una mostra – mercato del libro e, specialmente un’occasione per incentivare la lettura, la cultura del libro e il piacere e la gioia esclusivi che emanano dal rapporto intimo di chi consegna anima e tempo al bulino prezioso della letteratura. L’editore Liguori, ideatore e organizzatore principale significativamente accosta "Galassia" al "fermento che si regista in una città che, dal punto di vista culturale, sta giocando una carta importante, forse l’unica che possa consentire il suo rilancio". Renato Nicolini, assessore all’identità, vagheggia addirittura Napoli quale novella "città del libro".

Proprio nel giorno di san Valentino, si annunciano due eloquenti gesti d’amore per il libro: un fondo per allestire a Napoli una "biblioteca dei ragazzi" stabile e itinerante (una bibliobus…); luogo privilegiato dove i giovani salvaguardino la loro la loro creatività, minacciata dalla TV; e " 5 libri per Sarajevo" per ricomporre la biblioteca della città bosniaca distrutta dai bombardamenti. Chi desidera contribuire, può spedire libri editi solo dopo il 1991 a Saros Open Society Foundatione Bosnia Erzegovina, trg bana jelacica, 15/2, 41000 ZAGREB CROATIA.

Le migliaia di alunni che sabato accorrono entusiasti, con un libro da donare alla costituenda biblioteca napoletana, accompagnati dai genitori e insegnanti, dimostrano quanto sia stata indovinata la strategia di radicare "Galassia" più che negli spazi siderali di idee irrealizzabili, nel territorio campano della quotidianità.

Uno dei momenti più pregnanti ricchi di risvolti è l’incontro con Predrag Matvejevic’. Docente di letterature slave alla Sorbona di Parigi, grande intellettuale, l’eterno ribelle di ogni regime, di recente annoverato dall’Università La Sapienza di Roma tra i suoi docenti "per chiara fama", annuncia la nascita di una fondazione per esplorare tutta l’area mediterranea: la cultura, la storia, l’economia, le loro evoluzioni (o invenzioni…).

Matvejevic’ è appassionante, affascinante, anche severo. Ciò che segue è in sintesi il suo pensiero. Il Mediterraneo non è un contesto strutturato e coerente, perché dilaniato dai conflitti. E’ il caso di accantonare l’immagine idilliaca di un mare di incontri e scambi tra i popoli, economie e culture, che ha avuto parziale attuazione forse solo sotto l’impero romano e che, pur essendovi un pensiero mediterraneo, non ha vissuto autentiche esperienze di laicità. Purtroppo non esiste una politica del Mediterraneo e l’Europa sta acquisendo una fisionomia che rinnega le sue origini, come chi crede di potere crescere recidendo l’infanzia e l’adolescenza. Probabilmente la nuova unione è adescata dai vergini e allettanti mercati dell’Est: " Il Mediterraneo esiste come stato di cose, non è un progetto". E’ dunque imprescindibile un osservatorio-laboratorio la cui sede ideale è Napoli, come già a Barcellona dove si trova l’unico Istituto del Mediterraneo, al quale affluiscono risorse inimmaginabili in Italia. Frattanto problemi, fratture incombono e dilagano; il luminare avverte: "Un’alternativa lacerante divide gli animi del Maghreb come nel Machrek: modernizzare l’Islam o islamizzare la modernità". Le lacerazioni della cultura, ancora incapace di plasmare gli inconsci collettivi come di metabolizzare in termini di consapevolezza e disponibilità critica e umanistica, impediscono un dialogo serio tra le parti. Copiose acque del mito e del benessere antichi, il mar Nero, l’Adriatico, sono ridotti a golfi passivi sempre più inquinati e vittime "dell’inquinamento, del selvaggio strapotere delle imprese, di movimenti demografici ma controllati, corruzione, in senso proprio e figurato, mancanza d’ordine e di disciplina, localismi, regionalismi, e tanti altri ismi ancora". Si chiede il Nostro: "Mediterraneo esiste veramente anche al di fuori del nostro immaginario?" insieme con la constatazione: "Eppure c’è incontestabilmente uno stare al mondo mediterraneo, se non un unico modo di essere, a dispetto delle scissioni e dei conflitti. In questo grande anfiteatro spesso i gesti dei suoi attori sono già conosciuti e prevedibili. In compenso il suo genio ha saputo in ogni epoca riaffermare la sua creatività, rinnovare la sua fabulazione, a nessun’altra uguale". La Fondazione Laboratorio Mediterraneo vuole promuovere "il dialogo, la comunicazione e il rispetto tra le differenze di spazi, interessi e culture", per rispondere alla domanda stessa di cultura, d’identità, di corretto approccio ai problemi in un momento cruciale della storia d’Europa. La risposta sarà tanto più efficace quanto più si sapranno coinvolgere "istituzioni, associazioni, soggetti sociali e singoli cittadini del Mediterraneo, consapevoli di un progetto unificante". Chi vuol partecipare a questo agire comune per una prospettiva mediterranea, può rivolgersi alla Fondazione (via Mergellina, 35/d – Napoli – Tel 39+81+660074).

Che sia principalmente un problema culturale, è quanto emerge anche dal convegno "Traduzione ed editoria di fronte alla cultura islamica", a cura dell’associazione italiana traduttori e interpreti (AITI). L’Italia non ha una strategia editoriale davanti alla cultura islamica e ancora rivela la sua dipendenza dalla Francia; non avendo una tradizione né una scuola, si limita a tradurre dalle traduzioni francesi, a discapito di un approccio serio, europeista, interculturale. Quando si va più alla radice del problema, si scopre che non è a causa dell’assenza di una cultura imprenditoriale, ma per motivi politici.