“IL MATTINO”

6 Maggio 2002

 

LE PAROLE
 Il coraggio di «prendere il largo»

 

di Fabio Scandone

È l'inno ai giovani forse più intimo e intenso che dal cuore del golfo di Napoli Karol Wojtyla indirizza come messaggio universale: per una società davvero integrata e non solo a misura di benessere individuale. Nell'impegno per la tolleranza, il rispetto reciproco, i diritti e la pace. Con l'invito scandito alle coscienze dei credenti e a un tempo dei laici al coraggio di saper guardare lontano. E «di prendere il largo». Splendida metafora marinara per la Chiesa del terzo millennio, ma tanto più calzante per l'Ischia solare che accoglie Giovanni Paolo II rispetto alle insidie di una «insularità» come orizzonti troppo ristretti: anche nell'appagamento all'opulenza che spesso rende egoisti. Sono invece le rotte della disponibilità autentica, dell'accoglienza e del dialogo quelle che questo Papa, provato nel fisico ma instancabile anche nel gusto di sempre per l'improvvisazione, traccia prima nella Messa sul palco a ridosso del castello aragonese di Ischia Ponte; e poi, nel pomeriggio, nell'abbraccio con i giovani nel grande piazzale del Soccorso a Forio.
Un motivo straordinariamente denso accomuna infatti la giornata ischitana di Karol Wojtyla: parole tanto forti quanto dirette. E perciò efficaci nella loro semplicità. Per proporre una volta di più i fondamenti stessi della convivenza civile in una società globalizzata non sempre anche nei diritti. Fino a intrecciare così la realtà dell'«isola verde» con i più ampi scenari internazionali, dalla invocazione di pace per il Medio Oriente alla riconciliazione con i cristiani di Oriente, in particolare la chiesa ortodossa russa. Di «ascolto», «accoglienza», e «amore» parla il Papa alla folla di ischitani in mattinata; mentre a «riflettere» e ad «agire» invita le centinaia di giovani di Forio. Riferimento in primo luogo ai modelli di vita di Ischia che proprio nel suo essere meta turistica può «farsi laboratorio privilegiato» per una accoglienza che il Papa vuole non «formale e superficiale, ma contrassegnata da dolcezza e da rispetto». Ed è una rilettura coraggiosa dello sviluppo possibile in Campania e nel Mezzogiorno di Italia, proprio laddove - come a Ischia - vocazioni intelligentemente messe a frutto si sono già tradotte in una ricchezza che per il Papa tuttavia non esclusivamente economica deve essere, ma a un tempo di coscienza sociale ed etica. Anche quella che riconduce all'accoglienza come più generale atteggiamento di apertura verso gli immigrati.
Una dimensione di impegno che Wojtyla sollecita con un impatto assai forte ai giovani ischitani parlando loro direttamente: quando abbandona il discorso scritto (già di per sé denso nell'invito a «non perdere tempo» per combattere «l'oscurità dell'ignoranza e del pregiudizio»), per rimarcare il valore di «un'altra economia, l'economia evangelica dei poveri di spirito». Una consegna impegnativa in vista della giornata mondiale della Gioventù a Toronto il prossimo 16 agosto, appuntamento al quale il Papa mostra di tenere forse più di altri perché anche ad Ischia i giovani si sono confermati i suoi interlocutori privilegiati, quegli adulti di domani ai quali Giovanni Paolo II ha voluto affidare anche ieri il compito di costruire un mondo più giusto con l'occhio rivolto ai Sud ancora non lambiti dal benessere. Il richiamo al coraggio diventa dunque vero denominatore della giornata ad Ischia. Coraggio di osare, coraggio di essere controcorrente sapendo che meno facile è rinunciare alle scorciatoie di modelli inflazionati, chiede Wojtyla. E la risposta entusiasta di quella distesa di ragazzi e ragazze al tramonto di fronte al mare di Forio, lo ripaga di uno sforzo che rende ancora più ammirevole la tenacia di questo Papa pellegrino.