LE PAROLE
Il coraggio di «prendere il largo»
di
Fabio Scandone
È l'inno ai giovani forse più intimo e intenso
che dal cuore del golfo di Napoli Karol Wojtyla indirizza come messaggio
universale: per una società davvero integrata e non solo a misura di benessere
individuale. Nell'impegno per la tolleranza, il rispetto reciproco, i diritti e
la pace. Con l'invito scandito alle coscienze dei credenti e a un tempo dei
laici al coraggio di saper guardare lontano. E «di prendere il largo».
Splendida metafora marinara per la Chiesa del terzo millennio, ma tanto più
calzante per l'Ischia solare che accoglie Giovanni Paolo II rispetto alle
insidie di una «insularità» come orizzonti troppo ristretti: anche
nell'appagamento all'opulenza che spesso rende egoisti. Sono invece le rotte
della disponibilità autentica, dell'accoglienza e del dialogo quelle che questo
Papa, provato nel fisico ma instancabile anche nel gusto di sempre per
l'improvvisazione, traccia prima nella Messa sul palco a ridosso del castello
aragonese di Ischia Ponte; e poi, nel pomeriggio, nell'abbraccio con i giovani
nel grande piazzale del Soccorso a Forio.
Un motivo straordinariamente denso accomuna infatti la giornata ischitana di
Karol Wojtyla: parole tanto forti quanto dirette. E perciò efficaci nella loro
semplicità. Per proporre una volta di più i fondamenti stessi della convivenza
civile in una società globalizzata non sempre anche nei diritti. Fino a
intrecciare così la realtà dell'«isola verde» con i più ampi scenari
internazionali, dalla invocazione di pace per il Medio Oriente alla
riconciliazione con i cristiani di Oriente, in particolare la chiesa ortodossa
russa. Di «ascolto», «accoglienza», e «amore» parla il Papa alla folla di
ischitani in mattinata; mentre a «riflettere» e ad «agire» invita le centinaia
di giovani di Forio. Riferimento in primo luogo ai modelli di vita di Ischia
che proprio nel suo essere meta turistica può «farsi laboratorio privilegiato»
per una accoglienza che il Papa vuole non «formale e superficiale, ma
contrassegnata da dolcezza e da rispetto». Ed è una rilettura coraggiosa dello
sviluppo possibile in Campania e nel Mezzogiorno di Italia, proprio laddove -
come a Ischia - vocazioni intelligentemente messe a frutto si sono già tradotte
in una ricchezza che per il Papa tuttavia non esclusivamente economica deve
essere, ma a un tempo di coscienza sociale ed etica. Anche quella che riconduce
all'accoglienza come più generale atteggiamento di apertura verso gli
immigrati.
Una dimensione di impegno che Wojtyla sollecita con un impatto assai forte ai
giovani ischitani parlando loro direttamente: quando abbandona il discorso
scritto (già di per sé denso nell'invito a «non perdere tempo» per combattere
«l'oscurità dell'ignoranza e del pregiudizio»), per rimarcare il valore di
«un'altra economia, l'economia evangelica dei poveri di spirito». Una consegna
impegnativa in vista della giornata mondiale della Gioventù a Toronto il
prossimo 16 agosto, appuntamento al quale il Papa mostra di tenere forse più di
altri perché anche ad Ischia i giovani si sono confermati i suoi interlocutori
privilegiati, quegli adulti di domani ai quali Giovanni Paolo II ha voluto
affidare anche ieri il compito di costruire un mondo più giusto con l'occhio
rivolto ai Sud ancora non lambiti dal benessere. Il richiamo al coraggio
diventa dunque vero denominatore della giornata ad Ischia. Coraggio di osare,
coraggio di essere controcorrente sapendo che meno facile è rinunciare alle
scorciatoie di modelli inflazionati, chiede Wojtyla. E la risposta entusiasta
di quella distesa di ragazzi e ragazze al tramonto di fronte al mare di Forio,
lo ripaga di uno sforzo che rende ancora più ammirevole la tenacia di questo
Papa pellegrino.