IL MATTINO
22.06.2002
Tel Aviv.
La situazione sembra precipitare in Israele e nei territori palestinesi dove,
poche ore dopo il massacro della famiglia di coloni a Itamar, nuovi gravi
incidenti, nel corso dei quali sono morti quattro bambini, si sono verificati a
Gaza e nel vicino valico di Erez e soprattutto a Jenin, mentre il governo
Sharon ha deciso di mantenere il controllo militare delle città governate
dell’«Autonomia palestinese. Una cinquantina di carri sono entrati prima dell'alba
a Nablus poche ore dopo il massacro della famiglia Shabo nell'insediamento di
Itamar e, poco dopo, scontri a fuoco e lancio di granate sono stati segnalati a
Gaza e nel vicino valico di Erez dove, in tre distinti incidenti, sono stati
uccisi cinque palestinesi che avevano tentato di colpire unità israeliane con
bombe a mano e una Rpg (Rocket propelled Grenade). Tra le vittime anche un
adolescente palestinese di 13 anni che ieri si è andato ad aggiungere ad una
lunga fila di innocenti palestinesi che hanno perso la vita a Jenin.
Quasi in un'involontaria rappresaglia per il brutale assassinio dei tre
fratellini Shabo e della loro mamma, i cui funerali si sono svolti ieri in un
clima di rabbia e di tensione alla presenza di migliaia di persone, l'esercito
israeliano ha abbattuto tre bambini nella piazza del mercato a Jenin. Quasi
immediate le scuse ufficiali dell'esercito che ha parlato di «errore» di
un'unità blindata che ha sparato due colpi di artiglieria pesante contro tre
persone che camminavano per strada nonostante il coprifuoco. La potenza delle
esplosioni avrebbe coinvolto altre dieci persone. Ma il sangue chiama il sangue
e i funerali della famiglia Shabo a Itamar hanno avuto un seguito di violenza
efferata. Gruppi di coloni esasperati si sono voluti trasformare in giustizieri
e, subito dopo il rito funebre, hanno dato il via ad una vera e propria caccia
all'arabo incendiando campi e alcune case vicino a Nablus e uccidendo un
palestinese che aveva tentato invano di opporsi alla violenza dei fanatici
vendicatori.
Ma la rabbia e l'indignazione di Israele per l'assassinio a freddo della
famiglia Shabo è reale e diffusa ed è stata a livello politico subito tradotta
nella decisione presa dal premier Ariel Sharon di mantenere il controllo
militare sulle città palestinesi rioccupate «fintanto che sarà necessario».
Contro la decisione si è espresso il ministro degli Esteri, il laburista Shimon
Peres, che intende sempre mantenere aperto uno spazio, per quanto esiguo, di
dialogo con i palestinesi. Nel pomeriggio, mezzi blindati israeliani sono
penetrati anche nei quartieri meridionali di Hebron setacciando la zona casa
per casa. A Birkin, un villaggio vicino a Jenin, i militari hanno arrestato
circa 400 palestinesi, di età tra i 15 e i 50 anni. Fortissime le tensioni
anche sul piano sociale. Dopo essere scesi in 2.000 ieri in strada con piatti
vuoti in mano per protestare contro le misere condizioni di vita a cui sono
costretti dal blocco dei Territori imposto da Israele ma anche dalla
«indifferenza» dall'Autorità nazionale palestinese (Anp), i disoccupati di Gaza
hanno oggi ribadito l'intenzione di continuare a manifestare fino a quando non
avranno risposte concrete ai loro bisogni. «I miei figli devono mangiare, tutti
i giorni, e io non ho un'occupazione. Un tempo lavoravo come elettricista nei
cantieri edili in Israele, adesso non ho i soldi neppure per comprare i
quaderni ai miei bambini» ha denunciato Karim Abu Samadan, 37 anni, in attesa
davanti all'ufficio di Rafah del ministero degli affari sociali. La vicenda di
Abu Samadana è simile a quella di altri 150.000 disoccupati palestinesi in
Cisgiordania e Gaza che da due anni sono senza lavoro e costretti a rivolgersi
alle organizzazioni umanitarie per ottenere almeno il cibo necessario per
sfamare le loro famiglie.