“IL
DENARO”
22
giugno 2002
di
Claudio Azzolini*
Quasi dieci anni di lavoro per realizzare un sogno:
restituire al Mediterraneo la sua centralità con la creazione della Casa delle
genti del Mediterraneo: la Maison de la Méditerranée.
Un luogo dove la capacità di relazione si coniuga con solidarietà e
responsabilità: una struttura che sviluppa le parti condivise delle diverse
culture al fine di ampliarle nella reciproca comprensione.
La capacità di relazione è, infatti, ciò che nel tempo simultaneo del globale
consente uno spazio che si oppone alla guerra permanente e che, ripensando ai
rapporti economici tra mondo sviluppato e paesi poveri, contribuisce alla
libertà di scelta e di azione politica per tutti, alla affermazione della
democrazia e dei diritti universali. Un luogo che consente l’esercizio di
coerenza e di connessione e che intercedendo tra elementi diversi sviluppa
azioni condivise: uno strumento per ripensare la politica e sviluppare un nuovo
pensiero della comunità libero dalla cartografia delle nazioni, non ridotta
alla distintività delle appartenenze identitarie, per costruire un luogo che
esprima il primato della cittadinanza per donne e uomini e affermi la funzione
della relazione e della solidarietà.
Se il terrorismo è il volto nero di un mondo globale, solo la responsabilità e
la solidarietà ci permettono di combatterlo costruendo un universo
interconnesso, dove la politica continui ad esprimere il senso delle relazioni
senza la subalternità all'economia del mercato globale.
In un universo mondializzato l’Accademia del Mediterraneo e Maison de la
Méditerranée (Adm e Mdm) saprà:
- affermare principi di etica solidale per conoscere e
rispettare le differenze;
- individuare e perseguire obiettivi condivisibili
da realtà socialmente e culturalmente diverse;
- essere strumento per l’affermazione di cittadinanza e diritti universalmente
riconosciuti.
Numerosi sono gli atti e le testimonianze che, direttamente o indirettamente,
sostengono l’azione intrapresa dall’Adm e Mdm.
L’Assemblea generale delle nazioni unite nella risoluzione
del 9 novembre 2001 (n. 217A) ha chiesto agli Stati di sostenere le iniziative
della Società civile e delle Organizzazioni non governative per il dialogo tra
le civiltà (art. B.3) e ha invitato gli Organismi internazionali e regionali a
promuovere dialogo e comprensione reciproca riferendo di tali attività al
segretario generale delle Nazioni Unite.
Il presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio
Ciampi, nel discorso di inizio anno, auspicava un Mediterraneo di pace, e, più
recentemente, Sua Santità Giovanni Paolo II, nella visita ad Ischia, invitava
ad azioni concrete di dialogo per la promozione della pace, in particolare oggi
per il Medio Oriente.
Il principe El Hassan bin Talal di Giordania ricordava a Siviglia, nella
conferenza per il dialogo interculturale del 28 maggio 2002 — in cui la nostra
Istituzione è stata invitata a tenere due relazioni - « la necessità di
mentalità comune che veda lo sradicamento della povertà, del razzismo, del
terrorismo, delle disuguaglianze, dell’astio e dell’intolleranza».
La Regione Campania, che in sé raccoglie genti di
tradizioni e storie molto diverse, ha come suo patrimonio l’interazione e il
dialogo tra culture, raccogliendo l’eredità di molte tradizioni
euromediterranee, di cui i monumenti, i reperti archeologici, così come gli
usi, i costumi e le forme relazionali ed anche alimentari costituiscono
traccia.
Nella Campania vi sono molteplici tracce di un Mediterraneo
fecondo dove le differenze costituiscono la ricchezza: tradizioni artistiche,
culturali, linguistiche e artigiane che hanno contribuito alla bellezza
variegata e complessa di questi luoghi.
Oggi con il nuovo ruolo degli Organismi regionali, questa
centralità culturale assume un ruolo politico e sociale.
Necessita sempre più costruire legami a valore etico sia a
livello locale che globale. La fiducia nella propria comunità e nelle
potenzialità del genere umano è ciò che costituisce il patrimonio che l’umanità
di oggi deve custodire e tutelare.
Pertanto, sempre più, il patrimonio del Mediterraneo non è
solo nella storia del passato, ma anche nella capacità di guardare al futuro,
guidati dalla speranza e da una radicata consapevolezza dei propri valori.
Un approccio che si inscrive nel rispetto delle diversità
culturali e linguistiche, in favore di un veritiero dialogo tra le culture.
Questa non è certo utopia. Si tratta — ha dichiarato Boutros Ghali, già
segretario generale dell’Onu e tra i membri dell’Accademia del Mediterraneo e
Maison de la Méditerranée — «d’una sfida politica, economica, sociale e
culturale per tutti... Le mutazioni scientifiche e tecniche, la globalizzazione
economica e finanziaria, la circolazione istantanea dell'informazione hanno
precipitato l'umanità verso una comunità di destini. Sarebbe a dire verso un
destino comune? Lontano senza dubbio. Ne sono prova l'aggravarsi delle
ineguaglianze e della povertà nel mondo, la segregazione numerica che si vede
instaurarsi tra i possessori delle informazioni e gli altri! Ne sono prova il
rischio di egemonia di alcune potenze sull'elaborazione delle norme e decisioni
che coinvolgono il futuro del pianeta!» (Skopje, 26 maggio 2001).
Il presidente dell’Unione europea Romano Prodi, nel recente incontro con il
presidente del Comitato Scientifico della Fondazione Laboratorio Mediterraneo,
Predrag Matvejevic’, ha riaffermato che «accomunare nazioni diverse per
tradizioni, cultura e storia è la prossima sfida che attende l’Europa»
individuando l’azione della Adm e Mdm come prioritaria. Il Sud è la cerniera
con i Paesi balcanici e soprattutto africani affacciati sul Mediterraneo e nei
prossimi anni è a Sud che si giocherà la partita per realizzare il lungo
braccio di Bruxelles.
In questa sfida, Napoli e la Campania possono assumere un
ruolo decisivo, perché come altre metropoli, come Barcellona o Atene, hanno una
naturale vocazione a trasformarsi in un punto di sutura tra i due mondi. È
tuttavia una opzione che bisogna sapere attuare attraverso proposte e strumenti
adeguati. La città che saprà meglio dimostrare le sue capacità di dialogo,
diventerà il punto di riferimento dell’intero bacino. Nei prossimi anni servono
indicazioni e proposte, e serve far valere la propria unicità».
La architettura istituzionale della Maison de la
Méditerranée, con le Sedi nei vari Paesi euromediterranei e con la sua dote
costituita dalla «summa» di tutte le istituzioni e gli organismi che vi hanno
aderito e con la significativa costruzione dell’opera già svolta, costituisce
lo strumento insostituibile di tale processo.
Così, richiamando la Conferenza di Barcellona del 1995, che
si proponeva di dare vita al dialogo interculturale nell’ area euromediterranea
ponendo l’obbiettivo di giungere per il 2010 ad una area di libero scambio,
intendo riprendere le indicazioni concrete della V Conferenza Euro-Mediterranea
svoltasi a Valencia il 22-23 Aprile 2002: in particolare quella che — per
favorire la visibilità del processo di Barcellona attraverso scambi della
Società civile, culturale e intellettuale — propone la creazione di una
«Fondazione Euro-Mediterranea» costituita come organizzazione-rete, basata sul
principio della co-partecipazione e con titolarità nella conduzione dei lavori
con istituzioni similari già esistenti rivolte specificamente a questi fini,
quali la Maison de la Méditerranée e questo al fine di evitare duplicazioni
superflue e il conseguente spreco di danaro pubblico.
E’ ormai tempo di attivare iniziative concrete e non più perseguire ipotesi di
mera fattibilità; parafrasando un linguaggio sanitario è ora di passare alla
cura evitando inutili e ripetitive proposte di nuove tecniche di diagnosi.
*vice presidente del Consiglio d’Europa.
Membro dell’Accademia del Mediterraneo e Maison de la Méditerranée